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Non sono venuto a portare pace ma una spada, di Soror Indis

 

 

 

Invitiamo alla visione di

e pubblichiamo il seguente articolo di SOROR INDIS:

Matteo 10,34: Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.

“In una frase è sintetizzato il percorso iniziatico del guerriero spirituale, colui che diviene poiché sperimenta da sé.

Il messaggio cristico rappresentato da queste parole non appartiene al buonismo e all’ipocrisia del mondo essoterico religioso del cristianesimo; esso si sviluppa a livelli universali, un insieme di principi che inducono l’essere umano comune a divenire l’Uomo Divino. Questo risultato è ottenibile con l’utilizzo della spada e mai per pace consegnata da un’entità esterna.

Pace, armonia, libertà vanno conquistate giorno dopo giorno ponendo in essere azioni mirate e strategiche; non si tratta di fortuna o di attesa di un messia, ma quella fortuna va creata momento per momento per costruire il messia che è già in ognuno di noi, anche se ben celato. La statua è già dentro il blocco di marmo, perciò va tolta la superflua pietra per operare un modellamento; va eliminato in ognuno rabbia, rancore, vendetta per far spazio a valori di elevata vibrazione che permettono la formazione in perfezione dell’individuo.

Nel vangelo di Matteo troviamo spesso frasi apparentemente in contrasto col messaggio cristico di amore e pace; in realtà descrive la saggezza incarnata da esseri umani di elevata coscienza. John G. Bennet, nel suo libro I maestri di saggezza, scrive:

[…] è preminentemente il vangelo dei Maestri di Saggezza, ed è un “legonimismo” accuratamente costruito sul modello che collega i tre mondi.

Finché attendiamo pace e libertà dall’esterno, tutto sarà determinato dal mondo essoterico e noi diveniamo semplici burattini schiavizzati. Il guerriero è colui che conquista da sé la libertà e si pone al servizio dell’umanità affinché anch’essa possa raggiungere quel livello di esistenza terrena. Il guerriero non porta la libertà, aiuta e accompagna gli altri a ottenerla da sé. Il guerriero non porta la pace: la conquista dentro di sé e diviene il tramite perché altri la raggiungano, ma solo con una propria esperienza attiva.

Nessuno può liberare qualcun altro, ognuno deve farlo da sé, impugnando la propria spada e disciplinando se stesso in una continua trasmutazione di paura in coraggio.

Possiamo ottenere la libertà solo quando siamo consapevoli di essere in prigione e, soprattutto, che quel carcere lo stiamo costruendo noi con le incertezze e le paure. Identificando all’esterno un carceriere deleghiamo a lui il potere di decidere del nostro autòs, incolpandolo della nostra prigionia. La libertà dev’essere voluta, fortemente voluta, da chi si sente prigioniero. Ma tale libertà è un’enorme responsabilità che dev’essere costantemente sopportata e supportata. Preferendo i piaceri dei sensi alla realizzazione dell’anima, la schiavitù è inevitabile. Lasciar vincere le paure sul coraggio significa morire piano invece di vivere appieno la vita.

“La tua paura di morire non limiterà la mia voglia di vivere”.

Chi ha paura di morire non sarà mai libero, non ha diritto di lamentarsi, ma solo di subire in silenzio. Chi ha paura di morire è già morto. Chi ha voglia di vivere, prenda la sua spada e percorra la via.

“Non sono un becchino e non trasporterò cadaveri”.

La spada è lo strumento del guerriero, come la bacchetta lo è per il mago e il bastone per il saggio. È la via della conoscenza di sé, poiché dalla modalità con cui si maneggia si comprende il livello di libertà e pace raggiunto. La sua lama rappresenta lo specchio in cui il guerriero vede la propria immagine riflessa, vede la sua personalità, ovvero l’anima che ha rallentato la sua vibrazione divenendo materia.

Con la spada il guerriero combatte l’avversario, rappresentazione dei demoni interiori. I demoni sono le convinzioni, le abitudini, i condizionamenti che si cristallizzano nell’essere; individualmente scegliamo da che parte stare: con i demoni o con i liberi. Il guerriero spirituale, grazie alla sua spada, sconfigge i propri nemici e si pone da sé sul trono del proprio Regno.

Impugnando la spada entra in guerra che è simbolo dell’eterna lotta del dualismo, del bene e del male e pone fine a tutto questo, in quanto simbolo di vittoria dell’unità e dell’integrità sulla divisione. È una vittoria individuale, è il risultato di una scelta ben precisa e del vivere per un ideale. Ognuno ha il proprio e ognuno ha la propria battaglia da combattere. La pace si conquista da sé perché parte soltanto dal mondo esoterico individuale.

La spada del guerriero è la torcia che illumina in ogni istante la via, conducendolo per il corretto cammino quand’egli la maneggi con perfezione. È la giustizia e la lotta spirituale, una battaglia con la contraddizione di cui ogni essere umano è formato. È il piano mentale, la conoscenza, ciò che eleva l’uomo. La sua energia è definita sacra perché essa nobilita, taglia le catene mentali riportando la luce e induce giustizia. Gli eroi messi alla prova sono sempre dotati di spada e gli eroi sono, da tempo immemore, coloro che hanno vinto la paura della morte e, come tali, divenuti immortali e degni di vivere sulle terre elevate.

La spada protegge i luoghi sacri, poiché essa è la sacralità del guerriero; divenire sacro è rendersi simile alla divinità, ovvero comprendere la propria immortalità. Interessante come nel Talmud la spada simboleggi il tetragramma sacro: il pomo, ovvero la presa, è (Y), la lama è (W) e le due (H) sono rappresentate dai tagli. Un’interpretazione cabalistica del tetragramma è: il far percepire l’invisibile energia vitale ma anche il limitare tale energia. Dunque la spada rappresenta il simbolo di vita e di morte del guerriero, non perché la utilizza contro un nemico, ma perché eleva se stesso alla totale libertà.

In conclusione, dunque, la libertà si conquista individualmente, ma soprattutto, dev’essere voluta. Chi non aspira alla libertà non deve permettersi di limitare quella altrui. Il guerriero spirituale non permette a nessuno di interferire nelle sue conquiste ed è in grado di eliminare dal suo percorso ogni ostacolo.

La scelta non è se vivere o morire sul campo ma se essere liberi o schiavi in eterno.”

(SOROR INDIS)

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[ Articolo dell’11-13 dicembre 2020 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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