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LA TRASFORMAZIONE PROFANA DI UN’ ISTITUZIONE INIZIATICA
del Fr. Libero Pensatore

 

 

 

 

Dopo l’ultima e sonora sconfitta di Rimini giova ricordare come, dal 1999 ad oggi, anno XII dell’era Raffiana, sia cambiata la massoneria del GOI in chiave profana. Come i modelli anti-tradizionali trapiantati nel tessuto storico del GOI lo abbiano trasformato in una associazione profana al pari di un partito, di un sindacato, di una associazione qualsiasi.
La prima contro-riforma che modificò in modo inesorabile e definitivo la comunione del GOI fu la riforma elettorale. Ricordano soprattutto i più anziani che il sistema elettorale precedente prevedeva una scelta dei candidati da mandare al ballottaggio nella Gran Loggia dopo il voto delle Camere di Mezzo. Così votati i candidati, i Maestri Venerabili riuniti in Gran Loggia eleggevano il Gran Maestro. Così fu eletto Raffi nel 1999 durante la Gran Loggia all’Hilton di Roma.
Appena eletto, sostenne che tale sistema elettorale era antidemocratico, favoriva il condizionamento dei Riti, soprattutto quello Scozzese, e produceva un aumento di Logge solo ai fini elettorali. Si adottò, con populistica disinvoltura, lo slogan un Maestro un Voto, dimenticando che in una istituzione iniziatica muratoria i corpi pulsanti della struttura sono le Logge e per loro i Venerabili rappresentanti delle stesse; dimenticando che il Venerabile per Tradizione è sempre stato un “Grande Elettore”, perché non è un primus inter pares. E non considerando, oltre tutto, i rischi insiti nell’operazione: campagne elettorali costose, formazione di gruppi di pressione, produzione di maestri solo a fini elettorali. La Gran Loggia elettiva, invece, lasciava al suo interno la composizione dei contrasti come in una Camera di Mezzo.
Pochi furono facili profeti delle nefaste conseguenze di tale riforma che passò col silenzio assordante dei Riti, in primis lo Scozzese, che anzi ne agevolò l’operazione con lucida strategia masochista.
Cosa è accaduto in questi anni e nelle elezioni: si sono formate le correnti all’interno del GOI di una o più parti come nella migliore profanità: maggioranza ordinista, scozzesi, liberi battitori ed altri. Il Capo, invece di riunire ciò che è sparso, ha diviso distinguendo bene la  sua maggioranza da quella che lui stesso definisce  opposizione. Il sistema elettorale risultò ben presto taroccato anche a guardarlo sotto un’ ottica profana: elezioni con sperequazione di mezzi economici, l’uscente utilizzando quelli del Goi (ossia dei Fratelli), gli altri niente, informazione solo nelle mani dell’uscente, giustizia nelle mani del Gran Maestro imperante. E sì, con l’abolizione dei Tribunali di Loggia si finiva anche per esautorare la Loggia dalla disciplina interna per affidare tutto nelle mani dei Tribunali Circoscrizionali, più controllabili perché nelle mani del Capo. Insomma, le elezioni non si svolgevano più secondo Tradizione e nemmeno con modalità democratiche così come erano state vendute. Egli (il Grande Profano ravennate) aveva solo inventato un sistema di controllo dei voti- senza profili tradizionali o democratici- fondato sul divieto di confronto, divieto di informazione e divieto di parola esercitato con i provvedimenti disciplinari dei “propri” Tribunali. L’opera era compiuta: l’esautorazione della Loggia e il drastico ridimensionamento del Venerabile. A ciò si aggiunga la produzione su scala “industriale” di medaglie Giordano Bruno, grembiuli da Garante d’Amicizia, moltiplicazione delle cariche di aggiunto e degli ufficiali di Gran Loggia per accontentare i clientes, proprio come si fa nei partiti.

 

Non solo, si faceva rinnovare il mandato per un secondo quinquennio ma con una forzatura degna di miglior strategia profana e, senza tener conto delle ulteriori divisioni che avrebbe potuto provocare tale forzatura, si presentava una terza volta facendo prevalere l’ambizione personale sull’unità della comunione.
E’ conseguenziale che, per contrastare simile profanità, essendo saltati tutti i criteri iniziatici descritti, la risposta di chi tiene alla Tradizione non poteva che essere di pari forza pur con l’iniziale bocca storta di chi comunque riteneva di poter modificare la situazione con i metodi classici, senza accorgersi della loro inefficacia rispetto al nuovo sistema. Allora sono incominciati ad apparire in rete mezzi di informazione anonimi e, data la repressione dei “suoi” Tribunali, si è aperto un contenzioso all’esterno dinanzi ai Tribunali della Repubblica che ogni volta hanno annullato i provvedimenti presi dai Tribunali Massonici e dalla Giunta ( vedi, ad es., il commissariamento a Roma).
Si è svolta una terza elezione con quattro liste. Qualche scozzese si era illuso di contrapporre alla tirannia del capo l’autoritarismo velleitario del rito. Non si era accorto, però, che i tempi erano cambiati, ormai l’argine si era rotto, bisognava collaborare, unire e non dividere. Ma anche tra questi oppositori vigeva la stessa logica del “chi sta con me e chi è contro di me, tra chi è scozzese vero e chi non lo è”. Tirannia per autoritarismo, Raffi veniva eletto per la terza volta e le divisioni sono divenute più profonde.
A questo punto, gli amici del capo hanno cercato di accreditare la tesi secondo la quale chi si rivolge al Giudice “Profano” è un contro-iniziato, che chi parla nell’anonimato è un contro-iniziato, che chi osa pensarla in altro modo va cacciato. Ma tale pensiero ha attecchito poco perché era già tutto cambiato, anche se i Gran Collaboratori non se ne erano accorti. Volevano rispolverare concetti tradizionali che in un’altra organizzazione forse avrebbero avuto senso ma, comunque, non erano più spendibili da parte di chi ha fatto della profanità la propria pratica quotidiana. Quando un fratello trova più equità nel giudice “profano” che fa, resta a farsi vessare dal giudice amico del vertice? Quando non si può parlare e l’informazione ufficiale è come la Pravda il fratello che fa, rinuncia alla sua libertà e tace?
Allora si è cercato di correre ai ripari in chiave repressiva con iniziative ai limiti del temerario. Nella GL del 2010 il Grande Oratore Ghezzi portò avanti, debolmente, la tesi che è colpa massonica rivolgersi ai Tribunali della Repubblica. Ma tale curiosa e improbabile tesi non passò perché cadde subito dinanzi alle Costituzioni dell’Ordine che rinviano alla Costituzione della Repubblica; dinanzi agli Antichi Doveri, dinanzi alla Promessa Solenne di primo grado che rinvia alla Costituzione Italiana. Non contento, nel 2011 manda avanti il povero Stincardini, Grande Oratore Aggiunto. Il Gran Tartufo Ghezzi, ipocritamente e spregiudicatamente, sulla scorta della precedente esperienza, si defila e lascia proporre al suo Aggiunto la riforma delle sanzioni disciplinari con multe salate per chi osa parlare. Il Fratello Stincardini gira tutti i Collegi italiani prendendo “legnate” dappertutto. Allora, all’ultimo momento, cerca la mediazione con sconti sulle multe, pronto forse a tirare fuori un concordato o un pagamento con comode rate senza interessi. Arrivati in Gran Loggia si accorgono, però, di non avere i numeri nemmeno con la multa scontata, a prezzi stracciati, ed allora avviene il così detto “colpo di teatro”: il Gran Capo dichiara che su 517 logge 407 hanno presentato una richiesta di rinvio delle multe. Un fratello chiede lumi sulle 407 firme ma gli vengono negati. La riforma è rinviata a data da destinarsi, ovvero, mai più.  Anche questa  GL  è fallita. Come i pifferi di montagna andarono per suonare, ma furono suonati.
Cari Fratelli, non possiamo che auspicare, noi liberi pensatori, un ritorno alla Tradizione, all’Unione, alla Libertà, alla Fratellanza ed alla Tolleranza che veda la Loggia ritornare ad essere il cuore pulsante dell’Istituzione. Che veda l’Unione tra i Fratelli senza distinzioni di pensiero o casacche, che veda prevalere il libero spirito ed il confronto tollerante e fraterno sul sospetto e la prevaricazione. Si ritorni alla Tradizione Muratoria e non allo scimmiottamento in chiave , peraltro antidemocratica, di un partito.
Che la giustizia interna sia ispirata ai più sinceri sentimenti di equità e fraternità e non utilizzata come strumento politico di repressione.
Per fare tutto ciò, dobbiamo unire gli sforzi tutti in un unico intento: cacciare i profani dal Tempio!

IL FRATELLO LIBERO PENSATORE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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