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L’Arte di Morire. Parte 3 di Sorella Assiotea

 

 

 

Proseguendo le analisi proposte in

L’Arte di Morire. Parti 1 e 2 di Sorella Assiotea

proponiamo ai nostri lettori:

 

I contenuti delle NDE (NEAR-DEATH EXPERIENCE) nella letteratura scientifica

L’essenziale è invisibile agli occhi
(Saint-Exupéry, Il piccolo principe)

Oltre alla sequenza  di 12 fasi di una NDE individuata da Raymond Moody, di cui abbiamo parlato nel precedente intervento, da altri ricercatori sono state proposte classificazioni alternative degli elementi che caratterizzano tali esperienze. Kenneth Ring, professore di Psicologia presso l’Università del Connecticut, nel 1980 (Life At Death: A Scientific Investigation Of The Near-Death Experience, Coward, Mc Cann & Geoghegan) ridusse a cinque le fasi indicate da Moody, per meglio farne risaltare la qualità esperienziale:

  1. la fase affettiva, associata alle sensazioni di pace assoluta, calma, rilassamento e beatitudine (presente nel 60% dei casi studiati da Ring);
  2. la fase dell’abbandono del corpo, che si accompagna alla cessazione di ogni sofferenza e alla visione dall’alto del proprio corpo, percepito come staccato e separato da sé, e alla chiara percezione di ciò che avviene intorno ad esso (rianimazione, dialoghi dei presenti ecc.). Questa esperienza è riferita dal 37% dei soggetti;
  3. la fase dell’arrivo in un ambiente scuro, di solito (ma non sempre) associato a sensazioni piacevoli (23%);
  4. la fase dell’arrivo in una luce straordinariamente intensa, ma non accecante, spesso attraverso un tunnel. La luce infonde un senso di amore incondizionato e di totale accettazione (16%);
  5. la fase della sperimentazione di un’atmosfera ultraterrena di incredibile bellezza, dove si sentono musiche meravigliose e si possono incontrare amici o familiari defunti. Talvolta a questo punto avviene la life review, il resoconto retrospettivo della propria vita  o l’anticipazione di eventi futuri (flashforward). A questo punto, si deve tornare indietro, con grande disappunto (10%).

Il dottor Michael Sabom, cardiologo di Atlanta inizialmente molto scettico sulle NDE, cominciò ad interessarsene dopo aver letto il libro di Moody, rivolgendo domande specifiche ai suoi pazienti e sentendo da uno di essi il resoconto straordinario di un’esperienza del genere. Nel 1982, nel libro Recollections of death: A medical investigation (New York, Harper & Row), egli classificò tre tipi di NDE:

  1. La NDE autoscopica  o meglio extracorporea, riscontrata nel 53% dei pazienti da lui esaminati fra quelli che avevano vissuto una NDE. Il termine autoscopia è improprio, perché designa il doppio del corpo fisico che viene percepito frontalmente ad esso in certe esperienze per lo più di tipo psicotico, mentre nelle esperienze extracorporee la visione è dall’alto e in soggettiva. La caratteristica saliente di questa esperienza è la separazione della coscienza dal corpo (O.B.E., Out of Body Experience). I soggetti riferiscono di aver visto dall’altezza del soffitto quanto avveniva intorno al loro corpo, percepito come estraneo,  sono in grado di riportare con grande precisione azioni, parole, manovre di rianimazione avvenute mentre erano in stato di arresto cardiaco e in completa incoscienza, sanno descrivere ambienti e strumenti usati dal personale sanitario. Non riescono a comunicare con le persone intorno a loro, anche se le vedono e le odono. Possono muoversi istantaneamente in qualunque luogo, vedere o ascoltare quello che vogliono solo con un atto di volontà; possono attraversare i muri o altre persone. Il rientro nel corpo coincide con il momento in cui le manovre di rianimazione hanno successo. Sabom verificò che i resoconti degli eventi e degli ambienti percepiti durante le NDE erano in gran parte attendibili e non frutto di immaginazione o di ricordi di scene viste in un film.
  2. Le NDE trascendentali (54% dei casi) riferiscono di un’atmosfera ultraterrena: trovarsi in uno spazio vuoto e scuro, una sensazione di pace assoluta, la visione di una luce molto brillante, ma non accecante, alla fine di un tunnel, attraverso il quale ci si sente risucchiare verso l’alto fino a ritrovarsi in un ambiente paradisiaco. Circa la metà dei pazienti studiati da Sabom riferiva di aver comunicato in modo non verbale con esseri di luce (parenti o amici defunti o entità spirituali). Spesso la comunicazione aveva per oggetto la decisione di tornare indietro, nel corpo fisico. A questo tipo di esperienza può associarsi il resoconto retrospettivo della propria vita o la percezione di un confine (una porta, un cancello, una siepe, un fiume ecc.) che non si può oltrepassare.
  3. Una combinazione dei primi due tipi di esperienza (20% dei casi).

Da rilevare, nel resoconto di Sabom, il fatto assai comune che il personale medico ignora spesso l’esistenza di tali esperienze perché i pazienti sono molto restii a condividerle con loro, nel timore di incontrare un atteggiamento scettico e di essere giudicati come visionari e labili di mente. Sabom si accorse di quanto fossero frequenti le NDE solo quando cominciò a porre precise domande ai suoi pazienti cardiologici con disposizione d’animo aperta.
In un importante articolo del 1983 (The Near-death experience Scale: Construction, reliability and validity, Journal of Nervous and Mental Desease, 171, 369-375), lo psichiatra Bruce Greyson, ora Professore Emerito di Psichiatria e Neuroscienze comportamentali, dopo aver diretto per molti anni il relativo dipartimento all’Università della Virginia, propose uno strumento psicometrico per misurare la profondità delle esperienze di quasi-morte, la Scala di Greyson, che viene ormai usata abitualmente in questo ambito di ricerche. Greyson individuò 80 caratteristiche delle NDE, che riassunse in 16 elementi, a loro volta raggruppati in quattro categorie o componenti:

  1. la componente cognitiva, che comprende la perdita del senso del tempo, l’accelerazione dei pensieri, la revisione panoramica della propria vita, la precognizione e l’accesso alla conoscenza universale;
  2. la componente affettiva, che include la sensazione di pace, di beatitudine, di unità cosmica e la percezione di una luce brillante, ma non accecante, e di un senso di infinito amore e accettazione;
  3. la componente paranormale, alla quale vengono ricondotti una capacità potenziata di udire e vedere, la consapevolezza di eventi remoti nello spazio e e nel tempo, le premonizioni o le visioni profetiche e l’esperienza extracorporea;
  4. la componente  trascendentale (che sarebbe più corretto definire trascendente), che comprende il viaggio in un mondo ultraterreno, l’incontro e la comunicazione con esseri di luce e persone defunte, la percezione di un essere mistico, il raggiungimento di un confine.

Greyson rileva come le componenti riportate più frequentemente sino quelle affettive e trascendenti, mentre quelle cognitive e paranormali risultano meno frequenti, pur risultando particolarmente interessanti e problematiche.
Ciascuna classificazione consente di fare luce su alcuni aspetti delle NDE e quindi contribuisce a delineare il quadro complessivo dei contenuti dell’esperienza. Nel prossimo intervento riprenderemo questo tema in modo analitico.
SOROR ASSIOTEA.

PS: suggeriamo di visionare, inoltre:

DRP e GOD celebrano a loro modo la Festa delle Donne

“TRAME DI POTERE- Il Potere: come si forma e come si manifesta tra populismi e pensiero unico”, articolo pubblicato sul  sito Roosevelt Movement UK-London

“POWER GAMES: How power is created and maintained”, article published on Roosevelt Movement UK-London website

 

LE SORELLE E I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO (www.grandeoriente-democratico.com)

[ Articolo del 2-8 marzo 2017 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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