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Gioele Magaldi e Rodion: scambio epistolare a proposito del Socialismo Liberale

 

 

 

 

In data 23 maggio 2014, ore 1:59, “Rodion”, raffinato e colto “top commentatore” e firmatario anche di interessanti articoli sul Blog “Il Moralista” (www.ilmoralista.it), faceva pervenire la seguente mail al nostro Gran Maestro Gioele Magaldi:

 

“Caro Gioele,

mi prendo l'iniziativa di scrivere direttamente, per semplice spirito
filantropico.

Conosco il lavoro di divulgazione del GOD tramite l'eccellente Francesco
Toscano, di cui mi sento di esprimere la miglior considerazione possibile
per l'attitudine umana e sociale che dimostra quotidianamente con il suo
impegno ne Il Moralista.

Sono vicino a, e sostengo quel piccolo gruppo di intellettuali che si è
distinto per ciò che considero libertà di pensiero, spirito indipendente,
umanità e profondo amore per il sapere e la cultura.  Soprattutto, a
dispetto di qualsiasi legge immanente sulla categoria in questione,
sono... intellettualmente onesti.

L'indagine e la speculazione si sono concentrate su temi di politica
economica, coinvolgendo nel dibattito una interessantissima eterogeneità
di profili, sia per formazione culturale, sia per sensibilità sociale.

Un prodotto di questo atipico ma raffinato laboratorio del pensiero, è
stata una spietata critica al pensiero democratico e progressista
dominante. In particolare - e qui ho provato a dare un personale
contributo grazie allo spirito socratico di Francesco su Il Moralista - è
stato oggetto di importante discussione quel pensiero democratico liberale
e "federalistico" che ha trovato sempre più  accoglienza nel dopo guerra
tra i progressisti.

L'osservazione che si può fare facendo un'analisi della storia del
pensiero economico, è che il "federalismo spinelliano" risente, come egli
stesso fra l'altro ammette, della contaminazione del liberoscambismo di
Robbins e dell'influenza di Einaudi, che era in stretto contatto con la
scuola austriaca di von Mises e von Hayek e con quella ordoliberale di
Röpke.

Insomma, dagli spunti di riflessione che si propone, emerge che
federalismo, liberalismo e socialdemocrazia non possono pacificamente
convivere sotto la stessa bandiera.

Gli articolisti del sito del GOD non hanno dato segni di apprezzare la
critica, come riflessione sulle gravissime sconfitte subite e aiuto per un
esiziale cambio di rotta, ma ho l'ottimismo di credere che siano solo
incomprensioni dovute all'approccio bislacco in cui sono nati stimoli e
suggestioni e, soprattutto, precomprensioni dei testi che speculano su
temi trattati in modo infimo da decenni.

Come appassionato socialdemocratico ho provato a fare una profonda critica
al pensiero di chi parteggia per la diffusione universale dei Diritti
dell'Uomo. Diritti che passano obbligatoriamente dall'art.3 comma 2 Cost.
che i paesi a capo del processo di mondializzazione non hanno ancora
conosciuto.

Non so praticamente nulla del GOD, ma dopo gli interventi sui temi
sollevati su Il Moralista ho avuto modo di apprezzare la finezza
intellettuale delle considerazioni fatte dagli articolisti, e avrei
auspicato ad un confronto più incisivo. Ho l'insopprimibile illusione che
con le idee si possa cambiare il mondo.

Considerando che non entro in merito di ciò che è "backoffice", che non
mi compete, si auspica di poter supportare ciò che è il "frontoffice",
ovvero le idee che "operativamente" muovono gli uomini.

Magari, conoscendo l'opera filologica e di divulgazione più
approfonditamente, potrebbe nascere interesse a sostenere questo tipo di
attività: mi permetto di suggerire il nome di xxxxxxx, con mail xxxxxx

Chissà se dopo un confronto non possano nascere sinergie da realtà
apparentemente tanto diverse?

Un sinceramente preoccupato, ma caparbio,

R.R.R.

 

 

Il nostro Gran Maestro, alle ore 11:57 dello stesso 23 maggio 2014, rispondeva così:

 

“Caro "Rodion" (?), ho seguito, seppure in modo un po’distratto, alcune dialettiche cui mi accenni.
Ho anche invitato i miei collaboratori di GOD ad approfondire meglio e con la massima pacatezza, nel futuro, quel fecondo confronto critico di cui tu, giustamente, rivendichi l'importanza.
Ciò, anche al di là delle differenti interpretazioni di alcuni snodi politico-ideologici essenziali.
Ad esempio, neanch'io, al pari della maggioranza dei miei fraterni collaboratori, condivido la tua convinzione che


"il "federalismo spinelliano" risente, come egli
stesso fra l'altro ammette, della contaminazione del liberoscambismo di
Robbins e dell'influenza di Einaudi, che era in stretto contatto con la
scuola austriaca di von Mises e von Hayek e con quella ordoliberale di
Röpke."

Spinelli non apprezzava affatto Einaudi e il suo liberismo e men che mani quello di von Mises e von Hayek.
Spinelli apprezzava modelli alla Beveridge o Keynes, i quali a loro volta erano stati duramente avversati proprio da Einaudi.
Apprezzare il liberoscambismo è una cosa (accomuna ogni sostenitore della libera economia di mercato e della libera proprietà privata dei mezzi di produzione, la cui alternativa è la proprietà pubblica dei mezzi di produzione, cioè il socialismo totalitario, cioè il comunismo), ma poi esiste una divaricazione abissale tra chi si voglia affidare esclusivamente alla mano invisibile del mercato e chi ritenga che Stato e mercato possano e debbano cooperare insieme per costruire una società non soltanto libera, ma anche equa e prospera per tutti i suoi membri.
Questa è storia, e non la si può mistificare in modo approssimativo e confusionario, per quanto brillante.

E, sempre al contrario di quanto sostieni tu, io sono ultra-convinto che solo riuscendo ad integrare sapientemente liberalismo politico, liberismo economico (libera economia di mercato e libera concorrenza sempre e comunque, a meno che, come già sosteneva il liberal-socialista massone John Stuart Mill, non vi siano industrie che, per crescere e diventare solide e competitive, abbiano bisogno di un periodo di chirurgico "protezionismo") e socialismo democratico (il che comporta la libera facoltà anche per lo Stato di intervenire nell'economia, sia per regolare, correggere e integrare le imperfezioni del mercato, sia per garantire piena occupazione, lungimiranti piani industriali e sapienti investimenti pubblici in infrastrutture, grandi, medie e piccole opere, manutenzione del territorio, attività di servizio utili alla collettività, etc.), saremo in grado di offrire una vincente prospettiva politico-ideologica per il XXI secolo.
Una prospettiva liberal-socialista o socialista-liberale che, ad esempio, in termini di riforma del mondo del lavoro, dovrà prevedere tra i diritti dell'imprenditore quello di assumere un giorno e licenziare il giorno dopo, senza alcun tipo di lacci e lacciuoli.
Ma, tra i diritti costituzionali di ogni lavoratore e cittadino, dovrà contestualmente prevedere il diritto universale e sostanziale al lavoro (dignitosamente retribuito), al fatto di non rimanere mai disoccupato (se non per propria scelta) e, qualora licenziato, di essere immediatamente riassunto altrove, nel settore pubblico o in quello privato.
Questo è uno dei tanti esempi di potenziale e sapiente integrazione tra liberalismo e socialdemocrazia: massima libertà imprenditoriale dei privati, ruolo strategico, regolatore e investitore da parte dello Stato, diritto inalienabile- sancito costituzionalmente- alla piena occupazione per tutti e per ciascuno.
Come insegnava il fratello massone progressista John Rawls, le disuguaglianze economiche (legittimate dalla diversità dei talenti e delle capacità di iniziativa e non da privilegi o predazioni di sorta) si giustificano soltanto se arrecano contestuali benefici ad ogni membro della cittadinanza, senza lasciare nessuno escluso dall'accesso e dalla fruizione di uno standard accettabile di prosperità.
Comunque, caro "Rodion", ti inviterei a dichiararmi lealmente il tuo nome e cognome (così come tu conosci il mio) e, qualora interessato a proseguire in termini teorici e pratici un percorso comune con me (e con quelli che sono con me), nell'edificazione di una società più libera, equa e fraterna (cioè più liberale, libertaria, pluralista, democratica e socialista allo stesso tempo), potrai contattarmi direttamente al xxxxxxx.
Presentandoti con nome e cognome, non con pseudonimi, in omaggio alla massima lealtà e trasparenza comunicativa.
Un caro saluto e ad maiora.
Gioele”

 

Abbiamo voluto pubblicare questo scambio epistolare, nella convinzione che esso possa servire ad alimentare costruttivamente quello che sarà il dibattito politico-ideologico più interessante del nostro tempo, in combinazione con l’altro tema scottante dei rapporti tra comunità locali e globalizzazione, istanze nazionalistiche e prospettive sovra-nazionali.

 

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO (www.grandeoriente-democratico.com)

[ Articolo del 14-24 maggio 2014 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

Per comunicazioni, scrivete a: info@grandeoriente-democratico.com