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I FURBETTI DEL RITINO
PARTE III
EPILOGO
del Cavaliere Errante

 

 

 

 

Corre l’A.D. 2011 e la storia del Cavaliere G.S. continua con un finale sorprendente solo per chi non conosce l’ardimento dei vertici scozzesi, ovvero della Cernia Sovrana.
Eravamo rimasti nella parte seconda di questa cronaca (vedi le parti prima e seconda, rispettivamente 16 luglio 2010: I FURBETTI DEL RITINO, dal Fratello "CAVALIERE ERRANTE" e I FURBETTI DEL RITINO Parte II del Cavaliere Errante). Come ricorderete, il Cavaliere G.S., pur confidando nelle promesse della Cernia Sovrana, veniva ugualmente cacciato dall’Ordine di Mestiere per lesa maestà alla integerrima Giustizia del Capo dei Muratori.
Ebbene, c’è un’appendice simpatica alla storia che va raccontata per completezza.
Non appena saputo della cacciata, il Cernia ed il suo Cancelliere, ma sarebbe meglio dire il Cancelliere ed il suo sottoposto Cernia, si sono subito preoccupati dell’accaduto.
Avevano da poco promosso al più alto soglio del 33° grado il Cavaliere, sentivano l’obbligo della solidale dirittura del vertice. Non potevano lasciare solo e senza difese un loro Grande Ispettore. Soffrivano al solo pensiero di dover cacciare anche loro il 33 G. S.
Non dormirono per notti intere a pensare come far guadagnare tempo al povero G. S., affinché lui potesse preparare una difesa tale da annullare la sanzione prima del Supremo Consiglio. Discussero tra loro- sicuri della loro potenza ed autonomia di pensiero- per giorni interi.
Il dispiacere lo si vedeva nei loro volti: duri cavalieri sì, ma solidali con i loro uomini fino alla morte. E poi il condannato era uno degli scozzesi più fidati. Era uno al quale venivano affidati i compiti più delicati, le missioni più difficili, insomma un uomo del quale fidarsi ciecamente, che aveva dato tanto alla causa del RSAA. La Cernia Sovrana ne era consapevole. Si consultò anche con il suo Ispettore Laziale, anche lui affranto per l’accaduto ed anche lui ancora certo dell’intervento risolutivo del suo Sovrano.
Dopo tante riunioni e riflessioni, si decise che il caso sarebbe stato discusso da lì a tre mesi alla prossima riunione del Supremo consesso dei 33.
Tutti tirarono un sospiro di sollievo. Dissero al Capo degli Artigiani che non erano previste riunioni del massimo organo prima e di pazientare che avrebbero recepito la decisione.
Ma vi fu un accadimento sorprendente: si tenne una finta riunione suprema e il Cavalier G.S., 33° grado, fu defenestrato subito anche dal Ritino. Si, avete capito bene, non si tenne nessuna riunione ma si verbalizzò come se si fosse tenuta (commettendo un reato e una grave colpa massonica), pur di compiacere servilmente il Capo Artigiano di Villa Medici del Vascello.
Ma come, direte Voi, un Sovrano si fa mettere i piedi in testa DA UN ARTIGIANO?
No, ancor peggio! Si fa mettere le debite supposte… dal suo taroniano Cancelliere delegato dal Capo degli Artigiani con la missione di distruggere e mortificare qualunque dignità, autonomia e libertà del Rito Scozzese Antico ed Accettato.
La morale va mutuata da un noto detto romano: meglio un morto in casa che uno scozzese Sovrano per amico (ma sovrano di che e in che? Nel prendere supposte e scudisciate senza colpo ferire?)
Il CAVALIERE ERRANTE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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