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Commento a “Spettatori del Ritorno del Raìs/Siamo ancora in tempo per agire” by Paolo Flores D’Arcais per IL FATTO QUOTIDIANO del 16 marzo 2011

 

 

 

 

Assai lucidamente, Paolo Flores D’Arcais, su IL FATTO QUOTIDIANO del 16 marzo 2011, si cimentava in un bel pezzo giornalistico dedicato all’ANNIVERSARIO (150 anni) dello Stato italiano intitolato “Gli equivoci della memoria” con sottotitolo “Fu una rivolta, ma ci raccontano una scampagnata”. Ne consigliamo a tutti la lettura integrale, magari on-line, sul sito del FATTO (www.ilfattoquotidiano.it ), oppure ovunque sia reso disponibile dopo la pubblicazione cartacea (nell’Editoriale del 17-18 marzo 2011: “L’Italia massonica e garibaldina dal 17-18 marzo 2011 in avanti, per i prossimi 150 anni” di Gioele Magaldi vengono comunque citati alcuni stralci dell’articolo di Flores D’Arcais).
Così come consigliamo la lettura dell’articolo, apparso sullo stesso FATTO QUOTIDIANO del 16 marzo, a firma di Furio Colombo: “QUALE FESTA”, anch’esso più o meno dedicato allo scempio di questa importante commemorazione nazionale, scempio gentilmente offerto dai soliti noti.
Delle riflessioni di Colombo riportiamo questi passaggi:

“Dopo soli centocinquant’anni l’Italia sta per finire. In molti partecipano alla distruzione: un capo di governo e capo popolo ricco di misteriosa ricchezza, membro di una misteriosa organizzazione detta P2, da cui ha ereditato fino ai dettagli il programma e il modo di governare; la criminalità organizzata che ha ormai invaso e infettato ogni parte d’Italia; la corruzione che, per esempio, consente di comprare pubblicamente maggioranze parlamentari[…]e una corte sterminata, diffusa fra politici, giornalisti e manager che si presta ad approvare e a celebrare qualunque cosa che offra un ragionevole margine di guadagno […   ] Vi sarete accorti che, nel fare la lista del male che affligge il Paese, non ho citato la Lega […] Ma la Lega, con i suoi paesi governati da sindaci che lasciano digiuni i bambini, verniciano le scuole di verde e danno ogni giorno la caccia a chi gli sembra diverso, prima e dopo averne sfruttato il lavoro, non avrebbe il controllo squadristico di tutto il Paese se l’uomo della P2, che provvede comunque a pagare i conti, non avesse bisogno della gang di Ponte di Legno per restare al governo. Ecco, questa è la festa. E’ una festa macabra, in cui la morte, la persecuzione, le leggi razziali (si pensi agli sgomberi dei campi nomadi) sono parte della nostra vita quotidiana. L’unica celebrazione che ci resta è l’imitazione: rifare il Risorgimento. Credere, contro ogni evidenza, che esista un’altra Italia pulita, solidale, libera dai tentacoli anche politici dalla malavita, risvegliare i nostri concittadini dal lungo sonno avvelenato che ha reso sudditi tante persone libere e ha ucciso, per soldi, sentimenti e ideali”.

Parole sante. Sante e singolarmente coincidenti con quanto andiamo da tempo ripetendo Noi di Grande Oriente Democratico e, di recente, anche le amiche e gli amici del Movimento politico d’opinione “Democrazia Radical Popolare” (www.democraziaradicalpopolare.it ).
Lo affermiamo da mesi: serve un Nuovo Risorgimento.
Su questo specifico aspetto, non solo rimandiamo ai tanti contenuti già da tempo da Noi pubblicati, ma, da oggi, anche all’ Editoriale del 17 marzo 2011: “L’Italia massonica e garibaldina dal 17-18 marzo 2011 in avanti, per i prossimi 150 anni” di Gioele Magaldi.
Invece, per quanto concerne il riferimento che Furio Colombo fa al Fratello Silvio Berlusconi, chiamandolo molto opportunamente “l’uomo della P2”, ribadiamo che il Massone di Arcore è anche qualcosa di molto di più, come si evince da tante fonti e, ultimamente, in termini analiticamente argomentati, anche da: Intervista di Gioele Magaldi by Akio Fujiwara per il prestigioso quotidiano giapponese "MAINICHI SHIMBUN"(versione giapponese compendiata per il più antico giornale giapponese, con circa 3,3 milioni di lettori al giorno) e Intervista di Gioele Magaldi by Akio Fujiwara per "THE MAINICHI DAILY NEWS" (versione italiana integrale).

Ma questo è un Commento che dedichiamo doverosamente ad un altro tema (la CRISI LIBICA) apparentemente di politica internazionale, in realtà straordinariamente evocativo di un’assenza. Un’assenza di valore, onore, dignità e coraggio che ha molto a che fare con il fatto che oggi, in Italia e in Europa, mancano personaggi risorgimentali del calibro di Camillo Benso di Cavour, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Carlo Cattaneo, Carlo Pisacane, Ippolito Nievo, Aurelio Saffi, Luciano Manara, Goffredo Mameli e tanti altri di simile valore.
Se personaggi di tale portata umana e politica fossero ancora fra noi, al posto di quei NANI che occupano le più alte poltrone italiche e pseudo-europee, Paolo Flores D’Arcais non avrebbe avuto bisogno di scrivere il suo coraggioso articolo “Spettatori del Ritorno del Raìs/Siamo ancora in tempo per agire” by Paolo Flores D’Arcais per IL FATTO QUOTIDIANO del 16 marzo 2011 (clicca per leggere)e Noi stessi non avremmo dovuto pubblicare, nei giorni scorsi Editoriale del 7 marzo 2011: "Sulla Libia, l'Europa si dia una regolata, le democrazie occidentali una mossa, Obama e Hillary Clinton un pò di coraggio e Robert Gates sia all'altezza del Pentagono" di Gioele Magaldi e Flash del 12 marzo 2011: "Compartecipazione emotiva e cordoglio per il Giappone, la Libia come la Jugoslavia, l'Europa fellona e gli USA che non possono addossarsi sempre ogni responsabilità".

Che dire, rispetto alla vicenda libica, così lucidamente e drammaticamente riassunta dal direttore di Micromega?
Che, tra i tanti, colpisce questo passaggio: SPIACE che anche la voce delle piazze democratiche si sia sentita poco o niente, quasi che il destino di dittatura o di liberazione dell’intera Africa mediterranea sia esotismo che non ci riguarda. Perché è evidente che la soluzione in Libia eserciterà enorme influenza sugli equilibri ancora incertissimi in Egitto e Tunisia tra forze democratiche e forze del gattopardo, e su quanto accadrà o meno in Marocco e in Algeria. La democrazia non si esporta con l’invasione militare, ripetono con penosa sintonia bipartisan governi e opposizioni (e non è sempre vero, Hitler probabilmente sarebbe morto di vecchiaia nel Reichstag), ma da questo a non aiutare un’insurrezione popolare in atto, con armamenti e un minimo di supporto aereo, ce ne corre. La differenza si chiama viltà […]”

Vili e spregevoli, infatti, appaiono ai nostri occhi le dirigenze governative dei Paesi della (Dis) Unione Europea, con l’eccezione di Francia e Gran Bretagna, cioè delle più antiche democrazie europee, e con la inescusabile posizione della Germania, guidata da una Merkel sempre più cinica e impresentabile curatrice di interessi economici e politici inconfessabili quanto squalldi.
Ma, sebbene abbiamo in parte giustificato gli USA per i propri dubbi (vedi Flash del 12 marzo 2011: "Compartecipazione emotiva e cordoglio per il Giappone, la Libia come la Jugoslavia, l'Europa fellona e gli USA che non possono addossarsi sempre ogni responsabilità"), con il passare dei giorni e una situazione che sta drammaticamente precipitando, Non ce la sentiamo più di astenerci da pesanti critiche nei riguardi di chi dovrebbe fare molto di meglio, se vuole ancora preservare la leadership tra le nazioni libere e democratiche.
In particolare, facciamo osservare al Presidente Obama e al Segretario di Stato Hillary Clinton che, a questo punto, se davvero il Macellaio Gheddafi finirà per schiacciare i suoi connazionali insorti in un bagno di sangue, questa sarà la sanzione finale che la politica estera dell’amministrazione Obama si è rivelata infine velleitaria e inconcludente.
Dalla brutta figura nelle vicende iraniane del 2009 (dove si abbaiò molto, ricavandone in cambio solo sberleffi) ad oggi, con un semi-genocidio libico di insorti e oppositori alla dittatura quarantennale del Raìs di Tripoli, possiamo concludere che la politica estera statunitense degli ultimissimi anni è stata un patetico fallimento.
E c’è di più. Al contrario di chi ritiene “Grande Oriente Democratico” e i suoi amici d’Oltre-Oceano, d’Oltr’Alpe e d’Oltre Manica soggetti “politico-culturali” che operano in conformità agli intendimenti dell’amministrazione Obama, Noi facciamo presente che semmai è vero il contrario…
Negli USA, senza l’avallo di certi ambienti massonici e para-massonici più progressisti e avanzati, difficilmente il primo cittadino nero della storia sarebbe diventato inquilino della Casa Bianca.
E a chi ha idee poco chiare e molto approssimative sulla complessità effettiva della Libera Muratoria statunitense (di quella “ufficiale” e di quella “ufficiosa”), a chi crede che i massoni americani siano soprattutto quei quattro spaventapasseri che ancora-sebbene con molti dubbi, perplessità e freddezza, persino loro- accolgono in insignificanti cerimonie il Gran Golpista del G.O.I. Gustavo Raffi in qualche loggia di sfaccendati, bè, a costoro va indubbiamente spiegato che nella patria del Fratello Washington esistono molte correnti massoniche (ufficiali e ufficiose) variegate e variamente articolate,assai influenti sul tessuto civile, economico e politico di questa grande Nazione che sono gli STATES.
Del resto, nella Prima Repubblica Massonica al Mondo esistono esponenti del Partito Democratico conservatori e/o incapaci, così come membri del Partito Repubblicano progressisti ed efficienti. E lo diciamo Noi che, per ascendenza, siamo e ci dichiariamo assai più amici e vicini ai migliori ambienti Democrat & Liberal.
Ebbene, siamo in grado di anticipare (e fra qualche tempo vedremo se avevamo ragione o meno) che se Obama e la Clinton continuano così in politica estera (dopo risultati non eccelsi in quella interna, a parte la Riforma Sanitaria), il buon “Fratello Barack” non sarà rieletto alle elezioni del 6 novembre 2012 e “Sorella Hillary” non diventerà mai la prima Presidente Donna nella storia americana.
A che scopo, infatti, appoggiare anche in futuro questi Due promettenti (ma al momento assai deludenti) politici, se il risultato deve essere il mancato rilancio dell’economia USA e una politica estera prima velleitaria e poi vile e fellona?
Ci pensino bene, “Fratello Barack” e “Sorella Hillary” (pur a partire dai rispettivi clan e punti di vista, differenti per composizione e visione prospettica): in queste ore, sulla crisi libica (dopo la dilettantesca gestione della crisi iraniana del 2009) si stanno giocando un pezzo importante del proprio futuro politico, molto più importante di quanto non credano.
Infatti, qui non si tratta di ripetere le gesta dello sciamannato Cow Boy George Bush Jr in favore di interessi petroliferi ed economico-geo-politici egoistici: piuttosto si tratta di intervenire militarmente a favore della libertà e della futura democrazia di uno dei tanti popoli oppressi del Pianeta.
Ma una battaglia ideale e nobile siffatta, a ben vedere, potrà rivelarsi (se vi sbrigate ad intraprenderla, prima che sia troppo tardi) assai più proficua politicamente, mediaticamente e strategicamente di mille guerre ciniche e sordide ammantate di vacua retorica democratica (com’era nello stile di Casa Bush e dei loro cortigiani industriali che si sono riempiti i cappelli a larghe falde di dollari e petroldollari…).
Se l’avete voluto capire, il nostro “messaggio” (che qui è rivolto, per conoscenza, a lettori italiani, ma dalle vostre parti si declina in idioma anglico con portavoce di esso adeguati alla vostre pregiate orecchie di statisti), bene. Altrimenti peggio per Voi e per le imminenti sorti elettorali del Democratic Party.

In conclusione, facendo eco alle riflessioni di Paolo Flores D’Arcais sulla “democrazia esportabile o meno”, la vorremmo mettere così: in tutti quei Paesi dove i popoli sono sudditi anziché cittadini, oppressi da dittature o oligarchie criminali e corrotte, misantrope e/o misogine, la DEMOCRAZIA E LA LIBERTA’ VANNO ESPORTATE E ANCHE DI CORSA!
Ciò è chiaramente presupposto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 e ciò è presupposto dall’esprit revolutionnaire che inaugurò, sotto il trinomio massonico di Liberta-Fratellanza-Uguaglianza, l’Età Contemporanea; abbattendo l’Ancien Régime e fondando, nei decenni, le prime comunità umane fatte di cittadini latori di diritti inalienabili, in luogo di masse di sudditi schiacciate da re, satrapi feudali e ordini sacerdotali tirannici e avidi di potere temporale.
E volete sapere perché abbiamo inserito questo Commento a un articolo di politica internazionale nell’ambito dello SPECIALE 150 ANNI DI UNITA’ NAZIONALE…?
Perché se il Massone Giuseppe Garibaldi (Principale fautore dell’UNITA’ di Nord e Sud Italia) e i tanti massoni garibaldini avessero saputo che c’erano degli insorti in nome della LIBERTA’ a pochi chilometri dalle coste italiane, sarebbero accorsi a versare il proprio sangue in difesa dei diritti del popolo libico, oppresso e torturato da un sanguinario dittatore.
Onore al Fratello Garibaldi e ai Fratelli garibaldini, una volta di più, e Disonore ai mediocri governanti e generali (non tutti, ce ne sono che scalpitano per intervenire…) dell’Occidente contemporaneo.

I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per comunicazioni, scrivete a: info@grandeoriente-democratico.com