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I RISULTATI DELLA “TRASPARENZA”

 

 

 

Il Corriere della Sera di oggi, 31 maggio, riporta un articolo dal titolo: “ I Compagni Massoni e la mancata espulsione. Due casi agitano il PD”. In bella mostra la fotografia del nostro G.M.
Nel testo si fa riferimento al fatto che, l’assessore di un piccolo comune della Maremma, scoperto dal Sindaco essere massone viene rimosso dall’incarico ed, analogo caso, ad Ancona, dove sempre un assessore massone viene scaricato dal sindaco. Entrambi appartengono al PD che nel suo statuto contiene questa norma: “gli aderenti si impegnano a non far parte di associazioni che comportino vincoli di segretezza o comunque carattere riservato, ovvero che comportino forme di mutuo sostegno tali da porre in pericolo il principio di uguaglianza di fronte alla legge e l’imparzialità delle pubbliche istituzioni”.
Che dire di tutto ciò? Intanto va premesso che un partito politico può darsi lo statuto che più gli aggrada. E bisogna rilevare che, oltre tutto, la formula statutaria utilizzata dal PD è così generica che, permetterebbe ad una Massoneria aperta e trasparente, inserita nella società, di non vederla utilizzata come clava sulla testa dei propri iscritti. Ma ciò non dipende certo dal PD. Verrebbe di usare un antico detto: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Infatti, come non vedere che malgrado i decennali proclami del Nostro che si è sgolato per convincere i Fratelli (oggi sempre meno), che la Massoneria del GOI è una casa trasparente e limpida da quando c’è lui ed, invece, nei fatti è tutto come prima e come sempre. E’ ora di smetterla col pianto del massone, con il vittimismo di comodo, secondo il quale tutti ci vogliono male ed hanno pregiudizi nei riguardi della massoneria. Troppo facile questo giustificazionismo d’accatto. E’ ora di prendersi le proprie responsabilità, cominciando da chi ne ha avute per lungo tempo di maggiori. Questa invocata “politica”, ogni piè sospinto, di trasparenza e dialogo con la società non ha portato a niente se ancora dopo dieci anni di discorsi accadono simili fatti.
Riconosciamo, e per primo l’unico rappresentante all’esterno dell’Istituzione, che è fallita quell’azione di apertura e dialogo che avrebbe dovuto portare all’eliminazione del pregiudizio ed al dialogo costruttivo con le Pubbliche Istituzioni . Consideriamo che evidentemente l’errore è nostro che non ci siamo saputi proporre all’esterno nel giusto modo. E, siccome, l’unico che si può proporre all’esterno è uno solo, ove risiedano le maggiori responsabilità è facile individuarle. Si dovrebbe intervenire a difesa dei due Fratelli iscritti al PD bistrattati e discriminati. Si dovrebbe fare seria riflessione e valutare gli errori commessi. Ma si avrà la forza e la umiltà di fare tutto ciò? Ne dubitiamo seriamente e con viva preoccupazione.

IL FRATELLO “NEW DEAL”

 

 

 

 

 

 

 

 

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