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In Difesa (una tantum) del Fratello Silvio Berlusconi

 

 

 

 

Sui recenti posizionamenti e ri-posizionamenti politici di Silvio Berlusconi si è espresso con grande sagacia Francesco Maria Toscano in

L'azzardo di Berlusconi e i rischi di Bersani, articolo del 7 dicembre 2012 by Francesco Toscano per Il Moralista (clicca per leggere).

Molto caustico, con lo stesso Berlusconi e con i suoi “servi cinici”, l’articolo

“Siamo uomini o caporali?” by B.M. (clicca per leggere).

Notoriamente, non siamo mai stati e mai saremo teneri con Berlusconi e il berlusconismo, ma ci fa una certa impressione leggere articoli come il seguente, a firma Andrea Tarquini di Repubblica:

 

L'Europa infuriata per la crisi italiana.
Schulz: Berlusconi minaccia stabilità Ue

Il presidente del Parlamento europeo attacca il Cavaliere. E uno dei membri tedeschi della Bce lancia un monito all'Italia: "Chiunque governerà dopo le elezioni, dovrà proseguire sulla strada di Monti". Ma le dimissioni del premier fanno paura anche al sud del continente
dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI        

BERLINO - Allarme in tutta l'Unione europea, Silvio Berlusconi definito dalla Sueddeutsche Zeitung "der boese Geist", lo spirito malvagio, torna in scena e vuole vincere: che ne sarà dell'eurocrisi, dell'eurozona, dei soldi che i popoli di 17 paesi europei hanno in tasca e in banca? L'inquietudine si coglie chiaramente. Le parole più forti arrivano dal presidente del Parlamento europeo Schulz: "Berlusconi è il contrario della stabilita" ed il suo ritorno può essere una minaccia per l'Italia e per l'Europa", ha detto alla vigilia della consegna del Premio Nobel per la pace all'Unione europea a Oslo.

L'Europa trema davanti alla prospettiva d'un ritorno di Berlusconi, titola Spiegel online oggi pomeriggio fotografando la situazione di trauma inatteso. E Joerg Asmussen, uno dei due membri tedeschi del board della Banca centrale europea, in dichiarazioni rilasciate a Bild ha lanciato un severo monito all'Italia, accompagnato da una lode incondizionata al presidente del Consiglio dimissionario. "Mario Monti", ha detto Asmussen, certo parlando non senza l'assenso di Angela Merkel, "in poco tempo ha saputo realizzare moltissimo, con lui l'Italia ha riconquistato la fiducia degli investitori, e il suo governo ha portato avanti il processo di consolidamento del Bilancio". Fin qui la lode e l'onore del commiato a Monti, poi ecco il duro e chiarissimo monito del super-eurobanker tedesco: "Chiunque dopo le elezioni governerà l'Italia, un paese fondatore dell'Europa, dovrà proseguire sulla via del corso politico e di risanamento di monti con la sua stessa serietà". Qui nella prima potenza europea come nelle altre capitali e regioni che contano nel Vecchio continente. E le dimissioni di Mario Monti, l'uomo che un po' tutti da Berlino a Francoforte, da Helsinki a Varsavia chiamavano affettuosamente 'Supermario', sono un pugno nello stomaco, la perdita d'una certezza o speranza di risanamento. Vediamo le reazioni e l'atmosfera, caso per caso.

GERMANIA- Silenzio ufficiale, ma la preoccupazione è evidente. Stiamo a vedere adesso quale esito avranno le elezioni, si pensa qui nella capitale federale. Secondo analisti autorevoli, come gli editorialisti del quotidiano liberal di Monaco, non conta il fatto che il Pdl sia a livello europeo nel Partito popolare europeo, cioè nella stessa famiglia politica della Cdu Csu di Angela Merkel. Le incompatibilità tra linea di rigore alla tedesca seguita da Mario Draghi e fino a ieri da Monti, e gli attacchi populisti di Berlusconi ora padrone del Pdl contro i 'Diktat di Angela' allarmano troppo. La paura appena confessata sottovoce è che una vittoria di questo centrodestra di nuovo guidato dallo 'spirito malvagio' peggiori conti pubblici, rating e situazione italiana in generale. E allora sarebbero guai letali per l'euro e per tutti. Anche per la prima potenza europea: l'Italia ancora grande paese industriale tra i primi al mondo e membro del G8 è troppo grosso per poter essere salvato, se cade. Anche negli ambienti del BDI, la Confindustria tedesca, alte fonti  -  quindi non certo voci di sinistra - hanno recentemente espresso in colloqui riservati con Repubblica opinioni di ribbrezzo sul conto del Cavaliere.

FRANCIA. Povero François Hollande, non bastavano crisi interna, calo di popolarità e corsa dei ricchi verso il Belgio per pagare meno tasse. Il nuovo presidente francese, con l'Italia di Monti, aveva costituito un asse di paesi virtuosi ma decisi a battersi per la crescita, e a negoziare da amici ma se necessario anche con toni duri con il gruppo rigorista guidato dalla forte Germania di 'Angie'. Adesso Hollande ha perduto l'alleato-chiave che aveva ridato peso alla politica francese in Europa. Da sola, a fronte di Berlino e degli altri rigoristi, una Quinta repubblica declassata dalle agenzie di rating e in grave crisi economica e sociale non può farcela, teme di dover persino lei aver bisogno in futuro di aiuti dei fondi salvastati. E non sarà certo un centrodestra italiano in pugno a Berlusconi ad aiutarla.

REGNO UNITO  -  Fastidio anche negli ambienti politici di Londra. Il premier David Cameron è un conservatore serio, avrà mille difetti ma il suo governo di coalizione con i liberali di Nick Clegg detesta ogni populismo. Sulla stessa linea sono al New Labour, vicinissimi al Pd italiano. I media britannici sono sempre stati tra i più attenti e severi a denunciare scandali, fallimenti e arroganza del Cavaliere. La City non chiude mai gli occhi sul pericolo dei suoi populismi e della sua passata fallimentare politica di conti sovrani.

SPAGNA  -  Paradossalmente problemi anche per il premier conservatore iberico Mariano Rajoy: la caduta del risanatore Monti e l'ascesa di promesse populiste gli renderanno ancor più difficile affrontare le contestazioni di piazza e del paese contro le durissime misure annunciate a Madrid.

EUROPA CENTRO-ORIENTALE. La Polonia, cioè il più dinamico paese ex colonia sovietica, e insieme a Svezia e Finlandia una delle economie della Ue che sono più cresciute, non ha nulla da guadagnare dal ritorno di Berlusconi. Il governo liberal del premier Donald Tusk e del ministro degli Esteri Radoslaw 'Radek' Sikorski, che vanta un debito sovrano attorno appena al 50 per cento del pil e aziende e ceto medio in crescita, e intanto affronta finalmente dure riforme (pensioni, sanità) già teme il rallentamento dell'economia tedesca ed europea. Un rischio di aggravamento dell'eurocrisi a causa di venti populisti romani appare letale anche per Varsavia 'tigre della nuova Europa'. E rafforza l'euroscetticismo cavalcato dall'opposizione nazionalista di Jaroslaw Kaczynski. In tutto il centro-est solo due leader forti sicuramente gioiscono. Il presidente russo Vladimir Putin e il premier-autocrate nazionalconservatore e antieuropeista ungherese Viktor Orbàn, amici dichiarati di Berlusconi. Berlusconi da cui Orbàn ha avuto anche consiglieri politici per costruire il suo partito e il suo sistema di potere.

NORDEUROPA. Peggio che mai per l'immagine dell'Italia, e in più nuove nubi di paura dell'Europa e rischio di rafforzamento dei populisti, dagli Sveriges demokraterna a Stoccolma ai Peerus Suomalaiset (autentici finlandesi) a Helsinki. Pochi giorni fa, all'inviato di Repubblica a Helsinki, l'uomo-chiave del Grande nord nell'eurozona, cioè il giovane, poliglotta, plurilaureato, efficientissimo e popolare ministro finnico per gli affari europei Alexander Stubb, rigorista ma europeista e ammiratore dell'Italia che produce e dei suoi tentativi di rigore, aveva detto: "E'un bene per l'Europa che esistano i due Supermario, cioè Monti e Draghi, io conosco Monti da lunghi anni e lo stimo profondamente, sta tentando di affrontare con successo la crisi, noi che dopo il '90 avemmo una crisi con crollo del pil del 20 per cento e crack bancario grave sappiamo quanto sia difficile ma lo ammiriamo". Ecco, adesso persino la cara, efficiente Finlandia si sente, dopo Monti, con un amico in meno. E di Berlusconi a Helsinki ricordano tutti le volgari battute sulle leader politiche finniche, molte e tutte bravissime visto anche che la Finlandia non è certo un paese di veline bensì il primo paese al mondo che nel 1906 dette il diritto di voto alle donne, il paese meno corrotto del mondo e uno dei primi nelle pari opportunità. Da queste idee di modernità europea, siano esse finniche polacche tedesche o francesi, l'Europa teme ora che l'Italia si allontani.”

 
Questo Tarquini si vergogni per il carattere strumentale, volgarmente fazioso e repellente del suo articolo, dove mescola opinioni personali a una enfatizzazione subalterna, leccapiedi e senza spirito critico dell’arroganza di alcuni notabili europei.
E si vergogni soprattutto Jörg Asmussen (sedicente socialdemocratico…roba da pazzi!) uno dei due membri tedeschi del Board della BCE, il quale osa interferire con la sovranità del popolo italiano e con il suo sacrosanto diritto di rimettere in discussione le nefaste politiche dell’Agenda Monti (poco importa, dal punto di vista democratico, se a operare tale messa in discussione sia Berlusconi, Bersani o un altro leader).
Si vergogni, Asmussen, e magari si dimetta, essendo inconcepibile e inaccettabile che il membro del consiglio di amministrazione di una Banca Centrale si permetta di dettare le priorità e le opzioni politiche a un Paese che, come egli stesso ricorda, è tra i fondatori della UE e dell’eurozona, oltre a far parte del G7 e del G8.

Quanto alle presunte meraviglie del Governo Monti e della governance europea attuale della crisi, consentiteci qualche rumorosa pernacchia.
Piuttosto, Tarquini, Asmussen, Schultz (i due tedeschi sono ipocriti della peggior specie: presunti socialdemocratici che, tra una ciancia e l’altra, nella sostanza difendono pedissequamente le omicide politiche ultra-destrorse di Rigore e Austerità by Merkel & Partners) e compagnia cantante italofona, germanofona o di altro idioma, di destra o di sedicente sinistra, si vadano a leggere il bel libro di Emiliano Brancaccio: L’austerità è di destra. E sta distruggendo l’Europa, Il Saggiatore, Milano 2012.
Gli uni (a destra) se lo leggano per essere costretti ad ammettere che il vero nemico del Progetto europeo non è la destra stracciona, arretrata, opportunista e un po’ cialtrona che si riuniva o ancor si riunisce sotto i vessilli di Berlusconi, bensì proprio la destra ideologica iper-mercatista, austera, robotica, sobria e gelidamente cinica e predatrice di cui Mario Monti, Mario Draghi, Angela Merkel e altri sono i perfetti rappresentanti, con il collaborazionismo di ambienti e personaggi nominalmente sinistrorsi.
Tutti costoro stanno offrendo a milioni di cittadini l’immagine e la prassi quotidiana di un’Europa matrigna e omicida dei suoi figli.
Gli altri (a sinistra) si studino il saggio di Brancaccio per uscire dall’equivoco che si possa essere contemporaneamente fiancheggiatori di politiche austere, inique, classiste e crudelmente devastatrici degli interessi di intere popolazioni (specie nelle sue componenti più deboli) continuando a considerarsi dei progressisti.
E tanto per aiutarsi a riflettere in modo meno insipiente su quali siano gli interessi davvero in gioco (altro che il report surreale di Andrea Tarquini), si legga anche

DRP: a Omnibus su La7 di domenica 9 dicembre 2012 un ottimo Giulio Sapelli e il solito pessimo Tobias Piller, proconsole ciarlatano di Frau Merkel & Compari (clicca per leggere).

Certo, Silvio Berlusconi è un abile e spregiudicato illusionista (non un vero “mago”); un consumato politicante (non un vero statista); un individuo talmente privo di convinzioni e principi ideali da aver corteggiato fino a poco tempo fa il Fratello Monti affinché accettasse la guida di un nuovo centro-destra (con il sempreverde Fratello Silvio azionista di maggioranza).
E se Monti avesse accettato, state pur certi che il Berlusca ne avrebbe magnificato l’opera, anziché denigrarla.
Ma l’opportunismo plateale e scandaloso di Berlusconi è un problema che riguarda la sua controversa biografia (geniale imprenditore, formidabile mietitore di consensi, governante inetto e privo di bussola), il che nulla toglie alle verità sconcertanti contenute nelle motivazioni ufficiali per le quali il PDL ha marcato le distanze dall’attuale esecutivo montiano: l’Italia è a pezzi e il Governo tecnocratico in carica da un anno ha peggiorato tutti gli indicatori economici, nella sua perversa subalternità ad una Euroburocrazia culturalmente germanocentrica e proterva nella sua corsa verso l’abisso della recessione/depressione.

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO (www.grandeoriente-democratico.com)

[ Articolo del 10 dicembre 2012 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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