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Cittadinanza o sudditanza?

 

 

 

Pubblichiamo volentieri questo articolo:

“Fino a che punto puoi spingere il tuo Essere nella profondità del dolore?

Giunge un momento in cui avviene un totale abbandono e si manifesta in due modalità di uguale forza ma di grado opposto: l’accettazione e il conflitto. In entrambe le modalità è manifesto un totale mutamento, ma mentre nell’accettazione vi è la trasmutazione del dolore in gioia, nel conflitto vi è annichilimento dell’esistenza, poiché le energie sono impiegate in una continua lotta senza possibilità di ripristinarla.

È giunto il tempo dell’azione.”

Nella confusione di cambio paradigmatico in cui gli esseri umani si trovano immersi, è in atto un mutamento, una regressione da cittadino a suddito. Solamente un’importante forza di volontà può invertire il fenomeno. Questa forza esiste nel profondo di ogni uomo.

Molte sono le guerre combattute per ottenere lo stato di cittadino, sia sul piano fisico, sia sul piano psico-emotivo. Oggi è in atto una rinuncia a combattere per mantenersi cittadini, scivolando in una lenta ma continua accettazione e convinzione dello stato di sudditanza.

Gli uomini stanno subendo tutto ciò per sfinimento: si sono fatti stancare. L’energia vitale viene risucchiata e si trovano impossibilitati a rigenerarla per debolezza. Solo chi ha un fermo obiettivo superiore riesce a mantenere lo stato di cittadino; ecco, dunque, l’importanza di comprendere la necessità degli esseri umani di stabilire elevati valori alla base di obiettivi di vita anziché focalizzarsi sui mezzi. L’obiettivo è umanitario, il mezzo è personale. Finché l’attenzione è sugli strumenti, il pensiero è rivolto esclusivamente a se stessi dividendo la comunità (in questo caso rappresentata dalla nazione) creando singoli mondi individuali ammassati uno accanto all’altro sotto la bandiera del motto mors tua vita mea. In realtà, il cittadino degno di una Patria basa l’esistenza sul principio di vita tua vita mea.

Chi è il cittadino? È colui che vive la città godendone onori e benefici. Diverso è il suddito che si sottopone a un’autorità sovrana, ovvero ha ceduto l’autòs a terze persone che, in veste di un’ipotetica superiorità, si arrogano il diritto di gestirlo. Nessun onore e beneficio gli è concesso.

La definizione di cittadino ci indica il ruolo della politica, la disposizione al servizio di chi vive attivamente il territorio col fine di educarlo alla felicità. La Dichiarazione di Indipendenza Americana recita:

“A tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità”.

Oggi più che mai è emersa l’importanza che i cittadini di ogni nazione incarnino questi principi, questi straordinari valori di elevata responsabilità. Essere residente in Italia e averne la cittadinanza è insufficiente per essere considerato un vero cittadino italiano, indipendente dal luogo di nascita; lo si diventa quando si partecipa attivamente alla vita politica, sociale ed economica, quando si è attivi sul territorio e quando ne conseguono benefici per sé, per la propria famiglia, per tutti coloro che vivono quel territorio, poiché per definizione la felicità è lo stato naturale dell’essere umano. Per essere felice io è necessario che lo siano anche gli altri.

Il cittadino si riconosce nella storia del territorio per averne partecipato in passato o per parteciparne nel presente in modalità attiva, mai passiva, attraverso l’esperienza lavorativa, l’impegno sociale, la condivisione delle scelte politiche locali e nazionali. Il cittadino è pro-attivo, propositivo nelle scelte territoriali promuovendo idee attuabili nel contesto di vita che lo caratterizza. Il cittadino non si sente parte di una nazione, ma componente effettivo di una famiglia allargata chiamata Patria.

Prerogativa del cittadino è la libertà, che non è un’idea del mondo astratto, ma la manifestazione concreta dello scopo esistenziale. La vita è quando si mira a un ideale, uno scopo, un obiettivo, mai è il perseguimento di mezzi. Ecco cos’è la vita del cittadino: un ideale per il presente e per il divenire. Oggi i valori sono stati declassati in cose da possedere come proprietà privata. Gli obiettivi confusi con i mezzi.

La libertà è un diritto, ma soprattutto un dovere. Un diritto poiché ogni essere umano dispone di se stesso; un dovere poiché ogni giorno va alimentata. La libertà non è facoltà di scelta, ma annullamento di tale facoltà in quanto stato dell’essere. Ecco perché è dovere individuale nutrirla. La libertà distingue il cittadino dal suddito. Il grado di responsabilità nell’essere libero definisce lo stato di salute di una nazione. Tale responsabilità è presente su ogni piano: nella vita politica, nella vita sociale, nella vita economica, nella vita privata, che si rivela con la partecipazione attiva. Essere un cittadino attivo politicamente non significa delegare le scelte, ma comprenderle; essere attivo socialmente non è attendere che qualcuno organizzi qualcosa, ma divenire organizzatore; essere attivo economicamente non significa subire un lavoro, ma creare plusvalore.

Il cittadino opera per l’elevazione della Patria; è colui che di fronte a un vicolo cieco apre una via d’uscita. Il cittadino è tale poiché vi è un uomo come involucro, non inteso come semplice aggregato di cellule, ma come entità energetica, spirituale e materiale. Obiettivo principe non è la sopravvivenza, che appartiene al suddito, ma la ripresa del ruolo che gli è proprio: la gestione della politica.

Oggi il cittadino è in conflitto con lo stato e lo sta lasciando vincere cedendo per sfinimento al tentativo di stanchezza, divenendo sempre più suddito nello spogliarsi delle libertà. Lo stato deve essere al servizio del cittadino e invece questi si trova a doversi proteggere dalla sovragestione. Accade perché il sentirsi Patria si è affievolito, con conseguente indebolimento nella sostanza. Lo stato ha accantonato l’educazione evolutiva del cittadino a favore di un fedele servizio agli interessi economici e finanziari di oligòi. Il ruolo politico è delegato a tecnocrati. In questo modo, si rivela un mondo essoterico rivolto a mancanze economiche e strutturali, riflesso di un mondo esoterico vuoto, privo di essenza.

La classe politica è la sintesi del valore medio dei cittadini. In mancanza di obiettivi comunitari diviene suddito; l’evoluzione comunitaria va preferita all’individuale, poiché l’energia di più persone si potenzia innalzando anche il singolo. La classe politica, dunque, rappresenta il popolo, mai lo sostituisce. Optando per la sostituzione, si verifica disinteressamento ma, poi, la lamentela non è permessa. Non è il governo che decide per il cittadino, ma la sovranità del popolo che guida le scelte governative. In presenza di sudditanza, il governo opta per un’uguaglianza di tutti gli individui, poiché facile da gestire. Uguale significa senza distinzione di sostanza individuale, tutti vengono ridotti ai minimi termini. Un governo di cittadini, invece, è equo, ovvero a ognuno è elargito quanto gli è consono per livello raggiunto dal proprio essere, aiutando ognuno secondo necessità.

Gli atti di uguaglianza si manifestano abbassando chi si trova in alto, sia sul piano materiale, sia a livello spirituale, anziché innalzare chi sta in basso con l’ausilio di azioni equitarie. Ogni cittadino è diverso, in essenza e in forma, ma convincendosi della bontà dell’uguaglianza, diverso diviene pericoloso e la conseguenza è un’accettazione sterile di restrizioni delle libertà a favore di una maggiore presunta sicurezza. E così la sudditanza viene creata dagli stessi cittadini, che iniziano a comportarsi adeguandosi.

Il suddito vive nei ricordi dei bei tempi andati, il cittadino li crea, nuovi, migliori. In ogni settore non prevale il più forte, ma il più adatto. L’obiettivo di ogni individuo stabilisce la qualità di cittadino. Non ha importanza chi si è stati in passato, è fondamentale l’obiettivo prefissato nel presente per un divenire migliore. Un concetto di estrema importanza è che non si è sudditi perché qualcuno domina, ma si è dominati poiché sudditi.

In passato lo stato incarnava una filosofia, era ciò che univa i cittadini. Oggi vi è divisione per individuali scopi egoici di potere e denaro. Oggi il governo è mosso dalla legge mors tua vita mea, dimenticando i principi e i valori spirituali comunitari che permettono una vita serena e pacifica. Le decisioni sono prese sul piano personale e riferite al breve periodo anziché a seguito di un’attenta osservazione, come fa un testimone, obiettivamente e con una globale visione, considerando i risultati nel medio-lungo periodo. Nel servizio ai cittadini, i conflitti sono rivolti alla soluzione, mai alimentati. È la direzione e l’attenzione ai pensieri che condiziona la politica di un popolo. Il cittadino dev’essere integro nel suo centro e il governo orbitargli attorno.

L’integrità di un popolo sovrano conduce al concetto di Patria, in cui tutti i cittadini si trovano a vivere in un contesto equo. La Patria è la terra dei padri, degli avi, coloro cui ognuno discende, coloro che ci hanno donato la vita e va gestita secondo il principio del buon padre di famiglia. La Patria rappresenta la forte identità del popolo sovrano; l’etimologia riporta a padre, ovvero il suo nome (o cognome del padre in tempi più recenti), per assicurare la sopravvivenza della discendenza di sangue. Oggi, l’insieme delle stirpi che costituiscono una nazione non comprende più di provenire da avi comuni e il popolo si divide in fazioni annullando l’identità di Patria, alimentando conflitti interni. È il popolo unito che incarna l’idea di Patria. Un’apparente crescita egoica di pochi diviene una ferita profonda per altri; ma quella ferita è del sistema di cui quei pochi fanno parte.

Ogni Patria ha un’idea simbolo che unifica il popolo indirizzandolo ad un’evoluzione collettiva tramite il proprio ruolo cittadino. Nell’integrità nazionale la crescita avviene con lo sviluppo dei talenti di ognuno, che permette di essere al servizio l’un l’altro. Ecco perché la Patria dev’essere equa e non essere ispirata da uguaglianza.

In una Patria vi è democrazia, ovvero il potere del popolo che elegge i propri rappresentanti, poiché la gerarchia è sempre importante, ma non in senso di dominio, quanto di essere la voce dei cittadini. In natura nulla è anarchico: anche animali e piante rispettano gerarchie, lo stesso i minerali: non è il carbone ad essere incastonato negli anelli, ma il diamante.

La democrazia è quando il popolo si interessa di se stesso come unità e la manifesta con la politica, educando se stesso non a ricevere pesci, ma imparando a pescare. La politica è svolta da un popolo consapevole che non procede con scelte di pancia o per partito preso, ma per utilità comunitaria esternata dal centro cardiaco. Chi conosce la politica se ne può occupare, esattamente come ogni altra materia, e il cittadino ha il dovere responsabile di conoscerla. È da una buona politica che deriva il benessere della Patria.

Ruolo della politica è quello di far leggi, ma anche di assunzione di responsabilità per ciò che accade all’interno del territorio ad ogni cittadino, in riferimento a lavoro, economia, società, eventi personali. Chi decide di far politica deve innanzitutto essere integro, allineato sui tre piani di esistenza materiale, ovvero piano fisico, piano emotivo e piano mentale. In questo modo la decisione è oggettiva e mai soggettiva. Far politica diviene uno straordinario strumento di creatività umana per sviluppare i talenti di ogni Patriota.

( Soror Indis )

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[ Articolo del 19 gennaio 2021 ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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