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Editoriale del 17-18 marzo 2011: “L’Italia massonica e garibaldina dal 17-18 marzo in avanti, per i prossimi 150 anni” di Gioele Magaldi

 

 

 

 

Attraverso questo Editoriale, vorrei soprattutto far parlare altre voci, altrettanto innamorate del Risorgimento e dell’Unità d’Italia di quanto lo sia il sottoscritto.
Partendo da voci intese in senso letterale.
Le voci e i cori di coloro che un tempo cantarono il Canto degl’italiani, Inno meglio noto come Fratelli d’Italia (opera del Fratello Massone e patriota Goffredo Mameli) andando incontro alla morte contro i regimi dispotici pre-unitari, e le voci di coloro che oggi lo cantano come simbolo di Unità Nazionale.
Per sentire quest’Inno, magari alzandosi in piedi e coinvolgendo nel canto e nell’ascolto familiari e amici, clicca sul Video sottostante:

 

 

Dopo aver ri-assaporato l’Inno di Mameli (tutto sommato abbastanza noto ai più), propongo anche un altro Canto, assai meno noto ma non certo meno significativo.
Anzi, questa era una canzone un tempo assai popolare, dal potere rigeneratore e in grado di infondere orgoglio e coraggio, specie fra quei garibaldini che diedero la vita per unire il nostro Paese.
Anche questo Inno, “Camicia rossa garibaldina”, propongo di ascoltarlo in piedi e all’ordine: (clicca sul Video per ascolarlo):

 

 

Ecco, noi che ci riconosciamo nel Movimento massonico “Grande Oriente Democratico” (www.grandeoriente-democratico.com ) ma, soprattutto nel Movimento politico d’opinione “Democrazia Radical Popolare” (www.democraziaradicalpopolare.it ) saremo come coloro che indossarono la “camicia rossa garibaldina”.
“Garibaldina” si badi bene, perciò democratica, radicale, libertaria, popolare,  socialista, ma non “camicia rossa” comunista.
Quest’ultimo tipo di camicia rossa la lasciamo ai nostalgici epigoni di Lenin, Stalin e Togliatti (che al sottoscritto non sono mai piaciuti, nemmeno un po’), così come lasciamo quella nera ai nipotini del Duce e quella verde a tutte le “trote” di ascendenza leghista.
Né a me né a nessuno di coloro che con il sottoscritto scriveranno le pagine di un  Nuovo Risorgimento per l’ Italia è mai piaciuta o mai potrà piacere la confusione o l’opportunistico “scambio di camicie”.
Né gli equivoci della memoria storica.
In proposito, non posso non apprezzare queste considerazioni di Paolo Flores D’Arcais, scritte in un articolo del 16 marzo 2011 per il FATTO QUOTIDIANO, per l’appunto intitolato EQUIVOCI DELLA MEMORIA:

“L’identità di un Paese nasce dalla memoria condivisa. E una memoria condivisa è sempre e soltanto una memoria scelta. Non può essere mai costituita da “tutto il passato”, che è ovviamente contraddittorio, impregnato di lacerazioni e conflitti, frutto di valori antagonistici fino alla guerra civile. […] Di che cosa essere eredi lo si sceglie, discriminando nel contraddittorio e incompatibile intreccio di eventi che ci hanno preceduti quelli che hanno per noi valore simbolico perché fondativo. L’Italia democratica può diventare “Nazione” o “Patria” solo se sceglie di essere davvero erede di entrambi i due unici eventi fondativi del suo passato. Il Risorgimento, e quel secondo Risorgimento (come tale vissuto da tanti che vi sacrificarono la vita) che fu la Resistenza antifascista. Fino a quando queste due rotture storiche, e i valori che ne sono all’origine, non saranno interiorizzati come la propria comune eredità dai cittadini della penisola, fino a quando ogni nuova generazione, in famiglia, nella scuola, attraverso il tubo catodico, non crescerà sentendosi figlia del Risorgimento e della Resistenza, non ci saranno italiani e non ci sarà Italia, e il conte Klemens von Metternich avrà ogni agio di ghignare nella tomba”.

E insieme a von Metternich ghignerebbero i nemici di ieri e di oggi dell’Unità nazionale: i vari Papi, lungo secoli di storia, fino a Pio IX con i suoi cardinali, vescovi, ordini religiosi e zuavi; i briganti e masnadieri sedicenti “patrioti” dello pseudo-stato borbonico (regno dispotico di una monarchia incolta e baciapile che regnava su masse di analfabeti asinini); i folcloristici neo-borbonici di oggi, insieme agli assai più pericolosi leghisti, le cui “squadracce” e i cui “gerarchi”, grazie al Duce di Arcore, sono insediate sui più alti scranni della Repubblica che essi stessi vorrebbero disintegrare.
Ma nessuno ghignerà più tanto a lungo.
Ve lo assicuriamo Noi di G.O.D. e D.R.P., pronti ad indossare la “camicia rossa garibaldina” ed anche a rinnovare la “spedizione dei Mille”, qualora fosse necessario.
Solo che stavolta la spedizione la faremmo prima in Padania, nella Regione del Po, per bonificarla dalle “trote”… e poi fino alla Sacre stanze vaticane, compiendo una buona volta quello che era il sogno sia del Fratello Garibaldi che del Fratello Cavour: Libera Chiesa in Libero Stato…Altro che la deriva neo-clericale e neo-temporalista inaugurata dall’Uomo della Provvidenza (Duce Maior) nel 1929 (Patti Lateranensi), confermata per volontà di quel Cinico Cialtrone spregiudicato e infido che fu Palmiro Togliatti (anni 1946-47: inclusione del Concordato/Patti Lateranensi nella Costituzione repubblicana) e aumentata a dismisura da quell’altro Unto del Signore che si diletta di serate libertine e boccaccesche ad Arcore (Duce Minor).
Intanto, specie per quelle giovani generazioni (ma anche per quegli italiani maturi in vena di qualche ripasso storico) cui accennava Flores D’Arcais, invece dei libracci privi di sostanza filologica e storiografica di quella pseudo-studiosa e mediocre scribacchina che è Angela Pellicciari (i cui libercoli di ispirazione clericale e anti-unitaria, non a caso, sono stati promossi tanto dal Massone Reazionario Silvio Berlusconi, quanto dal quotidiano La Padania e dai settori più integralisti del Mondo Cattolico), proporrei alla lettura generale almeno tre saggi di indiscutibile chiarezza e valore culturale.
Mi riferisco a:  Aldo Cazzullo, VIVA L’ITALIA, Mondadori, Milano 2010 ; a Nicola Fano, Garibaldi. L’illusione italiana, B.C. Dalai editore, Milano 2010; Lucio Villari, bella e perduta. L’Italia del Risorgimento, Laterza, Roma-Bari 2009.

Senza troppe mie parole personali (di ragionamenti del sottoscritto sull’Unità e sul Risorgimento ce ne sono state tante prima e altrettante ce ne saranno dopo questa ricorrenza del 17 marzo 2011), concludo questo Editoriale proprio citando un passo del bel libro di Aldo Cazzullo, con prefazione di Francesco De Gregori che, in effetti, nel 1979, scrisse una bellissima e originale (per anni in cui il patriottismo non era di moda…) canzone, di cui qui, di seguito alla citazione di Cazzullo, si offre il video e l’audio, per terminare degnamente queste mie riflessioni odierne.

“Il Risorgimento oggi non è di moda. In tanti lo confondono con il Rinascimento. Da Firenze in giù si dice Càvour (NDR: Massone che, con la fondazione della Loggia Ausonia l’8 ottobre del 1859 a Torino, pose le basi dell’incontro tra liberali moderati e democratico-repubblicani-radicali-garibaldini per completare l’Unità d’Italia e preparare l’avventura dei Mille) con  l’accento sulla “a”; come se in America non sapessero pronunciare il nome di Washington (NDR: Massone) o in Gran Bretagna quello di Churchill (NDR: Massone come i primi due).
Il Risorgimento non piace ovviamente ai leghisti, che fanno della disunità d’Italia la loro ragione sociale. Non è mai piaciuto ai comunisti, che a partire da Antonio Gramsci ne hanno sempre denunciato il carattere conservatore dal punto di vista sociale ed economico. Non è mai piaciuto neppure ai cattolici, dal momento che il papa difese con ogni mezzo il proprio potere temporale, sino alle cannonate degli zuavi all’alba del 20 settembre 1870. E’ di una studiosa cattolica, Angela Pellicciari, il libello- Risorgimento da riscrivere-che Berlusconi sventolò davanti ai giovani di An plaudenti, animando una scena da teatro dell’assurdo: il capo del governo, davanti a una platea di nazionalisti, esalta un libro che fa a pezzi la storia dell’unificazione nazionale. Il Risorgimento è considerato roba di liberali […] sono stati i ricchi, le élite, i massoni. Massone era Garibaldi, oltre che un po’ matto; liberò il Sud quasi per caso, fece fucilare i veri rivoluzionari a Bronte […] E’ superfluo elencare le infinite denigrazioni di cui i padri della patria sono stati oggetto […] Molto più italiani Ninco Nanco, Crocco, Frà Diavolo e gli altri briganti, anzi patrioti meridionali […] Il Risorgimento […] non è mai diventato un’epopea […] Il penultimo film ambientato in epoca risorgimentale si intitola Li chiamarono briganti!, regista Pasquale Squitieri , con Cialdini nella parte del generale cattivo che parla francese (anche se era di Modena) e i briganti con trombone e cappellaccio nel ruolo degli eroi. L’ultimo, Noi Credevamo, mette in scena un Mazzini ‘terrorista’ e in tre ore e mezza non trova un minuto per Cavour […] Eppure il Risorgimento avrebbe tutti i caratteri di una grande saga. E’una storia cui non manca alcun registro: l’eroico e il grottesco, l’aulico e il ridicolo, il tragico e il rocambolesco. C’è tutto: amore e morte, sangue e nobildonne, tradimenti e intrighi, battaglie e rivolte, re e imperatori, papi e cortigiane, l’esilio e il ritorno, rotte disatrose e clamorose sorprese. Ci sono eroi sconosciuti, martiri il cui nome è completamente dimenticato, nobili e analfabeti morti sul patibolo, in battaglia, in ospedali improvvisati, in carcere, gridando quel ‘Viva l’Italia’ di cui oggi ci facciamo beffe. E ci sono uomini che dopo aver tentato uccidersi l’un l’altro finiscono per allearsi in nome della stessa causa. Come Cavour, che del suo grande nemico seppe dire: ‘Garibaldi ha reso all’Italia il più grande dei servizi che un uomo potesse offrirgli: egli ha dato agli italiani fiducia in loro stessi, ha provato all’Europa che gli italiani sanno battersi e morire sui campi di battaglia per riconquistarsi una patria” (Aldo Cazzullo, VIVA L’ITALIA, Mondadori, Milano 2010, pp. 13, 15 e 18)

Gli italiani sanno battersi, oggi come allora.
Se lo ricordino tutti i leghisti e tutti coloro che, in modo palese od occulto, lavorano per disgregare l’Unità nazionale o asservirla ad opzioni clericali e neo-temporalistiche.

GIOELE MAGALDI.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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