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Commento di GOD a “Lettera ad alcuni studenti MMT (che spero siano la maggioranza)”, articolo del 18 settembre 2012 by Stefano D’Andrea e a “Paolo Barnard non faccia l’ipocrita e sacrifichi il suo narcisismo alla buona causa della MMT”, articolo del 16 settembre 2012 by Francesco Maria Toscano per il Moralista

 

 

 

 

Per quel che riguarda l’articolo

“Paolo Barnard non faccia l’ipocrita e sacrifichi il suo narcisismo alla buona causa della MMT”, articolo del 16 settembre 2012 by Francesco Maria Toscano per il Moralista (clicca per leggere),

speravamo di aver gettato acqua sul fuoco mediante il nostro

Grande Oriente Democratico, Paolo Barnard, Riccardo Scamarcio e “Democrazia MMT”, Francesco Maria Toscano e la MMT in Calabria, l’eredità del Massone Progressista John Maynard Keynes in Italia (clicca per leggere).

Invece, con spiacevole violenza verbale, Paolo Barnard ha inteso chiarissimamente evocare Francesco Maria Toscano nel suo pezzo

“La Modern Money Theory, Argentina, e il veleno dei detrattori”, articolo del 19 settembre 2012 by Paolo Barnard, su www.paolobarnard.info (clicca per leggere),

 definendolo con poca cortesia:

“massone in seconda”, “faccendiere sedicente amico di massoni e Presidenti di Regione” e, quel che è peggio, diffamandolo gravemente quale

“caso clinico da Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali”.

Orbene, Noi di GOD ci auguriamo che quello di Barnard sia stato soltanto un momento di ira estemporanea e di prosa malriuscita, auspicando nel contempo che Toscano non gli attribuisca un peso soverchio.
Vorremmo cioè, al di là delle asperità del linguaggio e del “gioco maschio dialettico” che talora può intercorrere fra personalità forti e fumine, che si potesse finalmente interiorizzare l’APPELLO ad una marcia unitaria dei neo-keynesiani, formulata nel nostro

Grande Oriente Democratico, Paolo Barnard, Riccardo Scamarcio e “Democrazia MMT”, Francesco Maria Toscano e la MMT in Calabria, l’eredità del Massone Progressista John Maynard Keynes in Italia (clicca per leggere).

Al netto di tutto ciò, ci preme fare qualche precisazione.
Punto primo: il giovane giornalista Francesco Maria Toscano non è un “massone in seconda”.
Semplicemente, non è massone.
E se mai un giorno aspirasse ad esserlo e gli fosse anche concesso l’onore di diventarlo, con le sue ottime doti umane e intellettuali, figurerebbe senz’altro come “massone di prima categoria”.
Punto secondo: Francesco Maria Toscano non è un faccendiere, nemmeno vagamente.
Si tratta piuttosto di una persona aliena da qualsivoglia furbizia del potere, disinteressata come poche altre al profitto personale; incline semmai a prodigarsi generosamente in iniziative e battaglie civili dove rischia di perdere del suo, in luogo che trarne vantaggi personalistici di qualsiasi natura.
Punto terzo: Francesco Maria Toscano non è “sedicente amico di massoni e Presidenti di Regione”.
E’ obiettivamente in rapporti di cordialità e amicizia con diversi esponenti delle istituzioni calabresi, tra cui rientra anche il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti.
E’ senza dubbio un caro amico del nostro leader, il Fratello Massone Gioele Magaldi.
L’aggettivo “sedicente” –ma forse Barnard lo ha usato per prudenza descrittiva e non con malizia – appare in questo caso del tutto fuori luogo.
Infine, Francesco Maria Toscano non ci risulta neanche lontanamente un “caso clinico da Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali”.
Al contrario, abbiamo nozione chiara e distinta – dalla attendibile testimonianza di chi lo conosce direttamente - che Toscano è una persona gentile e altruista, un ottimo marito, un eccellente e amorevole padre di due bambini, un figlio affettuoso nei riguardi dei suoi genitori, un amico leale e generoso, un uomo idealista e di spiccata sensibilità per i problemi sociali, un fine interprete della professione giornalistica, che a breve lo vedrà dirigere editorialmente anche un’importante emittente televisiva calabrese.
E tanto basti, per una questione – la diatriba Barnard/Toscano – che ci piacerebbe vedere archiviata e trasmutata in rinnovata collaborazione e consonanza di intenti.

Veniamo invece a commentare il pezzo

“Lettera ad alcuni studenti MMT (che spero siano la maggioranza)”, articolo del 18 settembre 2012 by Stefano D’Andrea (clicca per leggere).

Dispiace che anche qui una persona per la quale il nostro leader Gioele Magaldi ci ha confessato di nutrire simpatia e stima – il giurista Stefano D’Andrea – per averne apprezzato (pur non condividendone alcuni aspetti) l’intervento al

Convegno a Frosinone su "La natura dell'euro: la pillola rossa o la pillola blu", organizzato da ECO DELLA RETE. Grande Oriente Democratico presenta l'intervento di Gioele Magaldi e TUTTI GLI ALTRI VIDEO (clicca per visionare),

dove erano entrambi relatori, si lasci andare ad alcune osservazioni improvvide.
Infatti, D’Andrea, nel suo pezzo citato, si cimenta in una specie di sovra-interpretazione di

“Paolo Barnard non faccia l’ipocrita e sacrifichi il suo narcisismo alla buona causa della MMT”, articolo del 16 settembre 2012 by Francesco Maria Toscano per il Moralista (clicca per leggere),

chiosando ad un certo punto in questi termini:

“Aggiungo che suggerire di applicare la MMT a livello di unione europea, come fanno alcuni degli economisti da voi chiamati, non è una questione tecnica ma una questione squisitamente politica. Mi domando, allora, per quale ragione e con quale impudenza gli economisti che avete invitato possano venire in Italia a "suggerire" di applicarla a livello europeo. Mi vengono in mente tre ipotesi: 1) sono totalmente ingenui e non meritano tanto rispetto e impegno; 2) sono politicamente orientati ma allora dovrebbero più spesso rammentare il loro orientamento; 3) sono foraggiati da qualcuno. Vi viene in mente una quarta ipotesi?”

La questione non ci sembra stia affatto nei termini in cui la presenta D’Andrea.
L’unico economista, fra quelli invitati in Calabria, che abbia proposto, nel corso del Summit MMT di Rimini (febbraio 2012) e in altre occasioni, di applicare la Modern Money Theory ad una futuribile Unione Europea a moneta sovrana, è stato Marshall Auerback (e la cosa ce lo rende ancor più degno di stima).
Gli altri esperti si sono sempre limitati – come è giusto e normale – a illustrare con rigore scientifico una avanguardistica teoria economica neokeynesiana, lasciando poi ai cittadini di orientarsi con essa a secondo delle proprie opzioni e preferenze politiche, ideologiche e culturali.
Così, è legittimo che Paolo Barnard voglia fare della MMT il “cavallo di Troia” per il ritorno dell’Italia alla lira e ad una sovranità monetaria nazionale; è altrettanto legittimo che Stefano D’Andrea intoni i suoi peana per una dura battaglia in favore di un progetto socialista e nazionalista (cioè nazional-socialista?) per un Bel Paese de-europeizzato; ma non è meno plausibile/legittimo che possano sussistere soggetti intenzionati a costruire Stati Uniti d’Europa a moneta sovrana, con la volontà di applicare la MMT in un contesto di New Deal neo-rooseveltiano e disposti ad arroccarsi in un ritorno nazionale alla lira valuta sovrana soltanto ove fosse esperita l’impossibilità di portare avanti una unione politica democratica del Vecchio Continente.
Noi di Grande Oriente Democratico, come sanno anche i sassi, optiamo per questa Via europeista in senso autentico, che è l’antitesi dell’anti-europeismo de facto di Masnadieri come Mario Draghi, Mario Monti, Herman Van Rompuy, Angela Merkel, Wolfgang Schaeuble, etc., i quali, con le loro politiche ciniche e predatrici del benessere dei popoli europei, hanno attizzato un potente e diffuso anti-europeismo di ritorno. I quali Masnadieri, si badi bene, non vogliono un’Europa autenticamente unita, ma soltanto un meccanismo perverso e micidiale (tanto economico-finanziario che politico) di sottrazione di sovranità al “demos”, per conferire “kratos” alle elites oligarchiche di cui sono rappresentanti e procacciatori di affari.
Si giunge pertanto al paradosso che nel medesimo campo dell’anti-europeismo (di fatto o di diritto) militano tanto intellettuali come Barnard e D’Andrea, quanto gli stessi piccoli architetti di una UE e di una BCE attuali che rappresentano rispettivamente l’aborto di una confederazione europea e l’aborto di una banca centrale degna di questo nome.
Del resto, anche sulle mosse truffaldine recenti (tanto celebrate dagli stolti) del Massone infingardo Mario Draghi, funesto Presidente BCE, ci siamo soffermati con dovizia di particolari in

La Raffinata "Truffa" del Venerabilissimo Maestro Mario Draghi & dei suoi Sodali (clicca per leggere).
E tornando alle posizioni espresse da Stefano D’Andrea nel suo citato pezzo

“Lettera ad alcuni studenti MMT (che spero siano la maggioranza)”, articolo del 18 settembre 2012 by Stefano D’Andrea (clicca per leggere),

dobbiamo osservare che abbiamo poco apprezzato la chiusa finale del suo contributo:

“Perché spendere denaro ed energie per agevolare il nemico? Volete prendere nettamente esplicitamente e chiaramente una posizione sovranitarista, accettando di dividervi? O i sovranitaristi che studiano la MMT vogliono continuare a lavorare e ad impegnarsi anche per il nemico? Vi anticipo che, a mio avviso, se non farete la scelta giusta – che è quella di salvare l’Italia, come recita lo slogan dei vostri convegni, ma salvarla riconquistando la sovranità – tra breve termine, al momento delle elezioni politiche, sarete irrimediabilmente delusi e a quel punto dovrete imputare soltanto alla vostra ingenuità l’enorme spreco di energie donato al nemico.”

In essa, infatti, compare la sinistra (e pregna di rimembranze tragiche nella storia del Novecento) dialettica amico/nemico, vecchio cavallo di battaglia del nazional-socialista Carl Schmitt, la quale vorrebbe semplificare ogni dibattito sul futuro dell’Europa in questi termini: “amici” sarebbero i social-nazionalisti (o nazional-socialisti?) favorevoli al ritorno alla lira (così come alle altre valute nazionali), mentre tutti gli europeisti, anche quelli che vorrebbero un’Europa democratica e parlamentare, a moneta sovrana e in grado di applicare politiche economiche MMT, costituirebbero “il nemico”. Un “nemico” evidentemente da mettere al muro e mitragliare (metaforicamente o meno) senza distinzioni insieme agli europeisti fasulli, neoliberisti ed elitari, per di più favorevoli ad una falsa Unità europea come quella costituita dalla UE e dal trattati relativi.
Francamente, rifiutiamo simili grossolane mistificazioni classificatorie e ancor più la portata brutale di una interpretazione della lotta politico-ideologica in termini di “amico/nemico”.
Parimenti, per quel che attiene all’imminente evento calabrese organizzato con il patrocinio della Regione Calabria, della Provincia di Reggio Calabria e di alcune Università Calabresi, e cioè:

“La crisi politico-economica occidentale del XXI secolo, la MMT (Modern Money Theory) e le controverse dinamiche del Potere globale”,

siamo certi che, nel corso di esso, da parte degli economisti esperti MMT ci sarà una serena esposizione dei presupposti scientifici della MMT in relazione anche ai temi macropolitici e politologici del Convegno (“le controverse dinamiche del Potere globale” e “la crisi politico-economica occidentale del XXI secolo”), mentre altri intellettuali presenti come relatori –come anche i giornalisti e i cittadini presenti alle tavole rotonde e alle conferenze stampa- potranno integrare il ragionamento meramente economicistico con suggestioni di natura filosofica, antropologica e di sociologia del potere.
Peraltro, vogliamo offrire un pensiero e una riflessione anche a quei commentatori del pezzo

“Paolo Barnard non faccia l’ipocrita e sacrifichi il suo narcisismo alla buona causa della MMT”, articolo del 16 settembre 2012 by Francesco Maria Toscano per il Moralista (clicca per leggere),

i quali hanno inteso bollare la posizione di GOD (e DRP) su Stati Uniti d’Europa (futuribili) ed MMT come utopistica, velleitaria e/o venata da torbidi e imprecisati interessi.
Costoro, seguaci o meno di Barnard, oppure liberi battitori di varia estrazione, sembrano quasi configurare una Via alla Modern Money Theory ortodossa (la loro), la quale deve predicare l’uscita dall’Europa (qualunque Europa) e dalla valuta euro (anche se fosse moneta sovrana di una UE riformata in senso democratico) e il ritorno obbligato alla lira e ad una nuova forma contemporanea di autarchia economica del sistema-Italia, mentre tacciano di eresia chiunque osi proporre di coniugare MMT e un progetto politico unitario coerente e democratico per l’Unione Europea del futuro.
A queste persone – e nel contempo anche al giurista e ideologo social-nazional-sovranitarista Stefano D’Andrea, per molti aspetti apprezzabilissimo interprete e narratore della società italiana ed europea contemporanea, nonché fondatore dell’Associazione “Appello al Popolo” (www.appelloalpopolo.it) - facciamo presente quanto segue:

  1. Se circa un secolo e mezzo fa è stata creata una patria non soltanto ideale ma concreta, uno Stato unitario e sovrano ancorché carico di molte imperfezioni; se insomma oggi qualcuno può parlare di ritorno alla lira come moneta sovrana di una entità statuale nazionale, ciò si deve all’azione instancabile, pluriennale e lungimirante di personaggi come Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso di Cavour. I primi due erano Massoni progressisti, democratici e filo-repubblicani (anche se Garibaldi accettò alla fine un compromesso con la monarchia sabauda, per non minare la causa patriottica nel suo complesso), il terzo un Massone liberal-moderato in assoluto, ma relativamente progressista tanto rispetto a casa Savoia (cui non importava un fico secco della patria italiana sovrana, della modernizzazione industriale del Paese e di uno sviluppo costituzionale e parlamentare dello Stato in senso laico e libertario, ma interessava molto ampliare i confini del Regno di Sardegna) che rispetto a tutti quei governi europei (impero austriaco in testa) i quali ritenevano l’Italia una pura espressione geografica, abitata da popoli vili e indegni di una sovranità nazionale. Guarda caso, i primi due, i Liberi Muratori progressisti Mazzini e Garibaldi, non soltanto combattevano per la causa patriottica dell’Italia, ma anche per un progetto di confederazione democratica e unitaria dell’Europa. Mazzini, peraltro, oltre alla società segreta paramassonica “Giovine Italia” (1831) fondò anche una analoga associazione denominata “Giovine Europa” (1834). Cavour fu osteggiato per molti anni in Piemonte in virtù delle sue idee innovative, modernizzatrici e patriottiche, prima di prendere in mano le redini del potere esecutivo. Mazzini e Garibaldi furono ricercati, braccati, costretti all’esilio e alla clandestinità, derisi per i loro insuccessi e le loro velleità utopistiche, minati nel fisico da una vita errabonda e rischiosa. Eppure alla fine il sogno di dare al popolo italiano una sovranità unitaria fu raggiunto. Questo sogno, conseguito in gran parte grazie alle lotte risorgimentali guidate da Massoni progressisti ( al prezzo di sudore, carcere e sangue: furono in molti a cadere giovanissimi, come il Fratello Goffredo Mameli, autore dell’inno nazionale Fratelli d’Italia), fu poi parzialmente tradito dalla corruzione e dal cinismo di certa classe dirigente post-unitaria, fino ad essere stuprato dalle barbarie fascista e dalla revanche clericale (in piena sintonia con le camicie nere). Il resto è storia novecentesca recente, con le luci ed ombre della Prima Repubblica (troppa dialettica tra l’anti-modernismo comunista e quello democristiano, poco sviluppo per posizioni progressiste liberal-socialiste, ma anche straordinario impulso di imprese e lavoratori per far diventare il nostro Paese la Settima Potenza Industriale nel Mondo), le paludi della Seconda Repubblica e le tenebre della stagione dei “Tecnici Masnadieri” guidati da Mario Monti. A consuntivo, comunque, bisogna osservare che né Paolo Barnard né Stefano d’Andrea potrebbero parlare di recupero della sovranità e ritorno alla lira, se più di un secolo e mezzo fa Massoni progressisti come Mazzini, Garibaldi, Mameli (e innumerevoli altri che riempiono le cronache del Risorgimento) non avessero progettato e combattuto duramente per rendere l’Italia una nazione unitaria.
  2. Ecco allora, che se negli anni dei moti del 1820-21,  del 1830-31 e persino del 1848 la prospettiva unitaria italiana sembrava un’utopia irrealizzabile, pochi decenni dopo essa diveniva una realtà tangibile e concreta. Ciò, grazie ad una avanguardia di leaders idealisti, coraggiosi e determinati. Ebbene, Noi Massoni di Grande Oriente Democratico (e con Noi le cittadine e i cittadini di Democrazia Radical Popolare, www.democraziaradicalpopolare.it) riteniamo che con analogo spirito idealista, coraggioso e determinato degli EUROPEISTI Mazzini e Garibaldi, oggi occorra combattere una buona battaglia per costruire una Europa politicamente unita e democratica, come ieri si è combattuto e vinto per edificare la sovranità nazionale dell’Italia.
  3. Noi possiamo a buon diritto considerarci gli eredi legittimi dei Massoni progressisti che quella sovranità dell’Italia l’hanno conquistata e difesa nei fatti, e non a chiacchiere, come chiacchiere retrò sono quelle prodotte da molti nazional-sovranitaristi contemporanei. Noi possiamo a buon diritto identificare, in molte fisime anti-europeiste a prescindere del presente, una tendenza ideologica di retroguardia, conservatrice e reazionaria (anche e soprattutto quando si ammanta di appello populistico ai sentimenti nazionalistici di sovranità tradita). Diverso è il caso di chi dica – e in questo senso, uscendo dalla logica feroce amico/nemico, lo possiamo considerare un potenziale alleato – che a questo tipo di Europa, quella gestita con l’attuale tecnocrazia antidemocratica e dogmaticamente neoliberista è preferibile un ritorno alla lira come moneta sovrana e alla piena disponibilità nazionale di politiche economiche espansive, in barba all’austerità sado-masochistica.

Se la mettiamo così, allora siamo d’accordo.
Ma non rinunciamo, fra l’una e l’altra ipotesi estrema, a lottare per gli Stati Uniti d’Europa dotati di moneta sovrana, di una Banca Centrale subordinata alle istituzioni politiche, di un Parlamento continentale in cui sia rappresentata la sovranità del popolo e a cui qualunque organo esecutivo-amministrativo debba render conto.
Lottare per l’Unità politica d’Europa nel XXI secolo e per un autentico Risorgimento Europeo, significa fare qualcosa di analogo a quello che fecero uomini come Cavour, Mazzini e Garibaldi per l’Unità italiana nel secolo XIX.
Ripiegare a priori su un’autarchia nazionalistica del Bel Paese, è come suggerire che, mutatis mutandis, in luogo del processo risorgimentale e unitario ottocentesco, ogni staterello regionale italiano avrebbe dovuto tenersi stretta la propria angusta sovranità.
E così, oggi, non avremmo nemmeno una sovranità da rivendicare e una lira quale possibile moneta sovrana da riesumare.
Meditate, concittadini, meditate.

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO (www.grandeoriente-democratico.com)

[ Articolo del 21 settembre 2012 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per comunicazioni, scrivete a: info@grandeoriente-democratico.com