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GOD: Il Fiscal Cliff euro-atlantico e la Retorica Mistica Fasulla sul Debito Pubblico degli Stati a moneta sovrana

 

 

 

 

Che cos’è questo famigerato Fiscal Cliff statunitense, il quale negli ultimi giorni occupa invariabilmente lo spazio dei media, con la stessa insistenza con cui, periodicamente, lo fa anche l’altrettanto famigerato Spread?
Per saperne qualcosa di più approfondito rispetto ai tautologici proclami televisivi, basta andare a leggersi uno dei tanti articoli che spiegano la questione in soldoni, senza tuttavia andare alle radici del problema (cioè senza analizzare e illustrare – a beneficio dei cittadini – i passaggi politici e ideologici che hanno condotto a questa assurda situazione che potrà ulteriormente compromettere la già disastrata situazione dell’economia euro-atlantica).

A tal fine, proponiamo la lettura di

“Che cos’è il fiscal cliff”, articolo del 28 dicembre 2012 by Francesco Costa per IL POST (clicca per leggere)

“Fiscal cliff, negoziati a oltranza”, articolo del 30 dicembre 2012 by Mario Platero per IL SOLE 24 ORE (clicca per leggere)

“Fiscal cliff, Obama pressa i repubblicani. ‘Se salta l’intesa mercati in rivolta e sarà tutta colpa vostra’”, articolo del 30 dicembre 2012 by Redazione per IL MESSAGGERO (clicca per leggere)

“Fiscal cliff, ancora nessun accordo. Oggi l’ennesimo round di negoziati (restano solo 12 ore per chiudere)”, articolo del 31 dicembre 2012 by Mario Platero per IL SOLE 24 ORE (clicca per leggere).

Interessante e paradossale.
Tutti che si affannano a spiegare la natura del baratro fiscale ed economico che si preannuncia (per alcune categorie di cittadini americani, come si evince dagli articoli citati, anche in caso di accordo in extremis, la situazione è ormai compromessa…), ma nessuno dei media mainstream che si interroghi seriamente sulla follia collettiva bi-partisan che ha condotto sin qui.
Intendiamoci, parliamo di follia collettiva riferendoci a tutti quegli asini e pecoroni occidentali che sono convinti sinceramente che il Debito Pubblico (statunitense o di altre nazioni) costituisca un grave problema da affrontare urgentemente per consentirne una drastica riduzione e/o un rigoroso contenimento, mentre sarebbe più corretto parlare di lucida, cinica e diabolica consapevolezza progettuale con riferimento a chi, nei decenni, utilizzando accademie, think-tanks, istituzioni economico-finanziarie internazionali e altri tipi di enti e associazioni pubbliche e private, ha diffuso capillarmente e scientemente i semi teorici di tale follia/isteria funesta e irrazionale.
I repubblicani americani, com’è noto e come non si sono mai stancati di propugnare, da Herbert Hoover a Ronald Reagan, arrivando fino a Bush Jr., hanno sempre avuto la fissazione maniacale di ridurre la spesa pubblica (non quella militare, però, che sotto Reagan comportò un cospicuo e reiterato aggravio di bilancio e di debito) e di rendere minimo il ruolo dello Stato federale nelle vicende economiche e sociali.
Essi hanno le stesse, identiche idee che hanno animato finora le politiche di Austerità imposte dagli euro-tecnocrati conservatori e reazionari che (mal) governano l’Europa.
E le hanno, perché altri non hanno avuto difficoltà ad assoldarli come loro tirapiedi per il front-office della politica politicante.
E i democratici a stelle e strisce?
Povere anime perse…
Costoro somigliano tanto, per subalternità culturale e ideologica rispetto al Neoliberismo Globale imperante, a quei sedicenti progressisti europei che fanno finta di contrapporsi alle destre iperliberiste del Vecchio Continente evocando di continuo le parole “crescita”, “equità”, “giustizia sociale”, senza che mai a tali concetti si vadano affiancando una serie di proposte concrete e/o efficaci.
Entrambi, tanto i sedicenti liberal americani che i sedicenti democrat europei sono privi non solo di leaders in grado di ben governare (a che serve vincere contingentemente qualche competizione elettorale, se poi non ci si sa comportare da statisti?), ma anche di uno straccio di Progetto politico all’altezza delle nuove sfide che la Globalizzazione del XXI secolo impone all’Occidente e all’intero pianeta.
Il problema, caro Fratello Barack Obama (che dal grande Franklin Delano Roosevelt non hai saputo trarre neanche uno straccio di insegnamento …), non è vivacchiare alla giornata ottenendo qualche accordo contingente e al ribasso con la maggioranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti; il problema è avere una idea forte e chiara di cosa possa significare un New Deal per gli USA, l’Europa, l’Occidente e il Mondo nei prossimi anni.
Il problema, per quello che riguarda l’Europa, caro Fratello Barack Obama, è infischiarsene di quanto ti vanno suggerendo in proposito il Fratello Zbigniew Brzezinski ed altri, e comprendere che Mario Monti rappresenta una iattura non solo per il benessere europeo, ma anche per quello statunitense (un popolo europeo in ginocchio non può giovare nemmeno all’economia americana).
Il problema – comune tanto alla UE che agli USA – è comprendere che bisogna liberarsi da tutte le fisime e isterie che accompagnano la mal-comprensione della vera natura del Debito Pubblico di Stati a moneta sovrana (come sono di fatto gli Stati Uniti d’America, e come potrebbero essere gli Stati Uniti d’Europa e persino la modesta Unione Europea attuale).
Tali fisime e isterie sono il frutto di umanissime e fallibilissime (e infatti hanno sempre portato alla catastrofe chi le abbia applicate con diligenza) teorie economiche neoclassiche.
Piuttosto, per cominciare a inquadrare con più razionalità e apertura mentale la natura del Debito Pubblico (confusa nell’immaginario collettivo con quella del debito privato delle famiglie, che è tutt’altra cosa), si leggano, tra i tanti contributi disponibili:

“Il Debito Pubblico statunitense in dieci punti”, articolo del 18 dicembre 2012 by Warren Mosler per MEMMT.INFO (clicca per leggere)

“ ‘Debito pubblico: realtà o insensatezza finalizzata?’”, articolo del 13 novembre 2012 by Cloy Deumas su ECONOMIAPERICITTADINI.IT (clicca per leggere).

Bene, dopo aver letto questi due ultimi testi, si faccia un altro piccolo esercizio, come viatico per un 2013 all’insegna di una maggiore consapevolezza civica: si gettino nella spazzatura tutte quelle altre convinzioni stolte e pressappochiste sull’economia, la società e la politica, le quali derivino dai semplicistici pensieri in libertà di due (purtroppo) influenti governanti del secolo scorso e che tuttora impregnano le menti infantili di troppi cittadini occidentali.
Tali governanti sono Margaret Thatcher e Ronald Reagan.
L’una era convinta che:

“Qualsiasi donna che conosce i problemi di gestione di una casa sarà più vicina alla comprensione dei problemi di gestione di un paese” (1979).

Sbagliato, Signora Thatcher, e nel modo più grossolano.
La gestione di una casa privata è cosa molto diversa dal governo della Res Publica di una o più nazioni.

L’altro, che era stato democratico, progressista e rooseveltiano in gioventù (trasformandosi in tutt’altro nel corso della maturità) ebbe a sostenere, il giorno del suo primo insediamento alla Casa Bianca (20 gennaio 1981), che

“Nella crisi presente, il governo non è la soluzione al nostro problema; il governo è il problema.”

Ecco, appunto, Buon’anima di Ronald Reagan, avevi torto Tu alla fine del Secondo Millennio, così come hanno torto i tuoi epigoni all’inizio del Terzo.

Ma la dura cervice di troppi asini, pecoroni e galline in buona fede è da sempre facile oggetto di manipolazione da parte di lupi, sciacalli e volpi senza scrupolo alcuno.

Così, anche se Obama trovasse in extremis un accordo al ribasso con i repubblicani in queste ore, evitando un Baratro (Cliff) troppo traumatico e clamoroso tutto insieme, la spada di Damocle costituita da una interpretazione fallace e menzognera del Debito Pubblico statunitense continuerà imperterrita a incombere su americani e occidentali, un po’ alla volta, di mese in mese, con sado-masochistica disciplina e precisione.

Notiamo per inciso che tale accordo al ribasso è stato trovato da poche ore al Senato (dove I democratici hanno però la maggioranza), ma deve ancora essere ratificato dalla Camera (dove sono invece i repubblicani ad essere maggioritari).
Poco importa, accordino precario o meno, rimangono tutti i problemi sostanziali elencati sopra, soprattutto avendo a mente che l’attuale intesa senatoriale postpone solo di un paio di mesi i criminogeni e nefasti tagli alla spesa pubblica statunitense.
Inoltre, siamo convinti che la via dell’aumento delle tasse (anche per i redditi più elevati) non sia una via utile per il rilancio economico di un Paese, nè negli Usa, nè in Francia o in Italia.
Se Obama ascoltasse meglio i suggerimenti degli economisti MMT, se studiasse un pochino invece di rimanere fermo ai manuali di economia frequentati (male) in gioventù, forse si renderebbe conto che un grande Stato a moneta sovrana non ha bisogno di elevare le tasse per far fronte ai suoi impegni di spesa pubblica.
Se Obama volesse elevarsi alquanto dalla mediocrità che ha caratterizzato il suo primo mandato, forse si renderebbe conto – con sua sorpresa – che il problema non è abbattere il Debito Pubblico seguendo una ricetta repubblicana (austerità, rigore e tagli) oppure democratica (più tasse), bensì comprendere che la Retorica Mistica sul Debito Pubblico dipinto come il Male Assoluto è la più grande menzogna che un uomo di governo si trovi ad affrontare nel nostro tempo.

Buon 2013, buon Fiscal Cliff, buone tasse e buona austerità a TUTTI!

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO (www.grandeoriente-democratico.com)

[ Articolo del 20 dicembre 2012 – 1 gennaio 2012 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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