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In Memoria di Giuseppe (Pino) Abramo, passato all’Oriente Eterno. By Gioele Magaldi

 

 

 

 

Caro Pino, e così te ne sei andato.
Prima del dovuto.
Prima del dovuto rispetto ai desideri di quelli cui hai voluto bene sino alla fine.
Quelli a cui so che mancherai sinceramente.
Prima del dovuto anche rispetto ai desideri di alcuni di quelli cui un tempo volevi bene (ultra-ricambiato), ma dai quali, a un certo punto, le miserie della vita sedicente iniziatica e di quella profana ti hanno allontanato (e mi riferisco al sottoscritto, ad esempio).
Il Grande Oriente d’Italia, il 26 maggio scorso, ha diramato il seguente comunicato:

 

 

Roma, 26 maggio 2014
Addio al Gran Maestro Onorario Pino Abramo. Bandiera a mezz'asta a Villa "Il Vascello".
Bandiera a mezz'asta a Villa "Il Vascello" in segno di lutto per la morte del Gran Maestro Onorario Pino Abramo, che si è spento ieri a Roma all'età di 81 anni. Il Gran Maestro Stefano Bisi, i membri della sua giunta e tutta quanta la Comunione si stringono con grande commozione intorno alla moglie Anna e alla famiglia in questo momento di dolore.

Gran Maestro Onorario dal 2011, carica che gli fu conferita per acclamazione da oltre mille fratelli riuniti nel Tempio durante i lavori della Gran Loggia di Rimini, dopo che dal 2001 aveva ricoperto l'incarico di Gran Segretario, Abramo, è stato a lungo un punto di riferimento per il Grande Oriente.

Studioso di Sacra Scrittura, della Cabala e del pensiero ebraico, ha pubblicato numerosi contributi scientifici, tra i quali il libro "Il Cantico dei Cantici" e la "Tradizione Cabalistica. Trascendenza e immanenza nell'unione fra maschile e femminile" (Bastogi Editrice). E' stato anche relatore in importanti convegni internazionali.

Il ricordo dell'ex Gran Maestro Gustavo Raffi

"Se n'è andato un grande massone, un amico, una persona speciale". Con profonda commozione l'ex Gran Maestro Gustavo Raffi ricorda Pino Abramo, che è stato per oltre dieci anni il suo più stretto collaboratore e che durante la sua gran maestranza ha ricoperto l'incarico di Gran Segretario. "Pino era un uomo di grandissima cultura e di una straordinaria e raffinata intelligenza", ha sottolineato Raffi, che ha appreso la notizia della scomparsa di Abramo mentre si trova all'estero. "Era uno studioso appassionato di storia, filosofia e grandi religioni e in generale di spiritualità umana. Mi mancherà moltissimo", ha aggiunto l'ex Gran Maestro. "In questo momento -ha concluso- il mio pensiero va anche alla moglie Anna e alla figlia Antonella. Al loro dolore, al quale mi unisco".

 

 

Sono certo che molti fratelli del GOI che abbiano appreso in questo modo del tuo passaggio all’Oriente Eterno, avranno condiviso le sentite condoglianze espresse da Gustavo Raffi, da Stefano Bisi e dagli altri membri dell’attuale Giunta.

Caro Pino, per parte mia ho saputo di quanto era accaduto proprio lo scorso lunedì 26 maggio, prima che fosse diramato il comunicato ufficiale di Palazzo Giustiniani.
L’ho saputo per telefono, da un fratello avvocato che mi ragguagliava su questioni giudiziarie che ci vedevano entrambi coinvolti, l’un contro l’altro armati.
L’ho saputo e non ho potuto controllare il pianto.
Un pianto irrefrenabile, insistente, venuto dalle profondità della mia anima a ricordarmi sentimenti ed emozioni che avevo sepolto sotto la rabbia e i conflitti di questi ultimi anni.
Ho cercato conforto tra le braccia di mia moglie Irene, che non riusciva a capire cosa fosse successo e, una volta appreso dell’accaduto, pur dispiaciuta, non riusciva a capacitarsi di tutto questo dolore improvviso e devastante sgorgato dalle mie viscere, da qualche oscura prigione infera che avevo così meticolosamente chiuso a chiave nel corso del tempo.
In successivi flash, ho rivisto le tante miserie che ci hanno disunito, le piccolezze e le meschinità di chi ha alimentato la nostra disunione, i miei e i tuoi errori, le cose che tu potevi risparmiarti di fare contro di me e contro persone a me care, la mancata saggezza e lungimiranza che, nel maledetto autunno 2005, non mi consentirono di comportarmi come avrei dovuto e potuto, innalzandomi al di sopra del veleno e della truce malevolenza altrui.
In quel tempo, io ho commesso molti errori.
Errori che non mi fanno onore, ma che in seguito mi hanno aiutato a crescere, sia come uomo che come iniziato.
In quel tempo, anche Tu hai commesso molti errori.
Errori che non ti hanno fatto onore…ma che oggi, nel mio ricordo, sfumano e svaporano dinanzi a sentimenti di rimpianto, dolore e malinconia per quello che fu, che avrebbe potuto essere, ma che ad un certo punto non è più stato.
Tutto quello che di brutto è seguito fra noi, nasce di li.
Da quel tempo.
Un tempo segnato dall’insipienza egoica e contro-iniziatica di tutti e di ciascuno fra gli attori coinvolti, nessuno escluso.
Eppure, in mezzo alle lacrime di lunedì scorso e, intermittenti, di questi giorni e di queste ore (mentre scrivo faccio delle pause…e asciugo il mio viso con l’avambraccio, quando sono costretto a fermarmi perché troppo turbato per proseguire), si fa largo nel mio animo una convinzione.
Ieri, un fratello che commentava con un altro, davanti a me, i nostri trascorsi così controversi, affermava che, per tanti anni, io, Gioele Magaldi, ero stato comunemente considerato, in giro, come il figlio maschio di Pino Abramo.
Quel figlio maschio che tu non avevi avuto- padre affettuosissimo, attento, presente e protettivo di tua figlia Antonella, tuttavia- ma che ritenevi di aver trovato nel sottoscritto, che volentieri ricambiava questa forma di affetto così speciale, reputandoti una sorta di padre putativo.
Ed ecco imporsi, fra tante emozioni contraddittorie (rabbia, affetto, rancori, risentimenti, rimpianti, dolore, commozione, di nuovo rabbia e sdegno per come mi sono sentito pugnalato alle spalle da te…e poi di nuovo affetto e dolore), questo strano tipo di convinzione.
Entro i vortici ingannevoli dell’Eternità, in qualche dimensione parallela o in qualche universo spazio-temporale alternativo a questo, in uno degli infiniti mondi bruniani, io e te siamo ancora insieme a ridere, scherzare, discettare di kabbalah (magari quella di Isaac Luria, che era il tuo autore preferito…e al solo ricordo di questa cosa e delle immagini che appaiono nella mia mente, mi viene un nodo in gola e le lacrime tornano a inondarmi il viso, per qualche arcana e inaspettata ragione).
Ci vedo.
E vedo intorno a noi tutti quei fratelli che pure non sento e non vedo materialmente da un pezzo, coinvolti a vario titolo in quelle miserie che spezzarono la Monte Sion, nel periodo autunno 2005-primavera 2007, dopo anni di entusiasmi e passioni iniziatiche condivise e cementate da un affetto che sembrava dover durare per sempre…
Ci vedo nelle belle serate e mattinate trascorse a Licenza, a San Martino, in una remota gita a Spoleto con altri fratelli, per le strade antiche di Roma, a Villa Medici del Vascello, in varie case romane, durante le sessioni rituali o informali della Monte Sion…
Rivedo e risento quelle discussioni appassionate sui fondamenti primi e ultimi della realtà, sulle tradizioni esoteriche o su più prosaiche questioni di politica massonica.
In qualche dimensione parallela o in qualche universo spazio-temporale alternativo a questo, in uno degli infiniti mondi bruniani, quell’amicizia e quell’affetto che ci avevano legati per anni non sono franati miseramente come è accaduto in questo universo…come è accaduto quasi 10 anni fa, dopo che negli anni precedenti ci eravamo trattati e considerati quasi come un padre e un figlio.
Mi sei mancato, in questi anni, caro Pino.
E adesso mi mancherai anche di più, perché non abbiamo avuto il tempo, la volontà e la saggezza di riconciliarci prima della fine, almeno di questa fine, in questo bellissimo e insieme miserevolissimo posto chiamato Terra, che Ivan (il nostro Ivan Mosca) definiva una grande prigione, quando era in vena di risonanze gnostiche.
Mi mancherai e non potrò dimenticarti mai.
Né potrò dimenticare l’affetto, le attenzioni e le insistenze con cui volesti che entrassi in Massoneria, nella tua Monte Sion, nonostante i dubbi e le incertezze di mio padre Sergio, che fu poi tuttavia felicissimo nel condividere con me, con te e con tanti altri fratelli, anni memorabili di vicinanza umana e intellettuale.
Mi mancherai e mi manchi, con tutte le tue luci e le tue ombre, ma non dimentico quella bella frase che eri solito dire, pressappoco così, nei momenti più autentici della tua vocazione iniziatica: “Ricordati, Gioele, ricordatevi tutti, che alla fine si tratta soltanto di restituire all’Eterno, alla Fonte delle Luci, quella piccola scintilla divina che alberga in ciascuno di noi, e che siamo chiamati a lavorare, a levigare come una pietra, a rendere meno sozza e opaca di quanto è divenuta a contatto con questo mondo e le sue miserie…Restituire questa scintilla al suo originario splendore o almeno provarci, fintanto che essa non decida di abbandonarci per tornare a celarsi nell’Oceano dello Spirito”.

Ad Anna, tua moglie -che mi ha voluto bene (da me ricambiata) anche oltre le miserie su cui io e te ci siamo contro-iniziaticamente accapigliati - e ad Antonella - tua figlia, che non vedo da tanti anni - ho inviato ieri un telegramma che recita così:

“Vi stringo con commozione, rimpianto e affetto in questo momento di dolore. Un dolore che è anche il mio, nel ricordo di un uomo cui ho voluto molto bene, nonostante le miserie che ci hanno diviso negli ultimi anni. Gioele (con Irene)”

Non sono venuto al tuo funerale di ieri, non ho ritenuto di presentarmi davanti alle tue spoglie mortali, prima di aver parlato con te su un piano animico, come sto facendo ora.
Ti ricordi, Pino, quando mi facesti quella bellissima telefonata in cui mi lodavi per la squisitezza- a tuo dire di allora- della mia dimensione animica, così come l’avevi trovata espressa in quella raccolta di poesie che ti piacque tanto, Ut Philosophia Poesis?
Ho il ricordo di quelle tue belle parole di tanti anni fa (era il 2003) ancora nelle mie orecchie, mentre di nuovo faccio fatica a proseguire nello scrivere a causa dell’emozione e delle lacrime.

Il mio augurio, per Te che ci hai preceduto all’Oriente Eterno, per tutti Noi che siamo ancora qui a sgrossare faticosamente la pietra della nostra compagine psico-fisica e pneumatica, è che questo lavoro, alla fine, ci meriti un giusto salario presso la più luminosa officina del Grande Architetto, al di là delle molte vicissitudini e delle miserie umbratili che avremo dovuto affrontare.
A rivederci nella Luce, caro Pino.

Tuo Gioele, nonostante tutto, nonostante tutti e anche nonostante me stesso.

[ Articolo del 25-29 maggio 2014 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per comunicazioni, scrivete a: info@grandeoriente-democratico.com