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Commento di Grande Oriente Democratico a “New Deal: un modello contro l’austerity per rilanciare la crescita”, articolo del 21 giugno 2012 by Federico Rampini su Repubblica, riprodotto per MICROMEGA

 

 

 

 

L’articolo che presentiamo alla lettura e presentiamo brevissimamente è

“New Deal: un modello contro l’austerity per rilanciare la crescita”, articolo del 21 giugno 2012 by Federico Rampini su Repubblica, riprodotto per MICROMEGA (clicca sopra per leggere).

Gran parte della analisi di Federico Rampini è corretta.
Non è più tanto precisa, allorché Rampini sostiene:

“Una differenza notevole però c’è: mentre Roosevelt non esitava a circondarsi di consiglieri che erano socialisti, Obama se ne guarda bene. Il “keynesismo radicale” di Krugman e Stiglitz, pur essendo popolare nell’ala liberal del partito democratico e sui mass media progressisti (New York Times, Msnbc) non ha diritto di cittadinanza a Washington.”

Eh, no, caro Rampini.
Strano che, pur trovandoti direttamente in loco, ti siano sfuggite le dialettiche che da mesi si stanno consumando all’interno o nei dintorni della Casa Bianca.
E’verissimo, come dici tu, che

“Oggi, proprio come nel 1937, il “partito dei tagli” non è soltanto repubblicano. Anche tra i democratici c’è una robusta corrente di moderati centristi – si rifanno alla Terza Via di Bill Clinton – i quali predicano moderazione nella spesa pubblica.”,

ma è anche vero che da diversi ambienti progressisti le cui ramificazioni giungono sino al “grembiulino” di Obama, pervengono suggestioni potentemente neo-rooseveltiane.
E nella rosa dei pensatori economici le cui istanze trovano ascolto a Washington non mancano nemmeno neo-keynesiani ancora più radicali di Krugman e Stiglitz.
Ci riferiamo, ad esempio, a James Kenneth Galbraith (classe 1952), sostenitore della Modern Money (o Monetary) Theory (MMT), che sarebbe ancora più risolutiva delle ricette di Krugman e Stiglitz per i destini di Obama, degli USA, dell’Europa e dell’Occidente.
Finora Obama ha cincischiato e stupidamente temporeggiato, questo è vero.
Finora Obama, nonostante qualche sprazzo di consapevolezza e qualche timida virata a sinistra, è stato vittima di un malinteso (e suicida) moderatismo traccheggiatorio.
Il suo moderatismo, poi, gli ha fatto anche perdere le elezioni di mid-term, azzoppandolo in sede di Congresso.
Ha sbagliato nel far finta di credere che, in Europa, personaggi come Mario Monti potessero essere la soluzione, invece che la radice del problema.
Ha sbagliato nel non comprendere che soltanto proponendosi come un novello Franklin Delano Roosevelt (Massone progressista sin nel midollo) salverà l’Occidente dalle forze formidabili (sovra-nazionali) che ne stanno preparando una catastrofe economico-sociale e una involuzione politico-culturale in senso tecnocratico ed oligarchico.
Obama deve soltanto svegliarsi e ruggire.
Annunciando e mettendo in pratica un New Deal del XXI secolo, ancora più radicale e coraggioso di quello del XX.

Non ci appare poi convincente la conclusione di Rampini:

“Riecheggiano nel dibattito americano posizioni che sono familiari agli europei. «Se il debito pubblico creasse lavoro, l’Italia con il suo debito-record dovrebbe avere da anni il pieno impiego », ha detto Mario Monti al festival La Repubblica delle Idee. «Se indebitarsi per crescere fosse virtuoso, allora non sarebbero esplose la bolla dei mutui subprime in America, e bolle immobiliari analoghe in Inghilterra, Spagna, Irlanda», dixit Angela Merkel. Perciò Obama è costretto a sforzi di innovazione: quando pensa al New Deal del XXI secolo, deve coniugarlo con le riforme del Welfare che tengano conto dello shock demografico, e deve pensare a strumenti di mobilitazione degli investimenti privati (nella Green Economy, nelle infrastrutture, nel digitale) che non comportino una dilatazione dell’intervento statale. Forse sta rifacendo un 1937? Per un New Deal più audace mancano i numeri al Congresso, e i consensi nella società.”

Quanto ai paralogismi in cattiva fede di Mario Monti e Angela Merkel (ideologicamente consustanziali e fedeli di teologie neoliberiste e progetti tecnocratico-oligarchici, oltre che di circuiti massonici reazionari e anti-democratici comuni ad entrambi, al di là dell’ammuina mistificatoria che talora fanno, simulando contrasti che tra loro non ci sono né mai ci saranno), sono riportati correttamente.
Ma questo non significa che Obama debba tenerne minimamente conto.
Al contrario.
Se Mario Monti e Angela Merkel sostengono una posizione, si stia pur tranquilli che la Via di salvezza per l’Europa, gli Usa, l’Occidente e i popoli che vi risiedono, è da tutt’altra parte.

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO

[ Articolo del 27-28 giugno 2012 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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