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DEMOCRAZIA E TRADIZIONE

dal Fratello “New Deal”

 

 

Molti fratelli,  all’uscita del sito Grande Oriente Democratico,  hanno avuto l’istintiva reazione di commentare che tale dizione, “democratico”, non appartiene alla tradizione muratoria, quasi a voler adombrare una “deriva” profana del sito. Occorre fare necessariamente alcune riflessioni in generale e sulla nostra istituzione in particolare.
Il G.O.I. ha un sistema elettivo estremamente democratico che trova la sua legittimazione proprio dall’investitura della “base”, dai Maestri. Basta, una per tutte, ricordare come viene eletto il Maestro Venerabile:ogni anno si riunisce la Camera di Mezzo e, a scrutinio segreto, viene eletto con la maggioranza assoluta dei voti per un solo anno. Da quel momento il Maestro Venerabile è il Venerabile eletto ma solo con l’istallazione, atto iniziatico tradizionale, egli diventa il Maestro Venerabile della Loggia sacro ed inviolabile, come recita la nostra Costituzione, nell’esercizio del Magistero Iniziatico.
Quindi, vi è una prima fase di legittimazione che avviene mediante una votazione “assembleare” che costituisce, senza alcun dubbio, l’esercizio da parte della “base” dei Maestri di una delle caratteristiche democratiche: la scelta, il diritto di voto. Nella seconda fase, con l’istallazione, in virtù della precedente legittimazione acquisita col voto, avviene la trasformazione della funzione dell’eletto in ruolo iniziatico sacrale.
Confondere questi due piani, porta i fratelli meno attenti a considerazioni superficiali e dispregiative della tradizione democratica della libera muratoria. E d’altro canto, se così non fosse, allora si sarebbe previsto, come in altre strutture autoritarie e verticistiche, la designazione, da parte di un organo apposito munito di “superiori facoltà iniziatiche”, del Fratello preposto a svolgere la funzione iniziatica del Venerabilato. Ma così non è. E d’altronde, cosa più importante, ciò rientra nella nostra Tradizione più antica. Gli Antichi Doveri, infatti, al Titolo V così si esprimono: Il più esperto dei Compagni d’Arte deve essere scelto o nominato Maestro, o sovrintendente del lavoro del committente; deve essere chiamato Maestro da coloro che lavorano sotto di lui.
Ebbene tale regola che è del 1723, non rappresenta “in nuce” il primo segnale di una modalità democratica che più tardi si affermerà in tutto il mondo? Deve essere scelto. Non designato, cooptato od altro. Ed ancora, al titolo IV nel far riferimento al Gran Maestro si dice che non lo può essere chi non è stato Compagno d’Arte prima della sua elezione.
E’ evidente che va tutto rapportato all’epoca, ma già i termini usati la dicono lunga sullo spirito assemblearistico che già allora albergava nel cuore e nello spirito della fratellanza che trova il suo logico e naturale sviluppo nelle Costituzioni di oggi e, quelle del G.O.I., né sono una chiara e lampante dimostrazione: il Venerabile viene eletto con metodo democratico, il Gran Maestro a suffragio universale col voto di tutti i Maestri della Comunione  così pure il Presidente del Collegio.
In questi casi si pratica una vera e propria campagna elettorale con programmi, candidati e liste elettorali. E questo metodo come lo si vuole definire se non democratico? Addirittura in Loggia se vi sono più candidati, occorrerebbe conoscere i loro programmi proprio per esprimere liberamente la scelta, il voto.
Tutto ciò non avviene solitamente, e non perché il sistema non lo richiederebbe, ma solo perché fa comodo a pochi che sia così. Pochi “maggiorenti” della Loggia pilotano l’elezione in genere non verso il migliore, come dicono gli Antichi Doveri, ma verso il più fidato, senza confronti e senza momenti di chiarimento, impedendo così un voto libero e consapevole. Nelle elezioni, diciamo “nazionali”, l’uscente e poche organizzazioni detengono il monopolio dell’informazione  e, quindi, pochi hanno l’opportunità di avere possibilità di successo. Non vi è confronto fraterno, tollerante dibattito, informazione. E molti inconsapevoli non si rendono conto che sostenere la caratteristica non tradizionale del metodo elettivo democratico va proprio a favore di quei pochi, dei quali rimarranno “schiavi” nella ricerca di grembiuli, strumento compensativo delle loro frustrazioni, utilizzato da chi conosce la debolezza umana. Alcuni, addirittura, definiscono l’Istituzione elitaria. Forse lo è stata nel passato ma oggi non lo è più. Ma, poi, non si vede di quali elite si tratti.
Ora abbiamo capito perché alcuni presentarono alla elezione della Gran Maestranza una terza lista, che certo nel sistema ingessato e falsamente democratico non avrebbe avuto possibilità di successo ma, certamente, ha rotto una logica verticistica, autoritaria, che pratica il dispotismo e la disinformazione  : logica che era presente in tutte le liste, seppure in termini apparentemente differenti.
Affermare, quindi, i principi del confronto democratico è opera di risanamento e di modernizzazione del sistema. E’ importante, però, distinguere il momento organizzativo da quello iniziatico. Chi confonde i piani “abbocca” alla strategia di quei pochi che, ammantandosi di una falsa figura di depositari della Tradizione, attaccano il momento organizzativo democratico per avere il controllo assoluto della situazione, facendo credere così ai molti ingenui che va aborrito il termine di democrazia nella massoneria. La sovrapposizione dei due piani porta solo acqua al  mulino dei pochi che nel frattempo continuano a macinare quintali di grano solo per loro, accontentando con qualche misera  medaglia dal colore verde i poveri tapini.
Capire questa situazione, vuol dire far uscire l’istituzione dal pantano in cui si trova: dileggiata dagli organi di stampa nazionali, con nessuna considerazione nell’opinione pubblica, con nessun potere reale da concedere a nessuno se non a pochi fidati ed anche senza alcun grande iniziato che illumini l’umanità: come disse qualcuno, un Grande Nulla.
L’opera di questo sito è sensibilizzare i Fratelli su tali argomenti, onde modernizzare l’organizzazione nella Tradizione e sventando l’abitudine di far passare per anti-tradizionale la democrazia, la trasparenza ed il confronto, per essere Uomini più liberi di quando vi siamo entrati e non più schiavi. I segreti che promettiamo solennemente di non confidare, sono solo quelli del grado superiore, rispetto ai profani ed al grado inferiore. Sostenere che ve ne sono altri è solo esercizio del potere per soggiogare i più a beneficio dei pochi; opera, a volte, di vera e propria controiniziazione.

 

IL FRATELLO NEW DEAL

 

 

 

 

 

 

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