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Commento di GOD a “Dibattito: L’intellettuale dissidente/Grande Oriente Democratico”, articolo del 10 maggio 2012 by Sebastiano Caputo per L’INTELLETTUALE DISSIDENTE

 

 

 

 

Cominciamo questo articolo con un senso di grave imbarazzo e con delle scuse.
Le scuse le rivolgiamo preventivamente all’autore dell’articolo

“Dibattito: L’intellettuale dissidente/Grande Oriente Democratico”, articolo del 10 maggio 2012 by Sebastiano Caputo per L’INTELLETTUALE DISSIDENTE (clicca sopra per leggere),

per il fatto di non esserci accorti prima di questo suo intervento in quello che, a patto di compierlo con adeguata e reciproca acribia storico-critica, potrebbe effettivamente costituire un interessante dibattito.
Il grave imbarazzo lo proviamo perché, dopo aver messo a fuoco il progetto che anima il quotidiano online “L’Intellettuale Dissidente” (www.lintellettualedissidente.it), così come descritto nella stessa sezione del quotidiano “Chi siamo”, e dopo aver letto un po’ di contributi pubblicati, ci siamo resi conto di quattro cose.
Prima: il progetto editoriale illustrato e perseguito è molto meritevole.
Seconda: il progetto editoriale è ancora più meritevole e persino commovente perché, a quanto pare, esso è nato e portato avanti soprattutto per iniziativa di giovanissimi intellettuali (classe 1992, appena vent’anni!!!) formatisi al Liceo francese “Chateaubriand” di Roma (diplomandosi appena nel 2010) e ora variamente frequentanti corsi universitari in Italia e all’estero.
Terza: c’è tuttavia il rischio che un così bel progetto possa risultare velleitario e grottesco per mancanza di strumenti intellettuali adeguati a disposizione. E ciò non tanto perché, come diceva in una sua celebre canzone Francesco Guccini “…a vent’anni si è stupidi davvero…”, bensì perché a vent’anni c’è il rischio di essere ignoranti e insipienti non per indolenza e superficialità, ma in quanto, oggettivamente, non si ha ancora avuto il tempo né di compiere impegnativi e severi studi e letture, né di maturare quelle significative esperienze esistenziali che consentono di integrare l’erudizione con robusti filtri personali.
Quarta: siamo dunque combattuti (e perciò in stato d’imbarazzo) fra l’amore per la ricerca della verità (anche attraverso il dibattito con dei giovanissimi, costitutivamente ignoranti di tutte le cose che ancora non hanno fatto in tempo ad approfondire e comprendere seriamente, nonostante l’atteggiamento un po’ saccente e presuntuoso tipico della loro età; ma la vera intelligenza richiede umiltà e voglia di imparare, piuttosto che ansia di sputare sentenze in termini squinternati) e il timore di perdere del tempo prezioso con interlocutori inadeguati.

Esplicato il senso del nostro imbarazzo, optando infine per una linea socratica di dialogo purchessia, veniamo ad una analisi di

“Dibattito: L’intellettuale dissidente/Grande Oriente Democratico”, articolo del 10 maggio 2012 by Sebastiano Caputo per L’INTELLETTUALE DISSIDENTE (clicca sopra per leggere).

Ora, l’articolo presenta anzitutto dei refusi e delle bizzarrie sintattiche.
Come nel caso di questo passaggio:

“Non risalirò alla Rivoluzione Francese, ma mi consenta una premessa. La Rivoluzione Francese è a mio avviso un mito che ha voluto essere storicamente  legittimato  dal consenso unanime della popolazione. Cosa non vera. Essa è intrinsecamente borghese, (borghesia intesa come classe economica), non solo massonica se influenza dei suoi uomini – tra questi  La Fayette, Diderot, Voltaire, D’Alambert, e tanti altri – fu determinante”.

Ohibò, caro Sebastiano, che “cosa è non vera”?
C’è un salto sintattico grosso come una casa rispetto alle frasi precedenti.
E che vuol dire, nel rispetto della grammatica,: “Essa è intrinsecamente borghese […] non solo massonica se influenza dei suoi uomini […] fu determinante”?
In italiano, 3 meno meno.
Dopo di che, cercheremo di interpretare egualmente, a spanne, il senso di questo tuo contributo “intellettuale”.

Tu, Sebastiano, (presumo rivolgendoti a Noi Massoni, genericamente, ma la Massoneria ha tante anime), in risposta alla nostra frase:

”Ma è vero proprio il contrario di quanto asserisci. Semmai, la massoneria è intrinsecamente alla base della democrazia e della Repubblica francese”  (cit. Grande Oriente Democratico)

asserisci:

“Si, perché avete in parte partorito un passato, e cercate di dominare il presente”.

Nel farti notare che non basta scrivere aforismi per eguagliare lo stile e lo spessore di Nietzsche, dobbiamo anche aggiungere che questa frase è falsa storicamente e inconsistente logicamente
Infatti, in modo contorto, tu sembreresti voler dire che quali “vincitori” e “classe egemone” abbiamo ri-scritto la storia (descrizione del passato) a nostro uso e consumo.
Ma ciò confligge con l’eventuale circostanza di “cercare di dominare il presente”.
O siamo già dominatori del presente (e dunque non cerchiamo di dominarlo, lo dominiamo e basta) e ri-scriviamo la storia a nostro piacimento, oppure, più modestamente, “cerchiamo di dominare il presente”, ma allora non possiamo ri-scrivere la storia dei secoli andati ( “partorire un passato” ).
E tanto basti, ad acquietare i tuoi modesti paralogismi dialettici in forma sentenziosa.
In realtà, la specificità del Mondo moderno e contemporaneo (esso si partorito dai Massoni, ma come realtà pluralistica, laica, libertaria e democratica, dove anche le diverse interpretazioni della storia si confrontano liberamente e pubblicamente, con l’affermazione di discipline di studio orientate scientificamente, al contrario che negli ordinamenti pre-moderni di antico regime, quando l’orientamento disciplinare era spesso di carattere confessionale e ierocratico) consiste proprio nel fatto che, esistendo almeno in Occidente la libertà di parola, stampa ed espressione, nessuno è in grado di partorire (cioè falsificare) il passato senza che altri ne possano contemporaneamente contestare l’operato. A patto, naturalmente, che il dibattito sia svolto con solide strumentazioni storiografiche.
E non “ a vacca”.
Perciò, quando Tu Sebastiano dici “La Rivoluzione francese è un mito”, affermi una solenne minchiata.
La Rivoluzione francese è un fatto molteplicemente documentato come tale,  non un mito.
Essa è avvenuta.
Semmai, la congerie di accadimenti rivoluzionari è naturalmente aperta all’interpretazione degli storici, dei sociologi, dei politologi, degli antropologi, degli economisti, dei filosofi, etc.
Quanto al presunto carattere borghese di tale Rivoluzione (vecchia categoria degli storici marxiani), ci sarebbe molto da chiarire e circostanziare (la componente popolare fu comunque molto ampia e quella degli aristocratici liberali e progressisti in funzione di avanguardia anche), ma non è questa la sede opportuna.
Semmai rimandiamo Te e i tuoi amici dello Chateaubriand zoppicanti sulla storia francese alla lettura del libro di Gioele Magaldi, MASSONI. Società a responsabilità illimitata, Chiarelettere Editore, in uscita per il prossimo autunno 2012. L’autore, documenta ed esplica in termini difficilmente controvertibili (abbiamo letto in anteprima il capitolo relativo) che quella del 1789-1792 fu essenzialmente una Rivoluzione inter-classista e massonica. Mentre gli sviluppi del Terrore robespierrista/giacobino del 1793-94 rappresentarono un’esperienza dispotica, liberticida, anti-massonica, che nulla aveva a che vedere con i presupposti dello stato di diritto sanciti dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 agosto 1789 (un testo libero-muratorio dalla prima all’ultima riga) e dalla Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina del 1791, partorita da una Sorella Muratrice d’eccezione, l’intellettuale femminista Olympe de Gouges.
Quanto alla cosiddetta legge “Le Chapelier” del 1791, hai perfettamente ragione.
Essa, al pari della successiva esperienza robespierrista, contraddiceva i principi libertari stabiliti nel 1789.
Non solo.
Contraddiceva anche il precedente percorso politico del Massone (dal 1775, iniziato nella Loggia “Parfaite Union” di Rennes) Isaac René Guy Le Chapelier (1754-1794). Prima della svolta del 1791, infatti, Le Chapelier si era battuto per far ottenere la pienezza dei diritti politici ai protestanti e agli ebrei; aveva sostenuto l’abolizione di tutti i titoli nobiliari e proposto il massimo allargamento possibile dell’elettorato attivo.
In realtà, la legge “Le Chapelier” aveva come elementi positivi l’abolizione delle corporazioni e il tentativo di introdurre in Francia i principi (per l’epoca innovativi, visto il mercantilismo protezionista imperante un po’ dovunque) della libera economia di mercato.
Ma si dimostrava illiberale e anti-democratica nel non consentire le associazioni dei lavoratori e il diritto di sciopero; benché occorra osservare che non è che nella Francia pre-rivoluzionaria le condizioni del lavoro subordinato fossero particolarmente tutelate dallo Stato monarchico-confessionale, dall’egemonia dei primi due ordini - aristocrazia e clero – e dal mantenimento di vincoli giuridici di natura feudale.
Comunque, il caso di questo provvedimento imperfetto (motivato dalla paura di una strumentalizzazione reazionaria e contro-rivoluzionaria di eventuali sindacati/associazioni del lavoro dipendente) rappresenta la tipica, possibile fattispecie legislativa di ogni epoca turbolenta e transitoria: un miscuglio di luci e ombre, di elementi progressivi e modernizzanti ed altri decisamente inappropriati.
Né, del resto, si può ridurre l’azione rivoluzionaria dei Massoni francesi di fine XVIII secolo a questo singolo episodio che vide controverso protagonista uno di loro.
Quello che però ti sfugge, caro Sebastiano Caputo, è che il principio ispiratore della legge “Le Chapelier” è lo stesso che tu, ingenuamente, vorresti alla base di un presunto contratto sociale tra il presidente e i cittadini-elettori. Un contratto sociale esclusivo che tu asserisci (falsamente) sia previsto dalla costituzione francese.
Ma tant’è. Le Chapelier propose e fece approvare la sua legge perché non voleva soggetti collettivi (sindacati o associazioni varie) intermediari tra Stato e singoli cittadini (principio sommamente illiberale).
Secondo la tua percezione squinternata e allucinata, l’articolo primo della Carta fondamentale francese, parimenti, stabilirebbe il divieto di esistenza di libere associazioni/comunità di cittadini,  per non “turbare” ed intermediare il rapporto diretto tra Presidente della Repubblica e cittadini-elettori.
Le cose non stanno così, ovviamente, ma il dato paradossale è che Tu avresti evidentemente voluto che fosse così, abbracciando perciò le stesse idee liberticide e anti-democratiche del Massone Le Chapelier.
In realtà, l’articolo primo della Costituzione del 1958 recita:

“La Francia è una repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Essa assicura l’eguaglianza dinanzi alla legge a tutti i cittadini senza distinzione di origine, di razza o di religione. Essa rispetta tutte le convinzioni. La sua organizzazione è decentrata. La legge promuove l’uguaglianza di accesso delle donne e degli uomini ai mandati elettorali e alle funzioni elettive, nonché alle responsabilità professionali e sociali.”

e l’articolo quattro a sua volta integra:

“I partiti e i gruppi politici concorrono alla espressione del voto. Essi si formano ed esercitano la loro attività liberamente. Devono rispettare i principi della sovranità nazionale e della democrazia. Essi contribuiscono all’attuazione del principio enunciato al secondo comma dell’articolo 1°, alle condizioni stabilite dalla legge. La legge garantisce le espressioni pluraliste delle opinioni e l’equa partecipazione dei partiti e gruppi politici alla vita democratica della Nazione.”,

 

il che viene a significare che la Costituzione francese prevede espressamente l’esistenza di comunità/associazioni di cittadini (partiti, ma anche gruppi) impegnati nella dialettica civile della Polis. Cioè contempla e legittima l’esistenza di soggetti comunitari intermediari tra il Presidente e gli elettori.
Ma non finisce qui.
Essendo la Francia uno stato di diritto, democratico e liberale, essa contempla anche quei diritti di associazione comunitaria meta-politica (sindacale e non) che erano banditi dalla legge “Le Chapelier”.
Dunque, essa ammette l’esistenza dei sindacati e del diritto di sciopero (e ci mancherebbe che non li ammettesse) e l’esistenza di associazioni/comunità di varia natura in cui rientrano appunto le Comunioni massoniche.
E l’enfasi sulla uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge, caro Sebastiano, come avresti capito se avessi letto meglio tutti gli articoli della Costituzione francese, a partire dal primo, non riguarda il fatto che tutti i cittadini siano uguali davanti alle legge mentre le associazioni/comunità non lo sarebbero o non potrebbero nemmeno costituirsi in quanto tali (principio cervellotico e degno di un mentecatto, per di più aberrante entro i confini di uno stato di diritto), ma, come subito dopo viene detto, i cittadini sono uguali,

“…senza distinzione di origine, di razza o di religione”,

che è poi un principio per cui si batterono proprio i Massoni rivoluzionari, compreso il buon Le Chapelier.

Alla domanda egualmente cervellotica e stolta che tu ci poni (anche se ti rivolgi a un singolo interlocutore immaginario, mentre sia questo che il passato articolo sono firmati collettivamente “I Fratelli di Grande Oriente Democratico”) successivamente:

“…di conseguenza la domanda che Le pongo, e che vale in ogni Paese, è: ma per potermi candidare alla Presidenza della Repubblica, devo obbligatoriamente “iniziarmi” o per lo meno scendere a compromessi con i massoni?”,

la risposta ovvia è: NO!
Non solo non esiste – né in Francia né altrove – alcun obbligo di farsi “iniziare” o scendere a compromessi con chicchessia per accedere a cariche pubbliche, ma constatiamo semmai, presso alcune fasce clericalmente orientate o culturalmente confuse della popolazione (come nel tuo caso) la pretesa opposta: e cioè che i Massoni siano privati del diritto di essere eletti o comunque di far pesare (come ogni altra associazione della società civile) le proprie opinioni e preferenze nell’ambito della libera, democratica e trasparente dialettica elettorale e/o della quotidiana vita istituzionale e sociale.
Ci sembra infatti che, ad esempio, la visita al Grande Oriente di Francia di alcuni candidati all’Eliseo (ufficialmente invitati) si sia svolta nella più limpida solarità e trasparenza, e persino con la riproduzione di un video postato su YOU TUBE.

In conclusione, auspicando che il quotidiano online “L’Intellettuale Dissidente” prenda quota e non muoia di performances insipienti, autolesioniste e sgangherate come quella che ci hai indotto a commentare, facciamo a tutti i membri della vostra redazione i nostri più calorosi auguri di buon proseguimento.
Magari, però, iniziando a prendere come punto di riferimento ideal-culturale non quel cattolico reazionario e schizofrenico di François-René de Chateaubriand (personaggio eponimo del liceo frequentato da molti di Voi), né il sopravvalutato Jean-Jacques Rousseau (tradizionalista, anti-moderno, illiberale e involuto come filosofo, nonostante qualche suggestione originale e apprezzabile; mediocre e persino infame come uomo) o altri tangheri di analogo profilo, bensì HOMINES come Montesquieu, Condorcet, Voltaire, Hugo, Zola, Camus, Foucault, Burdieu etc. (se proprio volete rimanere legati alla tradizione francofona in cui siete stati allevati), pensatori di indiscutibile statura morale e intellettuale.
Ad Maiora!

 

I  FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO

[ Articolo del 24-26 giugno 2012 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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