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Commento di GOD a “Paolo Barnard e la grande lezione che viene dalla Calabria. Per tutti noi”, articolo del 5 ottobre 2012 by Sergio Di Cori Modigliani

 

 

 

 

Ci aveva fatto molto piacere quando il Blog ufficiale di Beppe Grillo (www.beppegrillo.it) aveva pubblicato un bell’articolo di Sergio Di Cori Modigliani (apparso precedentemente su http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com).
L’articolo in questione è

“Assange e il futuro del mondo”, articolo del 31 agosto 2012 by Sergio Di Cori Modigliani su www.beppegrillo.it(clicca per leggere).

Avevamo pensato che l’amico Sergio potesse “dicorimodiglianizzare” un po’ Beppe Grillo, e che magari, da questa contaminazione, il Movimento 5 Stelle potesse trarre qualche giovamento.
Avevamo pensato, ad esempio, che se Di Cori Modigliani fosse stato mandato in Parlamento in quota grillina (previa selezione on-line, come pare farà il Movimento grillesco) dopo le prossime elezioni della primavera 2012, questo sarebbe stato un bel colpo, al fine di indirizzare verso limpidi ideali liberal-socialisti, libertari, democratici e progressisti lo stesso Grillo e il suo Movimento, talora così smaccatamente anti-israeliani, filo-iraniani, anti-statunitensi, anti-occidentali e anti-diverse altre cose che invece Noi riteniamo apprezzabili.
Invece, a quanto pare, ci siamo sbagliati.
Non tanto sulla possibilità che l’amico Sergio vada ad ingrossare – in Parlamento o altrove – le fila del Movimento 5 Stelle (che ci sembra un’ipotesi sempre più probabile), quanto sul fatto che egli avrebbe potuto lodevolmente “dicorimodiglianizzare” Grillo e le masse di grillini adoranti, ma spesso privi di solidi strumentiintellettuali per interpretare la contemporaneità.
Al contrario, leggendo il suo intervento (e, peggio ancora, alcune sue risposte ai commenti relativi) dell’altro giorno

“Paolo Barnard e la grande lezione che viene dalla Calabria. Per tutti noi”, articolo del 5 ottobre 2012 by Sergio Di Cori Modigliani (clicca per leggere),

abbiamo tratto la sgradevole sensazione che sia stato Di Cori Modigliani a “grillizzarsi” alquanto.
Per un verso, questo forse renderà più facile e in discesa l’assimilazione nel grande bacino del grillismo e dintorni, cosa che sarebbe stata forse molto più complessa, se l’amico Sergio avesse tenuto ferme posizioni di rigorosa cifra intellettuale democratica e libertaria, improntate alla tolleranza, al rispetto dei valori inviolabili dello stato di diritto e del “garantismo” culturale, prima ancora che giuridico.
Ma, in fondo, queste sono solo valutazioni di contorno.
Perché all’inopinata involuzione “grilleggiante” di Sergio Di Cori Modigliani, si aggiunge una tara di vecchio conio: un’antica disposizione a parlare diffusamente di cose che non si conoscono bene, siano esse di stringente attualità, oppure appartenenti alla memoria storica.
Intendiamoci: consideravamo e continuiamo a considerare l’amico Sergio una delle menti più brillanti del nostro tempo, uno degli intellettuali impegnati civilmente più interessanti e originali di cui questa martoriata Italietta possa disporre, un artista molto interessante e di talento, un giornalista con la stoffa del purosangue, che non sfigurerebbe alla direzione di qualche grande testata (cartacea, radiofonica o televisiva), oppure nel ruolo di importante editorialista, o ancora come inviato speciale nei più importanti teatri politici e sociali dell’ecumene planetaria globalizzata.
Ecco perché ci dispiace, nutrendo una così solida e sincera stima per molti aspetti della sua cifra di uomo e intellettuale, registrare poi delle madornali defaillances all’interno delle sue “narrazioni”.
L’avevamo già notato e sottolineato, diverso tempo fa, in

Breve Commento agli ultimi articoli di Sergio Di Cori Modigliani, sull'eccellente Blog "Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria"(articolo del 6-7 agosto 2011, clicca per leggere).

In quell’occasione, l’amico Sergio fu molto onesto, e ci mandò a dire, tramite il nostro leader Gioele Magaldi (il quale ci girò la mail, che ancora conserviamo), che ci ringraziava per avergli dato modo di emendarsi, avendogli mostrato pubblicamente e lealmente alcune gravi inesattezze e castronerie in termini di interpretazione e illustrazione storica di eventi e circostanze. Inesattezze e castronerie che lui nemmeno si era reso conto di aver scritto.
Inoltre, ci invitava a fare lo stesso anche per il futuro, a non peritarci di sottolineare le sue imprecisioni o quegli aspetti delle sue analisi che fossero risultati fuorvianti o aberranti.
Lo prendiamo in parola.
Scrive Sergio Di Cori Modigliani, in

“Paolo Barnard e la grande lezione che viene dalla Calabria. Per tutti noi”, articolo del 5 ottobre 2012 by Sergio Di Cori Modigliani (clicca per leggere):

“Poiché considero Machiavelli un pensatore scarso e banale, oltre che grande responsabile delle tossine nel dna culturale italiano (non a caso amato dal potere) la mia intera struttura pensante si basa sulla negazione politica del principio “il fine giustifica i mezzi” e sull’applicazione, invece, dell’assunto “per una nuova politica di progresso sociale equo e sostenibile, per una rivolta esistenziale che consenta l’evoluzione della collettività aiutandoci tutti a crescere come soggetti adulti e pensanti, è fondamentale applicare la regola tale per cui il mezzo e il fine devono sempre corrispondere, devono essere sempre in linea con saldi principi etici e morali”.
Oltre a bocciare Machiavelli per la banale sciocchezza delle sue piatte argomentazioni (ben altra cosa quelle del grande Guicciardini) ci aggiungo anche l’abbattimento di alcuni proverbi divenuti, oggi in Italia, molto pericolosi e fuorvianti perché hanno prodotto la genesi del clientelismo mafioso, come ad es.: “il nemico del mio nemico è mio amico”.

 

Ora, a leggere questo passaggio, l’impressione è che l’amico Sergio Di Cori Modigliani non abbia letto affatto le opere di Niccolò Machiavelli (1469-1527), né studiato la sua vita.
L’impressione che si ha è che l’amico Sergio parli soltanto riportando per “sentito dire” quello pseudo-concetto che comunemente anche i più incolti credono di conoscere del grande pensatore fiorentino: “il fine giustifica i mezzi”.
Un frase peraltro mai scritta da Machiavelli nel De Principatibus o Il Principe (1513) e nemmeno pensata, a leggerlo bene, ma tuttavia propalata nei secoli dagli ignoranti e dagli insipienti.
Gli stessi insipienti che si immaginano, poi, che l’opuscoletto Il Principe costituisca la summa e l’opera maggiore di quell’intellettuale raffinato e impegnato civilmente (contro i tiranni) che fu Machiavelli.
Bene fece, il giovanissimo intellettuale liberal-socialista e antifascista Piero Gobetti (1901-1926, morto non ancora 25enne a causa dei postumi delle percosse subite dagli squadristi in camicia nera), in una celebre polemica politico-letteraria con Benito Mussolini e Antonio Gramsci, a rivendicare la grande lezione di passione e impegno civile repubblicano di Machiavelli.
Piero Gobetti era uno che i libri li leggeva, e non parlava a vanvera di ciò che non conosceva.
Dinanzi a Benito Mussolini-  il quale probabilmente aveva letto solo il volumetto del 1513, tra le tante opere di Machiavelli, e su di esso basava le proprie convinzioni- e dinanzi ad Antonio Gramsci, che aveva senz’altro letto di più, ma aveva interesse a ragionare in un certo modo, Gobetti svettava per profondità ermeneutica e filologica, oltre che per onestà intellettuale.
Secondo Mussolini, ovviamente, la più importante lezione che si poteva trarre del pensiero di Machiavelli era quella relativa alla mirabile illustrazione di una figura di capo carismatico, forte e astuto, in grado di realizzare compiutamente una personalistica ascesa al potere. Mussolini, quindi, rivendicava per sé il ruolo di “moderno principe”.
Antonio Gramsci, invece, pensava che il “moderno principe” fosse quell’intellettuale-ideologo collettivo che egli identificava nel Partito Comunista.
Piero Gobetti invitava entrambi, Mussolini e Gramsci, a leggersi un’opera ben più importante dell’illustre toscano: i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, composti tra 1513 e 1521 e pubblicati postumi nel 1531.
In essa, lavoro complesso e ampio (libro I 60 capitoli, libro II 33 capitoli, libro III 49 capitoli, e si tratta di capitoli lunghi, mentre Il principe è composto di soli 26 capitoli brevi), Gobetti rinveniva un grande ethos civile e repubblicano, un possente richiamo alla necessità del pluralismo politico e della dialettica fra “i partiti” – contro ogni degenerazione tirannica o populistico/plebiscitaria- al fine di rendere una nazione forte ed equilibrata; ancora: uno sdegno vibrante per le ipocrisie e le viltà del clericalismo di parte cattolica, elemento sfibrante e distruttivo per qualunque collettività organizzata, e molte altre cose degne di nota.
D’altronde, insieme alle tante altre significative opere storiche, politologiche e drammaturgiche di Machiavelli, la complessità della sua figura (altro che “pensatore scarso e banale”, come, straparlando a vanvera e non senza stoltezza, proclama Di Cori Modigliani) risalta pienamente anche dal fatto che egli fu uno degli uomini più attivi della Repubblica fiorentina, occupando la carica di Segretario della Seconda Cancelleria e trattando le più importanti questioni politiche e diplomatiche della sua piccola patria, almeno fino a quando la libertà repubblicana non fu azzerata dal ritorno dei Medici (1512), che negli anni e decenni successivi trasformarono Firenze e la Toscana in un loro possedimento dinastico (prima ducato poi granducato).
Ma l’amico Sergio deve aver letto poco o male anche sulla vita e le opere di Francesco Guicciardini (1483-1540, senz’altro anche lui “grande”, come riconosce Di Cori Modigliani), altrimenti non avrebbe citato impropriamente Machiavelli come “grande responsabile delle tossine nel dna culturale italiano” (magari tutti gli italiani avessero subito un’autentica influenza culturale del grande fiorentino come Piero Gobetti, invece di pensare se stessi o gli altri come “machiavellici”, soltanto per il fatto di aver introiettato una frase da baci perugina come “il fine giustifica i mezzi”), scordandosi però di ricordare che proprio Guicciardini è responsabile, nel bene e nel male, dell’esaltazione di quella cultura egoistica, campanilistica, personalistica e particolaristica che tanto ha nuociuto ai popoli del Bel Paese.
Per i debiti approfondimenti intorno a questo lascito guicciardiniano nel dna culturale italiano, rimandiamo l’amico Sergio e i commentatori più insipienti e bisognosi di Cultura e di Senso che scrivono sul suo Blog (per fortuna ce ne sono anche di intelligenti e sagaci) alla lettura della ponderosa opera in venti libri, Storia d’Italia, che Guicciardini scrisse tra 1537 e 1540.
Che dire di queste incredibili sortite sgangherate e inappropriate intorno alla cifra di personaggi del calibro di Machiavelli e Guicciardini?
Come minimo, che esse sono guidate da grande e devastante superficialità.
La stessa superficialità con la quale (e quella volta sorvolammo elegantemente sulla cosa) Sergio Di Cori Modigliani parlò in un suo post (e forse pure in più di uno) di qualche mese fa di Illuminismo, sostenendo che i due modelli alternativi di grandi illuministi a confronto, durante le loro vite, erano stati John Locke e Voltaire.
Peccato che John Locke nasceva nel 1632 e moriva nel 1704, mentre François-Marie Arouet, denominato Voltaire, nasceva nel 1694 (morendo del 1778), e dunque aveva dieci anni quando il grande empirista e pre-illuminista Locke passava a miglior vita.
La stessa superficialità che ci è stata riferita a proposito del fatto che Di Cori Modigliani, citando durante un congresso a Frosinone il filosofo David Hume, lo aveva definito pressappoco come un iniziatore del primo Illuminismo, obbligando un altro relatore in sala, l’economista Alberto Bagnai, a puntualizzare che semmai si trattava di un illuminista molto tardo, essendo vissuto tra 1711 e 1776. Tanto per intenderci, un Montesquieu (vissuto tra 1689 e 1755) può essere definito un pensatore del primo illuminismo (mentre Locke appartiene ad una stagione intellettuale precedente e Hume ad una successiva: e non è un problema di date, ma di temperie culturale differente).
Ma, insomma, come si giustificano questi sfondoni culturali in un personaggio, come Di Cori Modigliani, che si riempie da mane a sera la bocca di concetti come Cultura e Senso (spesso evocati in lettere maiuscole)?
Che Senso ha parlare di Cultura con tanta ridondanza, se nel luglio 2011 l’amico Sergio (vedi Breve Commento agli ultimi articoli di Sergio Di Cori Modigliani, sull'eccellente Blog "Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria"(articolo del 6-7 agosto 2011, clicca per leggere) collocava il Rinascimento un secolo dopo il suo periodo effettivo di inizio e straparlava di questioni politiche, economiche e storiche concernenti la Spagna tra Cinque e Seicento con una imprecisione degna di uno studente un po’ somaro?
Anche qui, intendiamoci.
Abbiamo letto e siamo sicuri che continueremo a leggere eccellenti interventi di indiscusso valore intellettuale sull’affascinante (siamo stati tra i primi a diffonderlo e a rilanciarlo) Blog http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.com.
Questo perché, quando l’amico Sergio scrive di cose che conosce direttamente (e ne conosce tante di cose, dal cinema all’arte, alla letteratura, a determinate questioni sociali e politiche), allora pochi possono vantare una penna così brillante e un intelletto così luminoso nel descrivere, illustrare, quasi dipingere a tinte mirabili, gli oggetti delle sue formidabili e talora torrenziali scorribande narrative.
Il problema nasce quando uno vuole parlare con toni saccenti, presuntuosi e supponenti di cose che non conosce bene o sulle quali non ha riflettuto a sufficienza.
Ed è esattamente questo che è successo, evidentemente, quando è stato scritto

“Paolo Barnard e la grande lezione che viene dalla Calabria. Per tutti noi”, articolo del 5 ottobre 2012 by Sergio Di Cori Modigliani (clicca per leggere).

Per la parte “cose che non si conoscono bene”, rimandiamo l’amico Sergio ed alcuni dei suoi commentatori, quelli che gareggiano per stoltezza, pregiudizio, presunzione e miseria umana e civica (c’è anche un po’ da vergognarsi, a scoprire di suscitare l’apprezzamento di simili asini e bovini, caro Sergio, e a contemplarne la litania di commenti decerebrati sul proprio Blog), alla lettura di

L’ineffabile Paolo Barnard, individuo rivelatosi bugiardo, ingrato, meschino, ipocrita, diffamatore e tirannico ( e oggettivamente divenuto il principale nemico di una adeguata e credibile diffusione della MMT) (articolo del 3-8 ottobre 2012, clicca per leggere)

e di

Carteggio integrale fra Paolo Barnard e Francesco Maria Toscano sulla MMT Calabria, dal 29 marzo al 23 giugno 2012 (clicca per leggere).

Invece, per la parte “cose sulle quali non si è riflettuto a sufficienza”, caro Sergio, ti invitiamo a riscontrare la patente contraddizione (al limite della schizofrenia) tra il commento che avevi vergato a margine di

“Paolo Barnard non faccia l’ipocrita e sacrifichi il suo narcisismo alla buona causa della MMT”, articolo del 16 settembre 2012 by Francesco Maria Toscano per il Moralista (clicca per leggere);

cioè un commento di entusiasta adesione ideale e civica:

sergio di cori modigliani scrive:


17 settembre 2012 alle 09:30
complimenti vivissimi, con tutto il mio cuore civile; vedo che qualcuno ha finalmente raccolto il mio acuto grido di sconcertante allarme, bravo Toscano.


e le parole insieme stolte e infami che hai saputo usare sia nello scritto principale di cui stiamo discutendo, sia nei successivi commenti (specie quelli rivolti a Francesco Maria Toscano, il quale ti chiedeva anche troppo garbatamente conto della tua incoerenza e insensatezza).

Con quale faccia di bronzo, un individuo può il 17 settembre 2012 dichiarare quello che tu hai scritto, esprimendo complimenti vivissimi al giovane Francesco Toscano e, poi, pochi giorni dopo, asserire addirittura che con chi organizza cose come la MMT Calabria non andresti nemmeno a prendere un caffè?
Con quale impudenza, scrivi di Ennio Flaiano e della salvaguardia dello stato di diritto, e poi ti metti a vaneggiare, con riferimento agli eventi MMT Calabria, di


“una kermesse gestita, sponsorizzata e sovvenzionata dalla classe politica meridionale compromessa con la mafia locale, con i più importanti esponenti già inquisiti nonché tuttora indagati dalla magistratura”


In realtà, il Sergio Di Cori Modigliani che straparla di sponsorizzazioni da parte di una classe politica meridionale compromessa con la mafia locale, non sa quel che dice, al pari di quando delirava, collocando l’avvio del Rinascimento un secolo dopo la sua effettiva apparizione, confondendo Fillippo II con suo padre Carlo V, anticipando di 150 anni il declino economico della Spagna, immaginando che Locke fosse contemporaneo di Voltaire e Hume un proto-illuminista, oppure definendo Machiavelli un pensatore scarso e banale.
E non sa quel che dice, perché infatti, se gli venisse chiesto quali siano le imputazioni a carico del Presidente della Regione Calabria Scopelliti, Di Cori Modigliani si troverebbe a balbettare, avendo basato tutti i suoi sproloqui soltanto sul “sentito dire” o su qualche sciatto e impreciso pseudo-approfondimento via web.
Fai una cosa, caro Sergio. A meno che tu non abbia pregiudizi di natura razziale (verso i politici calabresi in quanto calabresi) e desiderio di sospendere lo stato di diritto a proposito di Scopelliti ed altri, se vuoi capire meglio di quale natura siano le indagini ( per presunti reati amministrativi, e non per mafia, almeno ad oggi) a carico di coloro che reputi dei paria intoccabili, vatti a documentare seriamente.
E fa’ la stessa cosa con Machiavelli, Guicciardini, Locke, Voltaire, la storia della Spagna e dell’Europa, tutte materie su cui hai parlato a vanvera e senza Senso né Cultura, per usare concetti a te molto cari.
Se poi, a parte le questioni riguardanti Barnard e Scopelliti, vuoi capire meglio da quale tipo di iniziativa popolare e civile nasca il “Progetto MMT Calabria/Europa”, leggiti attentamente

L’ineffabile Paolo Barnard, individuo rivelatosi bugiardo, ingrato, meschino, ipocrita, diffamatore e tirannico ( e oggettivamente divenuto il principale nemico di una adeguata e credibile diffusione della MMT) (articolo del 3-8 ottobre 2012, clicca per leggere),

e a seguire la Presentazione del suddetto Progetto, sul sito da poche ore on-line, www.mmtcalabria.it.

Quello che poi grida vendetta più di ogni altra cosa, caro Sergio (e non rispondere ipocritamente a Francesco Maria Toscano che non sei interessato alle diatribe incentrate su Barnard, se stiamo parlando proprio di questo immondo articolo che hai scritto su tali diatribe: che fai, dichiari disinteresse per i sorci, proprio mentre vieni pizzicato con un sorcio in bocca?), è che tu ti sia complimentato con Paolo Barnard a proposito delle sue menzogne e ipocrisie, scrivendo che trovavi nobile e coraggiosa la sua presa di posizione.
Sulla base di quale dato conoscitivo hai scritto queste scempiaggini?
Se non vuoi occuparti di Barnard e dintorni, non ne scrivere.
Ma se scrivi un immondo articolo dal titolo

“Paolo Barnard e la grande lezione che viene dalla Calabria. Per tutti noi”, articolo del 5 ottobre 2012 by Sergio Di Cori Modigliani (clicca per leggere),

allora, come minimo, ci si aspetta che tu ti sia documentato su quello che vai a scrivere.
Non lo hai fatto prima?
Bene, per la prossima volta, non avrai alibi, ed è per questo che abbiamo invitato te e le persone superficiali come te a leggersi

L’ineffabile Paolo Barnard, individuo rivelatosi bugiardo, ingrato, meschino, ipocrita, diffamatore e tirannico ( e oggettivamente divenuto il principale nemico di una adeguata e credibile diffusione della MMT) (articolo del 3-8 ottobre 2012, clicca per leggere)

Carteggio integrale fra Paolo Barnard e Francesco Maria Toscano sulla MMT Calabria, dal 29 marzo al 23 giugno 2012 (clicca per leggere).

In realtà, ci si aspetterebbe anche che tu parlassi con più sobrietà e moderazione di persone come gli esperti MMT, dileggiati dalla tua gratuita insolenza.
La verità è che, non capendo quasi nulla di economia (ma anche la Cultura e la Storia, non è che le padroneggi così bene, a quanto pare…), Tu non hai nemmeno capito la reale portata della Modern Money Theory.
Non hai capito che si tratta di uno sviluppo contemporaneo epocale, nella migliore tradizione del neo-keynesismo.
Non hai capito – e questo è ancora più grave per uno che si riempie la bocca della parola SENSO – che è inutile parlare di Guerra Invisibile tra paradigmi alternativi, tra reazionari/conservatori da una parte e progressisti dall’altra; di lotta alle oligarchie finanziarie planetarie, così come ai cultori del Neoliberismo, se non si parte da alcune analisi macroeconomiche della MMT.
Non lo hai capito e ti eserciti con maleducazione ad insultare una persona di valore e talento come Stephanie Kelton, ad esempio.
Per un altro verso, invece, caro Sergio, hai ragione.
La MMT non può diventare una religione, né i suoi estimatori una setta, come piacerebbe tanto a quel cialtrone para-guru di Paolo Barnard.
Occorre mantenersi entro un orizzonte laico e critico.
Non solo.
Hai ragione anche a sottolineare la bontà delle idee e delle proposte di Sergio Cesaratto, che condividiamo senz’altro, tanto più che – a differenza delle fissazioni nazionaliste e sovranitariste di Barnard ed altri – le suggestioni dell’economista italiano si inseriscono in un orizzonte europeista (sano), lo stesso che da sempre perseguiamo anche Noi di GOD.
Ma hai di nuovo torto, quando dici, con perfetta ortodossia grillina, che “le rivoluzioni non si esportano e tantomeno le si importano”.
Ti sbagli di grosso.
Senza le truppe francesi napoleoniche (e prescindendo dalla successiva involuzione autocratica di Bonaparte), animate dal desiderio di esportare le nuove idee rivoluzionarie di Libertà, Fratellanza, Uguaglianza, l’Europa continentale sarebbe ancora alle prese con paradigmi dinastici dominati da aristocrazie del sangue e sovrani per diritto divino. Napoleone e le sue truppe furono infine sconfitti da austriaci, prussiani, russi, inglesi, etc., ma, ovunque, i semi delle nuove idee rivoluzionarie sarebbero germogliati nei decenni a venire, aiutati da una internazionale carbonara e massonica che operava per il fine della autodeterminazione dei popoli, ma lo faceva con metodologia cosmopolita e sovra-nazionale.
Senza gli americani che sbarcarono in Normandia, in Sicilia e altrove per ri-esportare democrazia e rivoluzione contro i regimi nazi-fascisti che opprimevano l’Europa, col cavolo che staremmo a dibattere liberamente sul web, confrontando in modo pluralistico le nostre opinioni e rammaricandoci per la perdita di Senso di quella democrazia liberale alla quale siamo abituati da decenni.
Probabilmente, le forze occidentali di occupazione in Afghanistan hanno sbagliato molte cose, ma, senza il loro intervento militare, dovremmo ancora assistere impotenti ai rastrellamenti e alle esecuzioni sommarie, da parte dei talebani, di donne e uomini “peccatori”, con i loro cadaveri riversi e disfatti sul terreno, al pari delle grandi statue di Buddha che vennero bombardate dagli scherani del Mullah Mohammed Omar.
E così via, perché, anzi, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sottoscritta all’ONU il 10 dicembre 1948, dovrebbe essere imposta con la forza -nei suoi principi inviolabili relativi ai diritti politici, civili, economici di ogni singolo essere umano- a tutti i tiranni, gli oligarchi e gli sfruttatori che vengono invece lasciati liberi di stuprare i loro popoli, con la falsa ragione che le rivoluzioni non si esportano, e nemmeno la democrazia e la libertà.
Noi siamo di tutt’altro avviso.
Ma comunque, al netto delle tue ragioni e dei tuoi torti, caro amico Sergio Di Cori Modigliani, ci auguriamo che tu rinsavisca presto dalle castronerie (di ogni genere) che hai imprudentemente espresso nel tuo ultimo articolo.
E ti auguriamo di recuperare quello stile umano e intellettuale che ci ha indotto a stimarti in modo profondo.
Perché siamo rimasti inorriditi, ad esempio da questo passaggio di una tua risposta ad un commento:

“Sarà tattico, ma a me personalmente l'idea che Tremonti adesso sia diventato il padre dell'economia neo-keynesiana e che Roberto Maroni vada in giro a dire che la MMT è una meraviglia e che Barnard abbia scelto come propria palestra la trasmissione di Paragone che ha allietato gli italiani per anni sostenendo il governo fascista di centro-destra capeggiato da Berlusconi, lo dico con il cuore in mano, a me, tutto ciò mi fa letteralmente vomitare, così come mi fanno vomitare i discorsi tra Barnard, Toscano, i loro vari amici…”

Inorriditi ancora una volta per la tua assoluta superficialità e tendenza a prendere beatamente fischi per fiaschi, parlando di cose che nemmeno hai appurato con cura: sappi che Roberto Maroni non va affatto in giro a dire che la MMT è una meraviglia. Al contrario, in occasione della trasmissione RAI di Paragone cui accennavi, Maroni si è dichiarato più vicino alle tesi del neoliberista Oscar Giannino che a quelle di Barnard.
D’accordo sull’incoerenza e strumentalità di certe giravolte politiche, ma sempre più inorriditi nel sentir dire da te – che hai scritto un intero articolo immondo per commentare in modo insipiente proprio tale questione – che ti fanno vomitare i discorsi tra Barnard, Toscano, i loro vari amici…
A Noi, invece, caro Sergio, fa vomitare la tua disinvoltura nel parlare a vanvera, sparando sesquipedali cazzate, quando ti occupi di questioni solo orecchiate e nemmeno minimamente approfondite con un po’ di deontologia giornalistica, se non con acribia da autentico intellettuale.

Per inciso, il nostro leader Gioele Magaldi è rimasto alquanto turbato e sconvolto dopo aver letto il tuo ultimo pezzo e le inqualificabili risposte offerte ai commenti di Francesco Maria Toscano.
Ma lui ha preferito tacere e tenersi il suo dispiacere, senza alimentare in prima persona polemiche dolorose.
Avrebbe persino preferito che tacessimo anche Noi, pur capendo il nostro sconcerto e la nostra indignazione.
Noi abbiamo scelto differentemente, perché riteniamo doveroso che una situazione come questa venga trattata pubblicamente, dando modo a tutti di riflettere con grande attenzione sul fatto che le parole possono diventare macigni, se non si ha l’accortezza di dosarle con saggezza, lungimiranza e consapevolezza.
Amen.

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO (www.grandeoriente-democratico.com)

[ Articolo del 3-8 ottobre 2012 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per comunicazioni, scrivete a: info@grandeoriente-democratico.com