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Commento di Grande Oriente Democratico a “A proposito di ‘carte segrete’, riflessioni e paradossi”, articolo del 22 giugno by Sergio Magaldi e a “La Finanza al governo”, articolo del 24 giugno 2012 by Sergio Magaldi

 

 

 

 

Facendo seguito a quanto scritto in

 “Le carte segrete del papa”, articolo del 20 giugno 2012 by Sergio Magaldi(clicca sopra per leggere),

e soprattutto a quanto da Noi osservato in

Commento di Grande Oriente Democratico a "Le carte segrete del Papa", articolo del 20 giugno 2012 by Sergio Magaldi (clicca sopra per leggere),

il Fratello Sergio Magaldi ha pubblicato due nuovi contributi sul suo interessante Blog “Lo Zibaldone di Sergio Magaldi” (http://zibaldone-sergio.blogspot.com) .
I contributi sono i seguenti:

“A proposito di ‘carte segrete’, riflessioni e paradossi”, articolo del 22 giugno by Sergio Magaldi (clicca sopra per leggere)

e

“La Finanza al governo”, articolo del 24 giugno 2012 by Sergio Magaldi (clicca sopra per leggere).

 

 

Orbene, intanto non possiamo che rallegrarci del fatto che Magaldi Senior abbia fatto giustizia di una ambiguità oggettiva (quella con cui terminava il suo articolo-recensione da Noi commentato), offrendone una interpretazione-esplicitazione che risulta senz’altro plausibile e concordante con quello che ci risultava essere, fino a poco tempo fa, il pensiero di questo intellettuale dalla penna brillante.
Dunque, non vi era alcuna incertezza sul carattere negativo dell’esperienza del Governo Monti e sull’alleanza Vaticano- Massoneria reazionaria sovra-nazionale a sostegno di questo, ma soltanto la valutazione che sia paradossalmente meglio (evidentemente al fine di individuarne il vero volto e poterne contrastare i tentacoli) vedere dispiegata senza infingimenti la natura di un potere formidabile, cinico e brutale come quello curiale e quello latomistico (nella sua versione elitario/anti-democratica), contingentemente schierati uno accanto all’altro nell’attuale temperie italiota, piuttosto che esserne egualmente (mal) governati e stuprati, ma dietro lo schermo di intermediari melliflui e di una retorica mistificatoria e falsamente tranquillizzante.
Alla luce di questi chiarimenti magaldiani (oltremodo necessari, perché la frase che ci aveva indignato era passibile oggettivamente di molteplici interpretazioni, anche le peggiori). possiamo affrontare con più serenità e distacco emotivo le intriganti suggestioni politologiche e sociologiche che Sergio Magaldi inserisce nelle sue risposte (“A proposito di ‘carte segrete’, riflessioni e paradossi”, articolo del 22 giugno by Sergio Magaldi ,clicca sopra per leggere, e “La Finanza al governo”, articolo del 24 giugno 2012 by Sergio Magaldi , clicca sopra per leggere ) al nostro Commento di Grande Oriente Democratico a "Le carte segrete del Papa", articolo del 20 giugno 2012 by Sergio Magaldi (clicca sopra per leggere).

Scrive Magaldi Senior, citando un celebre passo de Il Manifesto del Partito Comunista (1848) di Karl Marx e Friedrich Engels:

 

“[…] La borghesia ha svolto nella storia un ruolo essenzialmente rivoluzionario. Dovunque ha preso il potere, la borghesia ha calpestato i rapporti sociali feudali, patriarcali e idilliaci. Essa ha spezzato senza pietà tutti i variopinti legami che univano l’uomo del feudalesimo ai suoi naturali superiori, non lasciando in vita nessun altro legame tra uomo e uomo che non sia il freddo interesse, il gelido argent comptant. La borghesia ha fatto affogare l’estasi religiosa, l’entusiasmo cavalleresco, il sentimentalismo del piccolo borghese nelle acque ghiacciate del calcolo egoistico. Essa ha fatto della dignità personale un semplice valore di scambio; ha sostituito alle numerose libertà, conquistate a caro prezzo, l’unica e spietata libertà del commercio. In una parola; la borghesia ha messo al posto dello sfruttamento velato da illusioni religiose e politiche uno sfruttamento aperto, diretto, brutale e spietato.
La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte le professioni fino ad allora considerate venerabili, e venerate. Ha trasformato il medico, il giurista, il prete, lo scienziato in lavoratori salariati.
La borghesia ha strappato il velo di sentimentalismo che ricopriva i rapporti familiari, riducendoli a puri e semplici rapporti monetari […]”
Dall’analisi di Marx emerge un paradosso: la borghesia ha smascherato la società feudale, ha fatto apparire per la prima volta, in tutta la sua tragica luce, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Allo stesso paradosso mi riferivo, concludendo il post: non è meglio avere di fronte i burattinai, in luogo delle loro marionette?”

 

Interessante citazione e lucidissima conclusione.
Che ci obbliga, però, ad effettuare qualche distinguo.
Infatti, mentre concordiamo pienamente con la conclusione (non è meglio avere di fronte i burattinai, in luogo delle loro marionette?”) che spiega icasticamente il senso di quella frase conclusiva su cui si appuntavano le nostre veementi “proteste”, non possiamo non constatare il carattere datato, limitato e fuorviante (ancorché ricco di pregio, come tutti i grandi classici) della percezione che tanto Karl Marx che Sergio Magaldi (il quale segue ammirato le analisi del primo) hanno della cosiddetta “borghesia”.
E’ ben vero, anche a nostro parere, che i ceti borghesi hanno progressivamente

“svolto nella storia un ruolo essenzialmente rivoluzionario. Dovunque ha preso il potere, la borghesia ha calpestato i rapporti sociali feudali, patriarcali e idilliaci. Essa ha spezzato senza pietà tutti i variopinti legami che univano l’uomo del feudalesimo ai suoi naturali superiori”,

ma va anche osservato che tale ruolo rivoluzionario è solo parzialmente attribuibile alla borghesia in quanto classe economica.
Nessuna rivoluzione (né politica, né economica, né scientifica, né industriale) sarebbe stata possibile se, in prospettiva interclassista, borghesia, aristocrazia liberale e progressista, ceti artigiani e popolari più acculturati, non fossero stati uniti e guidati da quella straordinaria avanguardia filosofica e ideologica che fu la Massoneria.
Magaldi Senior ragiona ancora da perfetto adepto marxiano, attribuendo un ruolo di primazia strutturale, nelle vicende storiche, al “momento economico” e alle singole classi, economicamente considerate.
Secondo questo modo di ragionare classicamente fondato sulla distinzione fra l’economia (presunta struttura portante unica e preponderante dei rapporti di potere e motore della dialettica storica reale) e tutti gli altri ambiti dell’agire e sentire umano (considerati come sovra-strutture), la borghesia, indissolubilmente legata al capitalismo, abbatte le società aristocratiche feudali e corporative e inaugura così la Modernità. Un giorno poi, questo il sogno ( o l’incubo, a secondo dei punti di vista ) ad occhi aperti del profeta comunista, la classe proletaria partorita dalla Rivoluzione industriale rovescerà il dominio capitalistico-borghese e inaugurerà la stagione della propria dittatura, viatico transitorio all’affermazione paradisiaca di una società comunista (proprietà pubblica dei mezzi di produzione) e senza classi sociali.
Tolta di mezzo la fallimentare utopia comunista di Marx ed epigoni (culminata nella tragedia dell’URSS e nella metamorfosi della Repubblica cinese maoista in un Super-Stato dirigista, burocratico-oligarchico e fascio-iperliberista), agli intellettuali di antica matrice marxiana (benché la cifra di Sergio Magaldi sia certo ben più ricca e complessa) è rimasto nondimeno il condizionamento coatto che li porta a trascurare come secondari i moventi e gli attori sociali che non siano considerati sub specie economicistica.
Noi, invece, siamo liberi da consimili gabbie ermeneutiche dogmatiche e pseudo-scientifiche e, pur apprezzando lo smascheramento, da parte di Marx, delle motivazioni economiche che sussistono dietro mille infingimenti religiosi, ideologici e culturali, non dimentichiamo i più validi insegnamenti della sociologia del XX secolo, la quale ci ha reso edotti di quante forme di produzione e organizzazione economica dipendano al contrario da idee, mentalità e sentimenti, i quali costituiscono moventi altrettanto importanti e strutturali (non sovra-strutturali) della condotta umana lungo la storia.
Ciò premesso, non concordiamo minimamente sul fatto che la borghesia non abbia lasciato in vita

“nessun altro legame tra uomo e uomo che non sia il freddo interesse, il gelido argent comptant.”

o che

“La borghesia ha fatto affogare l’estasi religiosa, l’entusiasmo cavalleresco, il sentimentalismo del piccolo borghese nelle acque ghiacciate del calcolo egoistico. Essa ha fatto della dignità personale un semplice valore di scambio; ha sostituito alle numerose libertà, conquistate a caro prezzo, l’unica e spietata libertà del commercio. In una parola; la borghesia ha messo al posto dello sfruttamento velato da illusioni religiose e politiche uno sfruttamento aperto, diretto, brutale e spietato.
La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte le professioni fino ad allora considerate venerabili, e venerate. Ha trasformato il medico, il giurista, il prete, lo scienziato in lavoratori salariati.”

 

Tutte queste valutazioni, semmai, più che appartenere al Marx attento analista dei fatti economici e sociali, si possono ricondurre al Marx pseudo-profeta e visionario politico, che chiama alle armi i proletari di tutto il mondo contro gli avidi e scellerati capitalisti-borghesi.
Invece, sugli enormi benefici sociali in termini di relazioni umane più autentiche, dignità personale, maggiore prosperità materiale, emancipazione dal dogmatismo spirituale, libertà individuali e collettive partorite proprio (in parte) dal capitalismo “borghese”, rinviamo Sergio Magaldi all’attenta lettura dei saggi di Luciano Pellicani: La genesi del capitalismo e le origini della Modernità ; Dalla società chiusa alla società aperta; Dalla città sacra alla città secolare. Senza contare, che potrà fargli bene ascoltare (o ri-ascoltare) l’ Intervento di Gioele Magaldi al Convegno "La natura dell'euro: la pillola rossa o la pillola blu", video pubblicato il 30 maggio 2012 su ECO DELLA RETE (clicca sopra per visionare).
Ma fuori dalle paranoie riduzioniste di Marx e dei canoni ermeneutici datati dei marxisti più o meno ortodossi, non solo la borghesia non ha fatto tutto quello che di pessimo in queste righe le attribuisce il filosofo tedesco, ma il vero soggetto che Noi individuiamo a monte delle trasformazioni in senso laico, democratico, liberale, libertario e capitalista dell’ Occidente (mettendo in stretta connessione capitalismo e democrazia, specie con lo sviluppo del sindacalismo e del socialismo liberale e democratico) è semmai un’Istituzione inter-classista: la Massoneria, appunto, e non una singola classe sociale come la borghesia.
Le logge libero-muratorie, capaci di amalgamare al proprio interno tutte le diverse anime e provenienze sociali di coloro che intesero abbattere l’Ancien Régime, furono le vere protagoniste della costruzione del Mondo moderno e contemporaneo, non già la borghesia come categoria socio-economica. Categoria al tempo stesso troppo generica nel suo insieme e troppo differenziata nelle sue componenti, senza un collante culturale e ideologico in grado di compattarle in vista di un obiettivo comune.
Certo, la Libera Muratoria, progressivamente, rese omogenei ideologicamente e “borghesi” in una prospettiva specifica e peculiare tutti i suoi affiliati, nel senso di convertirli alla civitas moderna, rendendoli cioè citoyens latori di diritti universalie non più sudditi di poteri di diritto divino, ma abbiamo qui a che fare con un significante “borghesia” che è ben diverso da quello marxiano, tutto di impronta economicistica.
Così, essendo divenuta avanguardia egemone dei secoli XVIII, XIX e XX (attraverso lotte durissime contro forze reazionarie di vecchio stampo o addirittura di nuovo conio, partorite da sé medesima), la Massoneria occupa progressivamente tutte le leve di comando, sia in ambito politico, che economico o culturale.
Ma, almeno fino alla metà del XX secolo, si tratta ancora di una Libera Muratoria progressista, democratica e liberale.
Le cose cambiano a partire dalla seconda metà del ‘900, specie verso la fine del secolo, venendo meno lo stimolo micidiale dell’alternativo paradigma totalitario sovietico.
Si viene costituendo e poi ampliando una rete di gruppi massonici reazionari, desiderosi di costituirsi in nuova aristocrazia spirituale globale e mondialista, in grado, attraverso le formidabili leve della finanza, di intraprendere uno spericolato progetto di involuzione oligarchica e tecnocratica dell’Occidente.
Ecco dunque che, ancora una volta, alla dizione generica e marxianamente condizionata adoperata da Sergio Magaldi, cioè quella  di “borghesia finanziaria” (che vuol dire tutto e non vuol dire nulla), bisogna sostituire le sigle dei gruppi e i nomi e i cognomi di singoli individui infulentissimi, i quali, da qualche decennio a questa parte, hanno pianificato il più pericoloso attentato mai concepito contro la civiltà scaturita dalle grandi Rivoluzioni massoniche settecentesche. Qualcosa di ancora più pericoloso dell’esperimento criminale nazi-fascista (parimenti di matrice massonica reazionaria).
Ma questo, naturalmente, sarà uno dei temi più scabrosi e interessanti del libro di Gioele Magaldi, MASSONI. Società a responsabilità illimitata, Chiarelettere Editore.

Ancora, respingendo le categorie marxiane più discutibili da lui adoperate, dobbiamo dissentire da Sergio Magaldi, allorché afferma che “La società globale è l’ultima figlia legittima e naturale di una borghesia che non può vivere senza rivoluzionare costantemente se stessa… preceduta da eventi che la rendono inevitabile”.
Non c’è nulla di inevitabile negli eventi sociali.
La Globalizzazione non è figlia naturale di una necessità storica insita nella dialettica tra le forze macroeconomiche (revival marxiano).
Piuttosto, essa rappresenta un lucido progetto, preparato e coltivato per anni e anni, del network massonico mondiale, destre e sinistre libero-muratorie incluse.
Ed il suo esito doveva e poteva (e forse potrà, un giorno) realizzare non soltanto libera circolazione delle merci e dei capitali, ma anche capillare diffusione di diritti civili, politici ed economici, espansione di una democrazia liberale ad alta densità di giustizia sociale per tutti  e per ciascuno.
Se così non è stato, finora, e se anzi sembra che tutto volga verso catastrofi socio-economiche foriere di involuzioni politiche, anche ciò è stato frutto dell’azione intenzionale, cinica e pianificata di alcuni attori umani, non della necessità dialettica intrinseca nel processo di evoluzione della borghesia capitalistico-finanziaria, bla, bla, bla…, come ancora piace immaginare a chi non riesca ad emanciparsi dalla Weltanschauung marxiana.
Anche la tensione e la lotta per l’affermazione di una buona o cattiva Globalizzazione (al momento sta prevalendo quest’ultima), se si vuole essere analisti orientati scientificamente e non pseudo-scientifici sostenitori di un materialismo storico (dialettico) propugnato da ierofanti laici sin dal XIX secolo, è opera della dialettica intenzionale, non scontata né necessaria (al contrario, contingente e volontaria), tra gruppi di potere impegnati nel perseguimento di valori e interessi che vanno ben al di là del generico “profitto borghese”, incastonandosi piuttosto in una ricerca secolare di egemonia spirituale e ideologica (al cui servizio il profitto è finalizzato).

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO

[ Articolo del 24-26 giugno 2012 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per comunicazioni, scrivete a: info@grandeoriente-democratico.com