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Ben Alì, Mubarak, Gheddafi, l’insostenibile leggerezza del Fratello Berlusconi, l’appello di Grande Oriente Democratico affinché Nato, Usa, Europa e Onu intervengano subito in difesa dei diritti umani…e le solite ciance sui “Simboli della Massoneria Tradizionale”

 

 

 

 

Parliamo un po’ di politica internazionale.
Ne parliamo collettivamente, come Massoni di Grande Oriente Democratico, nel silenzio indegno e consueto dei vertici che mal-governano il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani.
Un silenzio vile, stolto, privo di giustificazioni.
La Massoneria può e deve occuparsi di vita della POLIS GLOBALE (o di quella DOMESTICA), visto che sostiene di lavorare per “il Bene e il Progresso dell’Umanità”.
Su ciò rimandiamo anche alle efficaci parole del Fratello Gioele Magaldi, espresse nell’ Editoriale del 23 settembre 2010 "Massoneria, Politica e il Grande Oriente Democratico".
Peraltro, ci ispirano commiserazione quei Fratelli del G.O.I. che, persino più “reazionari di Raffi”, hanno scambiato le Comunioni libero-muratorie per Sette religiose di pseudo-illuminati, tutti tesi al proprio egoico narcisismo pseudo-spirituale e pseudo-filosofico, mentre pochi metri più in là i propri simili- parte de "l’Umanità”- vengono scannati, sterminati o conculcati dei propri diritti fondamentali.
Scannati, sterminati e discriminati nella sovrana e imperturbabile trascendenza di codesti Grandi Iniziati…(peccato che, poi, chi li conosca da vicino e ne conosca le miserie umane, troppo umane, li abbia visti arrabattarsi con scarso distacco spirituale per una poltroncina di potere, per una cattedruccia universitaria, per qualche sciarpetta svolazzante…)
Questi “santoni” da strapazzo si riempiono la bocca con parole che, pronunciate da loro, suonano false, vacue e retoriche: “Tradizione”, “Massoneria Tradizionale”, “Ordine Sacro e Metafisico”, rivendicando di conoscere e poter spiegare quale sia la Via Ortodossa alla Libera Muratoria.
Naturalmente, le loro tesi sono innanzitutto inconsistenti sul piano filologico e storico: la Libera Muratoria è nata e si è sviluppata sempre occupandosi tanto del progresso spirituale e “trascendente” dei propri adepti, quanto del progresso culturale, filosofico, politico e spirituale delle società umane, per le quali ha dapprima costruito mirabili “ricettacoli di sapienza scolpiti nella Pietra” (le Cattedrali), poi irrinunciabili condizioni di convivenza civile quali lo stato di diritto, la laicità delle Istituzioni, la democrazia e la libertà dei moderni, contrassegnate da quei diritti fondamentali e universali dell’umanità di cui invano si troverebbe traccia nelle epoche pre-moderne magnificate da codesti cialtroni auto-designatisi “Custodi della Tradizione”.
A chi alludiamo?
A diversi pseudo-fratelli italiani ed esteri più o meno epigoni del Massone reazionario Joseph de Maistre (1753-1821) che, fra le tante loro epifanie, possono senz’altro annoverare il seguente sproloquio di concetti altisonanti quanto inconsistenti, relativo a un libro di recente pubblicazione. Le parole di presentazione di questo libro e alcuni contenuti dello stesso volume costituiscono un icastico esempio di velleitarismo storico-filologico, dilettantismo antropologico e filosofico, mediocre consapevolezza umana ed iniziatica:

 

Simboli della Massoneria Tradizionale


Simboli della Massoneria TradizionaleAutore/i: Bizzarri Mariano
Editore: Atanòr
prefazione di Natale Mario di Luca pp. 216, Roma Prezzo: € 15,00
È difficile poter definire in poche parole cosa sia la Massoneria. Una definizione non esaustiva deve evidenziare il suo essere una istituzione iniziatica, depositaria di una Tradizione ininterrottamente trasmessa. Per mezzo dei suoi simboli e dei suoi rituali, la Libera Muratoria consente a coloro che sono provvisti delle necessarie qualificazioni di intraprendere il lungo e tortuoso percorso di avvicinamento al divino attraverso una vera e propria trasformazione alchemica. La Massoneria è religiosa per questo: perché pone come valore assoluto quello del sacro e della trascendenza. Il suo anelito è di ordine metafisico perché propone ai propri aderenti di andare oltre alla realtà della materia e realizzare la pienezza della vita spirituale.
È invece più semplice ricordate cosa non sia la Massoneria. La Massoneria non è un’associazione del libero pensiero laico; non è una associazione di pseudo-atei benpensanti e politicamente impegnati per il “progresso” di qualche cosa (fuorché del proprio!); non è una associazione che abbia fini politici e tantomeno che si occupi di affari terreni. Non è una conventicola di irriducibili epigoni del Risorgimento e di anticlericali di mestiere; non è una società di mutuo soccorso, una conventicola di filantropi incapaci e tantomeno una succursale dei gabinetti di psicanalisi, destinata a servire come camera di compensazione per le frustrazioni di profani incapaci comunque di riannodare i fili della propria esistenza. Del pari la Massoneria non c’entra nulla con l’Occultismo, lo Spiritismo, la Magia Nera ed altre degenerazioni – più o meno pericolose – che caratterizzano lo pseudo-spiritualismo moderno.
Per questo la Massoneria non ha alcuna pretesa di cambiare il Mondo (o l’Umanità): si limita molto più umilmente ad indicare una via agli uomini di buona volontà per avvicinarsi al Regno dei Cieli. Certo, lo spettacolo offerto dalle obbedienze “ufficiali” si discosta, e di molto, dal profilo tracciato. Nondimeno, per coloro che hanno “occhi per vedere ed orecchie per intendere”, c’è sempre la possibilità di recuperare tesori di sapienza nascosti che consentano di affrontare il viaggio. Questo libro si limita a fornire delle tracce e degli spunti.
Mariano Bizzarri, docente all’Università di Roma La Sapienza, è studioso di religioni e simbolismo. Condirettore della rivista di studi esoterici Arkete, è autore di numerosi saggi e volumi a carattere tradizionale (Apocalisse; Sulle tracce del Graal; Tradizione e Misteri di Roma. Luoghi del Sacro e continuità Spirituale nell’Urbe; La Via lniziatica; Rennes-le-Chateau).

 

Tanto si doveva, rispetto all’incorreggibile insipienza di chi ha contribuito pesantemente alla attuale decadenza del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, propugnando di volta in volta (opportunisticamente) tesi sull’ortodossia latomistica come quelle appena riportate, oppure, in vista di propri personalissimi vantaggi o “progressi politici” interni al G.O.I., tesi diametralmente opposte.
Qualcuno, ora strizzando l’occhio alla “Modernità”, ora alla “Tradizione”, soprattutto avendo cura di favorire i propri miserabili interessi personalistici.
Qualcun altro, imbevuto di suggestioni fascistoidi di matrice evoliana e guénoniana, sempre cianciando di metafisiche realizzazioni sprezzanti di ogni “opera mondana”ma, nel contempo, mostrandosi poco credibile sia come “realizzatore spirituale”, sia come velleitario autore di libercoli di modesta caratura intellettuale.

Ora veniamo a cose più serie.
Il vicino Maghreb è infiammato da autentici sollevamenti popolari, chiaramente anelanti alla modernità, alla democrazia, alla libertà, secondo quel modello culturale e politico che, anche in Occidente, è stato il parto doloroso di guerre e rivoluzioni fratricide tra chi difendeva le “società tradizionali” d’Ancien Régime (con le loro feroci disuguaglianze e discriminazioni) e chi combatteva per lo Stato di diritto e l’uguaglianza civile e politica di tutti gli esseri umani (da considerare cittadini e non più sudditi), a prescindere dalla razza, dal censo, dalla classe di appartenenza, dalla religione professata e, infine, anche a prescindere dal sesso (purtroppo il voto politico alle donne è stato concesso la prima volta al mondo solo nel 1900 in Australia e Nuova Zelanda; in Italia solo nel 1946).
Con la diffusione del Fascismo e di “socialismi” nazionalistici e autoritari in epoca contemporanea, in aree arretrate come quelle del Nord-Africa o del Medio-Oriente, là dove non ha prevalso l’integralismo islamico, si sono affermati regimi autoritari e dittatoriali come quelli di Saddam Hussein in Irak, Zine El-Abidine Ben Ali in Tunisia, Hosni Mubarak in Egitto, Muammar Gheddafi in Libia, etc.
In realtà, sia che si tratti di regimi dispotici più o meno “laici e militari” (soprattutto Africa), sia che si tratti di monarchie ereditarie autocratiche, assolute e iper-conservatrici (vedi su tutte l’ Arabia Saudita), sia che si tratti di “teocrazie” (l’Iran degli Ayatollah) o di regimi ancora rigidamente comunisti (Corea del Nord), semi-comunisti (Cina) o pseudo-democratici (Russia), i diritti universali dell’essere umano sono tuttora conculcati in gran parte dell’Orbe terracqueo.
Concediamo pure che, in certi casi (o forse in tutti), è assai più saggio attendere che la Rivoluzione avvenga dall’interno dei singoli Paesi, per autonoma sollevazione popolare di fronte all’insopportabile peso della tirannia (mista a corruzione e spudorata disuguaglianza economica tra la classe dirigente e il resto della “cittadinanza”) dei vari regimi.
Ma una volta che le sollevazioni popolari si realizzano (come accadde circa due anni fa in Iran) e come è accaduto in Tunisia ed Egitto e sta accadendo in Libia, vogliamo intervenire con decisione, politica, diplomatica e militare, oppure vogliamo limitarci a interrogarci malinconicamente se non vi sia il rischio che prevalga infine l’integralismo islamico?
Già, per i nostri gusti (di Massoni di Grande Oriente Democratico), il fatto che le grandi potenze democratiche non siano intervenute a fianco dei rivoltosi iraniani nel 2009 è stato un errore geopolitico, un’infamia umanitaria, un’insopportabile dimostrazione di codardia, di  assenza di valori etici e di scarsa lungimiranza strategica.
Cosa bisognerà attendere per intervenire militarmente a fianco del popolo iraniano quotidianamente vessato, torturato e violentato da quel cialtrone criminale di Ahmadinejad e da quei sepolcri imbiancati (e non meno criminali) degli Ayatollah?
Ma venendo alle questioni più scottanti di queste ore, cosa bisognerà attendere per porre fine al massacro di donne e uomini libici inermi da parte di quel Macellaio psicopatico di Muammar Gheddafi?
Com’è noto, Noi di Grande Oriente Democratico, pur combattendo democraticamente il Fratello Berlusconi ed auspicandone una prossima sconfitta politica (congiuntamente ad un ridimensionamento del suo strapotere mediatico semi-monopolista), Ci siamo dissociati dal clima di moralistica “caccia alle streghe” che pretendeva di ottenere le dimissioni del Gran Sultano di Arcore in virtù della sua licenziosità sessuale (vedi In attesa di "Piazzale Loreto" (Parte I) e Editoriale del 24 gennaio 2011: La doppia morale del Massone Silvio Berlusconi e del Cardinale Tarcisio Bertone ).
Bene, se proprio di dimissioni si volesse ri-parlare (ma Noi non ne vogliamo parlare, perché nel Paese non si è ancora costituita un’Opposizione degna di questo nome), bisognerebbe invocarle di fronte alla condotta profondamente immorale e cialtronesca del Grande Fratello brianzolo dinanzi al dramma politico in atto in Libia.
Questo Cialtrone che si fa chiamare Premier e Leader del Popolo delle Libertà (ma quali libertà?), di fronte alla crisi libica, dapprima non ha saputo dire niente di meglio che “non ho chiamato Gheddafi, perché non lo voglio disturbare in questo momento difficile…(Sic!)”e poi, con altrettanto kunderiana “insostenibile leggerezza” di quando faceva il baciamano al Macellaio di Tripoli (e ne ricavava maxi-tangenti estero su estero in proprio favore, secondo le tesi di maligni che ci rifiutiamo di credere) ha tergiversato non si sa bene cosa, nella sostanza rimanendo cieco e muto al cospetto del genocidio perpetrato da Gheddafi sul suo popolo, a pochi chilometri dalle coste italiane.
Complimenti al Fratello Berlusconi e al suo Fido Apprendista, lo pseudo-ministro Franco Frattini, la cui linea diplomatica “mediterranea” inconsistente e ipocrita meriterebbe qualche pernacchia, congiuntamente ad analoga necessità di dimissioni di quella che spetterebbe al Presidente del Consiglio in carica.
Ma queste sono le miserie cui siamo abituati, ed insistervi sopra non salverà la vita di nessun ragazzo o ragazza libica.
Piuttosto, in quanto Massoni del “Grande Oriente Democratico”, facciamo un appello ufficiale a tutti quei Fratelli Massoni (e uomini profani di adeguato spessore etico, dotati di lungimiranza geopolitica) che hanno posizioni di responsabilità e di comando nella Nato, nelle Istituzioni europee e all’ONU, affinché vogliano immediatamente predisporre e attuare un intervento militare a tutela e a salvaguardia di tutti quegli inermi cittadini libici che sono oggetto della barbara repressione di Gheddafi e a sostegno di un’evoluzione costituzionale democratica sia della Nazione libica che di quella egiziana.
Deponendo il sanguinario Dittatore di Tripoli (il cui eloquio delirante e sguaiato ricorda da vicino i cimenti oratori di Hitler, fatte le debite proporzioni) e impedendo che nell’area del Maghreb le aspettative dei giovani anelanti alla Libertà e alla Democrazia vengano soffocate da qualche colpo di mano dei soliti integralisti islamici.
Analogo appello facciamo a tutte le energie migliori della Massoneria USA, affinché Essa solleciti sempre di più e sempre meglio- nella prospettiva appena illustrata- l’amministrazione governativa, superando le eventuali (auto-lesioniste) “sacche di resistenza” all’idea di un rapido intervento armato in favore della pace e della incolumità di tanti esseri umani.

Per quanto riguarda il nostro vile e infame governo italiano attuale, il cui Capo si fregiava fino a pochi giorni fa della sua grande amicizia con il Macellaio di Tripoli Muammar Gheddafi, chiediamo quantomeno che venga immediatamente annullata la validità di quel famigerato Patto italo-libico che costituisce un monumento imperituro alla fellonia, alla spregiudicatezza e alla malafede di certa classe dirigente nostrana.

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per comunicazioni, scrivete a: info@grandeoriente-democratico.com